I comuni tornano sotto tiro come schiavi del mattone ma ce n’è anche per la regione Toscana che in questi anni li ha lasciati fare. Per evitare nuovi danni e abusivismo la regione deve perciò riprendere in mano la situazione e far valere le sue competenze e responsabilità come gli hanno chiesto i comitati e non solo. In questa raffigurazione della situazione c’è naturalmente del vero ma anche cose che risultano un po’ tagliate con l’accetta. Intanto le responsabilità dei comuni come se tutti fossero caduti in tentazione degli oneri di urbanizzazione allo stesso modo.
Qualche sera fa ho partecipato ad un dibattito sui parchi a Vecchiano che all’IKEA ha saputo dire no sfidando accuse pesanti confermando così quanto radicati siano certi valori che tanti anni fa permisero -in tempi non sospetti- di dire si al parco e no alla speculazione. Si avvertiva l’orgoglio dei vecchi ma anche dei nuovi amministratori. Un caso isolato? No, perché sono molti i comuni specie se fanno parte di aree protette che sanno dire no al mattone e al cemento. E con i comuni anche molte province che sanno tutelare al meglio e non soltanto dal cemento i Monti Pisani come la Val di Cecina con le ANPIL e senza. Il che ci ricorda che il dibattito sulle province non dovrebbe essere affidato alle ragionerie ma a chi deve provvedere al governo del territorio. Ed è anche vero che queste esperienze da un bel po’ di tempo non trovano in sede regionale il sostegno pianificatorio e normativo che sarebbe necessario. Mi par di capire che la Regione sta ora mettendo mano al piano paesaggistico regionale con il sostegno delle nostre Università, se è così si dovranno rivedere non poche cose del PIT e delle sue strambe schede paesaggistiche e soprattutto rimettere a fuoco il ruolo –appunto sovra comunale e sovra provinciale- delle aree protette e dei bacini. La dimensione regionale che per molti profili è sovraregionale non è una partita a ping-pong solo tra regione e comuni. Trovo strano, ad esempio, che nei giusti appelli e impegni per ripartire all’Elba dopo i ripetuti disastri non ricorra mai o quasi la parola parco neppure dopo il Giglio e i bidoni avvelenanti.
Ma c’è anche un altro aspetto che non emerge da questa giusta critica e allarme per la insufficente considerazione anche in Toscana del paesaggio e cioè la sua titolarità intesa non soltanto tra competenze statali e regionali ma anche nella sua concreta gestione. Da poco e proprio dopo l’entrata in vigore della Convenzione europea, i piani dei parchi non debbono più provvedere al paesaggio che torna così su un binario separato e distinto con effetti che è facile intuire. A chi giova? Non certo a quella gestione integrata paesaggio e natura che è alla base di una efficace politica ambientale. Ecco un altro aspetto che la regione -e non solo- non può eludere tanto meno con l’argomento usato a sproposito tempo fa che i ruoli importanti devono riguardare enti elettivi. Le province se diventeranno non elettive le mandiamo in pensione?