La crisi geologica della zona riese tiene banco sui media, da tempo. Non potrebbe essere altrimenti, e ancora non spuntano soluzioni all'orizzonte. Ed ecco che rinnova le sue tesi colui che vigila sull'aera dei crolli, con un monitoraggio strumentale tecnico-scientifico, per ribadire le cause probabili dell'undicesimo episodio negativo in 6 anni, ma cerca anche di tranquillizzare la popolazione, visto che in tutta Italia milioni di persone devono fare i conti con analoghe crisi del suolo della propria zona.
“l nostro radar ha visto bene l'ultimo cedimento della località Il Piano (avvenuto in un giardino ndr). Si è sviluppato in poco più di 5 minuti. Non è possibile dare allarmi con questi tempi. Il sindaco De Santi ha ragione, si tratta di una specie di roulette russa e per questi fenomeni piccoli e rapidissimi, non è possibile avere preavvisi ragionevoli”. Esordisce così il geologo Nicola Casagli, che segue il monitoraggio da oltre un anno e mezzo, per la provincia e in passato è riuscito a dare allarme anche con una settimana di anticipo per crolli più consistenti. “Devono essere rimosse o almeno mitigate le cause di innesco. Ho già detto e scritto quali sono”. Vale a dire i pompaggi che ci sono in quell'area e l'esperto, di recente intervistato da Report nell'ambito di problematiche geologiche in Veneto, prosegue:” In Italia, come nei paesi simili al nostro, nelle aree a rischio si fanno di norma tre cose; studi e monitoraggi quindi piani di protezione civile e poi la rimozione preventiva delle possibili cause di aggravamento del problema. Su Il Piano i punti 1 e 2 sono ormai avviati, mentre per il punto 3 come ho detto e ripetuto fino alla noia, dovrà essere attivato prima possibile il controllo dei prelievi di acqua, perché è da irresponsabili continuare a comportarsi come nulla fosse successo in un'area in cui si sono verificate 11 voragini dal 2008”. Ma perché questo intensificarsi dei fenomeni ? “È l'acqua in movimento che causa i sinkholes. - continua Casagli- L'acqua ferma o che si muove piano non è di norma un problema. Credo che l'intensificazione dei pompaggi sia dovuta, forse in parte alle note perdite delle condutture dell'acqua potabile, ma potrebbe aver inciso anche e soprattutto la riduzione dei pompaggi in Val di Cornia, a causa dei gravi problemi di subsidenza (progressivo abbassamento del suolo, ndr) che si erano manifestati laggiù in quegli anni. In Val Di Cornia hanno avuto problemi di subsidenza per eccessivi pompaggi fino al 2002-2003. Poi hanno ridotto i pompaggi e la subsidenza è quasi cessata. L'apporto idrico all'Elba tramite l'acquedotto sottomarino si è conseguentemente ridotto e nel frattempo sono stati potenziati i pozzi de Il Piano e sono iniziati i sinkholes all'Elba. Si tratta di un fenomeno di migrazione a distanza dei problemi di cedimento del terreno, collegato ad una variazione di intensità dei pompaggi. Abbiamo tanti indizi, non la certezza assoluta. Per questa avremo bisogno dei dati dei pompaggi che avvengono e che non abbiamo”. Un problema complesso e semplice allo stesso tempo, e la popolazione come deve vivere tale situazione? “Non è affatto l'ideale ma bisogna farsene una ragione- dice il geologo dell'Università di Firenze - del resto nel nostro Paese quasi 40 milioni di persone vivono in aree a rischio di cedimenti. Di questi 6 milioni vivono ed operano in zone a rischio altissimo, ben maggiore di quello dei 12 ettari de Il Piano. Non è pensabile attuare una deportazione di massa, occorre convivere. Anche nel resto del mondo accade questo e buona parte della Florida si trova nelle condizioni dell'area riese, così in tutto il Carso, la città di La Spezia e molte altre. Si può vivere in ragionevole sicurezza nelle zone a rischio di sinkhole, se si conosce il fenomeno e ci si comporta in maniera adeguata. Come ho detto più volte nel caso di Rio Marina, va tenuto sotto controllo il pompaggio dell'acqua potabile”