Il punteruolo è, allo stato, imbattibile, a meno di non voler impiegare tutto il budget per salvare questa pianta, e forse è l'ora di fare scelte diverse. Più "elbane". Una scelta sensata, in questi tempi, è ridurre almeno del 90% il numero delle palme presenti sul suolo pubblico, sapendo che i privati, ordinanze o non ordinanze, non faranno niente se non tagliarle dopo che saranno morte e che le cosiddette "ditte specializzate" arriveranno a chiedere fino a 100 euro all'anno per ogni palma, per "salvarle".
Sostituiamo le palme, scelta insensata dell'ultimo ventennio. Valorizziamo altre piante e essenze: mettiamo nei centri storici lentischi, mirti, corbezzoli, lecci e sughere. SENZA ACQUISTARLE, si possono trovare, secolari, sul territorio dell'isola, che sarebbe felice di donarle ai nostri paesi. Dove non si parcheggia mettete i mandorli (producono resina dannosa per le carrozzerie) e tutte le piante che producono fioriture. I lentischi sono la pianta ideale; si modellano a piacere, sono adatte a piccoli e grandi spazi, necessitano di poca acqua e nessuna cura, i bambini possono giocare nelle vicinanze senza temere di bucarsi e infettarsi. Fanno una fresca ombra compatta, fioriscono e profumano. Togliamo le cycas (ci sono anche a Sharm e a Gattatico a Mare...) e quelle ridicole palmine che non reggono il salmastro e diventano dei paletti con uno spennacchietto in cima, sui lungomari. La guerra contro il punteruolo sarà lunga, costosa e inutile. Gli "investimenti" in piante (ahah!,all'Elba, una delle isole più verdi del mondo..) sono costate almeno un decimo del debito pubblico di Porto Azzurro, che vede le casette del centro storico ridicolizzate da Washingtonie (costate ciascuna intorno ai 2-3 milioni di lire) alte più del doppio e più adatte a bordare le autostrade californiane. Quello che si vede dopo un quindicennio di invasione del punteruolo nelle zone del sud Italia è la morte della palma, tranne quelle per le quali, per la loro importanza storica e monumentale, sono stati escogitati sistemi di protezione costosissimi, come i tubicini che sversano continuamente insetticidi sulla chioma della palma, collegati ad una pompa idraulica che invia un prodotto diluito, che deve essere continuamente comprato, controllato e preparato. Ci penseranno le cosiddette "ditte specializzate" a farlo ad un costo che raddoppierà nel giro di due anni. Inizialmente offriranno la cura per soli 25-50 euro a palma: poi diranno che "la situazione peggiora", che "finchè i privati non cureranno le loro palme dobbiamo fare più interventi" che "se vogliamo salvare almeno quelle delle ghiaie bisogna mettere i tubicini" etc e chiederanno anche 100-150 euro all'anno, per pianta. L'assessore faccia bene i suoi conti, perchè sono soldi di tutti.
Un'ultima cosa: chi pensa che le palme abbiano un valore e che convenga, per mantenere questo valore, intervenire, può tranquillamente rasserenarsi: le palme non valgono più niente e nei vivai del sud te le tirano dietro.
Walter Tonietti