A Rio Marina settimane fa diventando necessario intervenire " usi obbedir tacendo " sul problema delle interruzioni stradali dovute al fenomeno degli sinkhole si e' preferito secondo la migliore tradizione nazionale sollevare polemiche , giuste o sbagliate che fossero ( non e' del merito che interloquisco ) cercando di addebitare postume responsabilità' agli amministratori che sarebbero stati rei di non avere adempiuto ai loro doveri di tutela del territorio e della pubblica incolumita'. Le varie parti in causa si sono alternate in conciliaboli mediatici su opposte sponde , ma alla fine la strada e le necessarie opere di risistemazione non hanno certamente tratto beneficio da cotanta diatriba .
In sostanza si e' cercato ancora di voler, per reconditi scopi , trovare elementi di negativita' che per forza di cose, sopratutto per chi ebbe a ricoprire mandati decennali alla guida di una difficile comunita' come quella piaggese , fatta di notevoli contraddizioni ma anche di nobili virtu', sono stati all'ordine del giorno.
Il culmine di tutto questo e' avvenuto giorni fa al momento dei violenti nubifragi che hanno devastato non solo alcuni versanti dell'Elba ma buona parte della Italia Settentrionale.
Questa volta l'oggetto del contendere e' stato il discusso da tempo muro della Valle di Riale.
Esteticamente brutto , non ancora del tutto terminato come molti, tra cui l'amico Renzo Sanguinetti si sforza di ribadire , ma che alla fine si dibatte se sia servito a contenere la forza bruta della natura scatenatasi su Rio Marina.
Ed anche qui le colpe si riversano su chi ebbe tale sgradito o gradito compito di realizzarlo.
Una cosa e' certa e non smentibile come anche Paola Mancuso ha giorni fa scritto su alcuni interessanti interventi su Facebook: il muro e' servito comunque a contenere i danni. Che piaccia o no!
A questo Punto non da piaggese ma da osservatore esterno voglio dire al popolo tutto riese:
Non e' che ancora una volta state vedendo la Pagliuzza nel vostro occhio e come spesso accade non vede la trave che invece avrebbe potuto esservi conficcata ?
Il perche' e' facile dirlo, forse molto meno accettarlo da parte di chi per esempio ne sottace l'esempio. E come al solito cerco di assumermi l'onere di ricordare alcune poche, ma essenziali cose che forse sono sfuggite ai piu', o forse non vogliono essere pubblicizzate.
Se qualcuno ha la voglia di andare sul sito internet del Comune di Rio Marina puo' scaricare e rileggersi il Rapporto di fine mandato delle 2 legislature comunali del Sindaco Bosi e della sua amministrazione. ( ecco il link http://www.comuneriomarina.li.it/files/rapportodifinemandato )
Uno dei punti dedicati riguarda la messa in sicurezza dell'ex compendio minerario che dopo le alluvioni del 2002 misero in serio pericolo tutto il paese. Bene, giova rammentare che dopo la dichiarazione dello Stato di Emergenza decretata dal Consiglio dei Ministri fu nominato un Commissario Straordinario nella persona dell'allora Vice Sindaco Paola Mancuso e da li le varie opere di messa in sicurezza .
Vorrei solo ricordare che negli anni scorsi e anche adesso dopo la forti piogge e il grave fortunale che ha colpito il paese nulla si e' verificato di dannoso e pericoloso per l'intero paese a fronte della , e si puo' dire con sicurezza, adeguata opera svolta guarda caso proprio da quella amministrazione che pero' e' rea secondo alcuni di altri misfatti. Nessuno percepisce cosa sarebbe potuto accadere a tutto il paese se fosse smottata, come e' accaduto in altri siti italiani, una parte della montagna direttamente sul paese.? Quali danni alle vite umane e alle cose staremmo adesso a conteggiare ? Trave o Pagliuzza?
Forse oggi Rio Marina sarebbe stata sulle cronache nazionali per un disastro inimmaginabile.
Trave o pagliuzza? Ecco perche' ritornando su quanto oggi scrive Renzo Sanguinetti bisogna che il paese si dia una scossa, si compatti e vada unito di fronte alle urgenze che necessitano, stimolando la attuale amministrazione acche' si adoperi per completare quello che non e' terminato, a sistemare quello che ancora non funziona ma a farlo con velocita' e precisione, mettendo da parte le polemiche e le contraddizioni .
Il tempo sta scadendo, o forse e' gia' scaduto e non penso si andrà' ai tempi supplementari. Non C'e' piu' tempo e a monito alla attuale amministrazione , Dante Alighieri avrebbe detto " Qui si parra' la ( tua ) vostra nobilitate ".
Della serie " O ora o mai piu'"
Marco Contini
Caro Marco, l'ultima cosa che voglio fare è infilarmi in una "disputa piaggese", ma alcuni passaggi del tuo ragionamento non mi hanno convinto, e mi corre l'obbligo di fartelo notare.
Non è casuale che stia (per fortuna) cambiando ovunque la "filosofia del contenimento" dei corsi d'acqua, e che ormai il concetto guida di difesa del territorio da eventi come quelli che si stanno registrando in tutta Italia sia quello della "rinaturalizzazione idrogeologica".
E' ormai accertato ed accettato dalla comunità (anche scientifica) che imbrigliare in mutande cementizie fiumi, torrenti e fossi, ridurne le sezioni, magari con l'aggravante di massive impermeabilizzazioni a mezzo bitume e cemento delle aree prossime alle valli, ha per effetto disastrosi aumenti delle portate "di punta" e delle velocità dei deflussi.
Non si può fare poi un'equazione tra la messa in sicurezza di versanti come quelli minerari, il cui equilibrio naturale è stato rotto dalle attività di escavazione (e dove è sacrosanto intervenire) ed il rompere l'equilibrio di una valle nel tentativo (che le cronache ci dicono spesso tragicamente vano), di irregimentarne le acque che vi defluiscono. Sono azioni esattamente contrarie.
Per non andare tanto lontano ti ricordo che i peggiori disastri alluvionali patiti dall'Elba recentemente (Campo e Procchio) hanno avuto tra le loro componenti causali più che acclarate:
a) Abnorme consumo ed impermeabilizzazioni dei suoli, ormai incapaci, come accadeva in passato, di assorbire acqua;
b) Costruzione di edifici nelle valli, in luoghi dove anticamente ristagnavano (o si espandevano) le acque o comunque a quote irrisorie sul livello del mare;
c) Degrado del reticolo idrogeologico a monte;
d) Cementificazione dei corsi d'acqua, restringimento della loro "luce"e nei più dissenati casi (specialmente a Procchio ma pure a Campo) loro tombatura.
Vedi Marco, ebbi già a scrivere, che spesso mi torna in mente mio padre che di fronte a certe "operazioni urbanistiche" scuoteva la testa e diceva "I vecchi costruivano sui poggi e sullo scoglio, questi nelle buche e nel fango...", e a proposito di acqua lui che se ne intendeva (faceva il pozzaiolo) diceva: "l'acqua dove c'è passata prima o poi - hai voglia a fa' - ci ripassa".
Credo che l'agire con buon senso e prudenza serva a preservare il territorio, ad evitare disastri, molto più dei muri di cemento armato.
sergio rossi