Il World Parks Congress 2014, organizzato dall’International union for conservation of nature (Iucn), l’appuntamento mondiale che una volta ogni 10 anni fa il punto sulla situazione e le prospettive delle aree protette, si chiude oggi in Australia, con l’approvazione del documento The Promise of Sydney – La Promessa di Sydney, che definisce una ambiziosa agenda per la salvaguardia del patrimonio naturale del pianeta, con iniziative che vanno dall’arrestare la perdita di foresta pluviale nella regione Asia-Pacifico a triplicare l’estensione delle aree marine protette al largo delle coste dell’Africa, fino all’impegno del mondo del business di piantare 1,3 miliardi di alberi lungo la storica Via della Seta.
L’Iucn spiega che «La promessa prevede impegni da parte dei governi, delle organizzazioni internazionali, del settore privato, dei leader indigeni, dei gruppi comunitari e degli individui, con molti altri ancora in fase di registrazione».
Il documento mette in evidenza «La necessità di rinvigorire gli sforzi globali per proteggere le aree naturali, incluso un progressivo aumento della protezione dei territori e degli oceani» e comprende impegni per «Stimolare gli investimenti nelle soluzioni naturali per arrestare la perdita di biodiversità, affrontare il cambiamento climatico, ridurre il rischio e l’impatto dei disastri, migliorare la sicurezza alimentare ed idrica e promuovere la salute umana». Il documento punta inoltre ad «ispirare le persone in tutto il mondo, attraverso le generazioni e le culture, a sperimentare la meraviglia della natura attraverso le aree protette».
La direttrice generale dell’Iucn, Julia Marton-Lefèvre, ha sottolineato che «Le aree protette sono di gran lunga il miglior investimento che il mondo può fare per affrontare alcune delle più grandi odierne sfide dello sviluppo. Il Congresso ha dato propulsione ad impegni importanti da parte dei leader a tutti i livelli della società per assicurare i benefici che le aree protette forniscono all’umanità e garantire un futuro sostenibile. Sulla base della conoscenza collettiva di oltre cinquemila tra i migliori protetto esperti delle aree protette – e molti altri che hanno a cuore il futuro del nostro pianeta – la promessa di Sydney ora ingloba le strategie innovative per proteggere questi luoghi eccezionali».
La Promise of Sydney ricorda che «Nonostante questi progressi, ci rendiamo conto che i pericoli per la natura, la sua diversità biologica e le aree protette sono ora al livello più alto nella storia umana, a causa di una convergenza ad una scala immensa degli impatti dei modelli di consumo umano, della crescita della popolazione e dell’attività industriale. Molte aree protette e conservate sono a rischio o sono gestite male e molti ranger in prima linea hanno sacrificato tutto per questa causa. Questa realtà deve essere affrontata direttamente, in modo veritiero ed in modo collaborativo. Sono necessarie una visione coraggiosa e la concertazione se vogliamo soddisfare sia gli obiettivi di conservazione chee le aspirazioni umane per le generazioni attuali e future. Non c’è tempo da perdere».
Il ministro australiano dell’ambiente Greg Hunt, fortemente contestato dagli ambientalisti per la politica ecoscettica e pro-carbone ed uranio del governo conservatore, ha detto che «L’Australia è orgogliosa di avere co-organizzato un Congresso di tale successo e siamo altrettanto orgogliosi dei nostri impegni nella Promise of Sydney. Si va dal divieto di smaltimento dei materiali dei dragaggi nella Grande Barriera Corallina ad uno storico accordo con la Cina per vietare l’estrazione mineraria in Antartide, a nuove iniziative per recuperare le foreste pluviali della regione Asia-Pacifico e per arrestare la perdita di specie nei nostri parchi nazionali. E’ stato un Congresso che ci ha ispirato, ora è il momento di fornire le soluzioni innovative alle sfide che attendono il nostro pianeta». Peccato che, come sapevano bene I 6.000 partecipanti al Congresso in rappresentanza di 170 Paesi, fino ad ora il governo australiano abbia solo pervicacemente contrastato ogni tentativo di trovare un accordo globale sul clima e si sia dedicato a demolire le politiche ambientali, energetiche e climatiche dei precedenti governi a guida laburista ed appoggiati dai Verdi.
Comunque, la promessa di Sydney delinea un percorso per raggiungere l’obiettivo globale di proteggere almeno il 17% della superficie delle terre emerse e il 10% degli oceani entro il 2020 e chiede anche un aumento urgente della protezione dell’oceano, comprese le zone non soggette a giurisdizione nazionale.
Un tema sollevato anche dalla delegazione italiana di Federparchi durante un incontro organizzato dalla convention on biological diversity (Cbd), tra i vari Focal points de suo Programme of Work on Protected Areas (PoWPA) che rappresentano i governi di tutte le regioni dell’Onu. Il PoWPA, di cui fa parte anche l’Italia è attivo da 10 anni e, secondo Federparchi, «In questo decennio si è dimostrato essere un catalizzatore di cambiamento. Grazie anche agli sforzi del PoWPA e dei suoi rappresentanti la copertura terrestre di aree protette è aumentata del 2,3% e le zone marine del 3% quelle costiere e del 6,2% quelle entro i confini nazionali».
Corrado Teofili, responsabile Biodiversità e Conservazione di Federparchi- Europarc Italia ha spiegato che «Per raggiungere gli obiettivi quantitativi sull’estensione delle aree protette, individuati dall’Aichi target 11 (17% di copertura terrestre e il 10% marina) abbiamo bisogno di proteggere a livello mondiale un ulteriore 1,6% delle aree terrestri e l’1,6% delle aree marine entro i confini nazionali. Rimangono cinque anni per l’attuazione del Piano strategico per la biodiversità 2011-2020, cioè per raggiungere tutti gli obiettivi di Aichi sulla biodiversità. Il congresso mondiale dei parchi ci offre una grande opportunità per rinnovare l’impegno del PoWPA traducendo così la promessa di Sydney in realtà».
Il rapporto Protected Planet, presentato a Sydney dall’Iucn e dall’ United Nations Environment Programme (Unep), a dimostrato che, mentre il mondo è sulla buona strada per raggiungere questi obiettivi fissati dalla Cbd, «E’ necessario un maggior lavoro per garantire che aree importanti per la biodiversità ed i servizi ecosistemici siano gestite bene ed equamente».
Il summit dei Parchi in Australia ha evidenziato la necessità di accrescere gli investimenti e la qualità della governance e della gestione delle aree protette. La diversità, la qualità e la vitalità della governance è emersa come una condizione essenziale per assicurare l’efficacia e il successo a lungo termine delle aree protette. Su questo tema ieri il presidente di Federparchi-Europarc Italia, Giampiero Sammuri è intervenuto nel workshop in cui si parlava di risorse finanziarie per le aree marine protette e sottolinea che «Ancora una volta è emersa la generale riduzione di finanziamenti pubblici e la necessità di cercare fondi alternativi, nel Mediterraneo, ma più in generale nel mondo. Ancora una volta è stata evidenziata la difficoltà aggiuntiva, per l’Italia, nell’affrontare la gestione burocratica dei parchi, un problema che va oltre i budget. La differenza con gli altri Paesi è la maggiore duttilità di quest’ultimi nella gestione delle risorse e delle persone. Ovunque c’è meno burocrazia e più managerialità. Anche in Italia i parchi dovranno essere ripensati e strutturati come nuovi modelli economici e sociali».
A Sydney, con il lancio della Street view subacquea di Google e con uno strumento per monitorare la pesca illegale, la tecnologia moderna è emersa come un nuovo ed insostituibile player per la conservazione della natura ed anche la Nasa ha fornito immagini satellitari d’avanguardia per migliorare il monitoraggio delle aree protette.
I 6.000 delegati di Sydney hanno anche chiesto «Una maggiore consapevolezza dei diritti dei popoli indigeni attraverso politiche e pratiche di gestione delle aree protette» ed hanno riconosciuto «il ruolo fondamentale dei sistemi di conoscenza e di gestione tradizionali nei risultati della conservazione a lungo termine e per il benessere delle comunità».
Il World Parks Congress 2014 ha inoltre sottolineato «La necessità di garantire che le aree protette siano realizzate nei punti giusti per prevenire ulteriori estinzioni di specie». Uno dei principali obiettivi che si poneva il summit mondiale dell’Iucn era proprio quello di far risaltare i benefici economici e il costo-efficacia della salvaguardia delle aree naturali del mondo, compreso il loro contributo alla mitigazione ed all’adattamento ai cambiamenti climatici. Per far questo sono necessari anche nuovi modelli di finanziamento, mettendo insieme finanziamenti pubblici e privati.
Alcuni esempi di buone pratiche e di governance equa sono stati riconosciuti nella Iucn Green List of Protected Areas, il primo standard globale che definisce l’eccellenza nella gestione delle aree protette, un riconoscimento che è stato assegnato a Sydney 23 siti di Australia, Cina, Colombia, Corea del Sud, Francia, Italia, Kenya e Spagna, comprese un certo numero di Indigenous Protected Area. Croazia, Ecuador, Messico, Nepal, Perù e Russia hanno espresso la volontà di sottoporsi alla valutazione per ottenere la Iucn Green List nella prossima fase dell’iniziativa e Federparchi si è poi incontrata con i vertici dell’Istituto statale per la protezione della natura della Croazia, con il quale la delegazione italiana ha parlato dell’assistenza che svolgerà Federparchi nell’applicazione dell’approccio Green List, per il quale la Federazione è stata ufficialmente incaricata da Iucn International.
Il documento finale approvato a Sydney promette di investire «nelle soluzioni naturali, con il sostegno delle politiche pubbliche, gli incentivi, gli strumenti e le misure di salvaguardia che aiutino ad arrestare la perdita della biodiversità ed a rispondere ai cambiamenti climatici, a ridurre il rischio e l’impatto dei disastri, a migliorare la sicurezza alimentare ed idrica ed a promuovere la salute e la dignità umana. Lavoreremo per consentire alle aree protette e di conservazione ed ai loro amministratori di progettare e monitorare efficaci, risposte basate sulle evidenze e culturalmente appropriate a tali sfide e per fornire una ragione convincente per un maggiore riconoscimento, gli incentivi, la capacità ed il funding diretto. Incoraggiamo i network e le iniziative regionali che supportano questi obiettivi di apprendimento. Collaboreremo con nuovi partner per promuovere economie sostenibili ed eque che rispettino i limiti planetari e la giustizia sociale».
Speriamo davvero che la Promise of Sydney non resti una promessa: il mondo, l’umanità e gli esseri viventi che condividono con noi questo pianeta hanno estremo ed urgente bisogno che venga attuato quel che è stato approvato al World Parks Congress 2014.