Il 12 gennaio 2015 Legambiente Arcipelago toscano aveva inviato una segnalazione al Sindaco di campo nell’Elba ed alle altre istituzioni interessate sui lavori di allargamento del sentiero pedonale di Capo Poro, con abbattimento di vegetazione e modifica del percorso, il 13 gennaio 2015 il Sindaco Lorenzo Lambardi rispose di aver attivato gli uffici comunali per i controlli necessari. Ora Legambiente torna alla carica con una segnalazione/esposto, inviata a Comune, Regione, Parco Nazionale, forze dell’ordine e per conoscenza anche alla Procura della Repubblica, nella quale sottolinea: «Ci risulta, da quanto asseriscono gli stessi esecutori dei lavori, che ci sia stato un sopralluogo del Corpo forestale dello Stato con un ammenda di poche centinaia di euro. Dopo quella segnalazione, da quanto segnalatoci da diversi cittadini campesi ed escursionisti e da quanto verificato da noi stessi sul luogo, la situazione si è aggravata, con ulteriore abbattimento di vegetazione, utilizzo di mezzi pesanti, lavori in ore notturne e con il maltempo per non dare nell’occhio, intrusione in terreni privati senza permesso dei proprietari (sistema per altro già attuato nell’ampliamento dei sentieri per Galenzana)».
Secondo gli ambientalisti «Si tratta di abusi e prepotenze intollerabili che interessano un sentiero di trekking, presente su tutte le cartografie – compresa quella del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – e segnalato CAI, frequentato sia da innumerevoli turisti che da molti Campesi, che dalle scalinate del centro storico di Marina di Campo porta fino al bivio per la spiaggia di Galenzana (il cui accesso storico è stato reso impraticabile dagli stessi signori), mentre il percorso alto, passando in mezzo a proprietà private, porta fino al faro di Capo Poro. E’ proprio sul secondo sentiero, che si snoda sia nell’area contigua che interna alla Zona speciale di conservazione (Zcs ex Sito di interesse comunitario Direttiva Habitat), Zona di protezione speciale (Zps, Direttiva Uccelli) e Sito di importanza regionale (Sir legge regionale 56/2000) Monte Capanne promontorio dell’Enfola e che percorre la zona esterna al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano per poi inoltrarsi nell’area protetta, che sono ancora in atto i lavori segnalati da Legambiente e che sono stati sanzionati dal CFS e che avrebbero dovuto essere corredati al minimo da una Valutazione di incidenza, mentre non risulterebbero nemmeno richieste di permessi per lavori che sembrano totalmente abusivi. Inoltre tali lavori interesserebbero terreni altrui e per realizzarli si sarebbero rimossi i picchetti istallati da un proprietario di una abitazione proprio per impedire un ingrandimento del sentiero. Vengono segnalati anche altri interventi sul ripido sentiero del Formicaio».
La presidente del Cigno Verde isolano, Maria Frangioni, ricorda a tutte le istituzioni interessate che «E’ solo l’ultimo intollerabile episodio di una serie di interventi che negli ultimi anni, ed ancor più negli ultimi mesi con l’acquisizione della tenuta di Galenzana da parte di una nuova proprietà, hanno avuto un forte impatto sia sulla natura che sulla sentieristica».
Nella segnalazione/esposto Legambiente riporta una delle segnalazioni che sono pervenute all’associazione: «Agendo con una motopala, nel loro terreno hanno devastato e strappato via l’intera vegetazione per creare una vera e propria strada nel nulla. Dove invece il sentiero demaniale e pedonale era già esistente ne hanno abbondantemente allargato i confini e hanno rimosso ogni pietra o ostacolo sul loro cammino per spianare in modo da poter passare con gli automezzi. Questo sentiero che vede tutti i giorni della bella stagione fino a 60 passanti al giorno potrebbe da un momento all’altro essere assalito dalle macchine da lavoro e da quelle dei turisti dell’agriturismo della Galenzana. Non contenti di aver già devastato l’area di loro competenza giù nella baia, ora stanno modificando, senza alcun tipo di permesso, le strade in modo da poter accedere alla loro proprietà senza più dover passare dal cancello del Ristorante Bologna. L’entrata del Bologna è complicata (si deve passare nel centro del paese) e ha un limite di altezza massima che non permette loro di passare con mezzi più alti ma anche di passare senza essere osservati dagli occhi del paese. Con grande arroganza e menefreghismo del prossimo stanno modificando l’accesso alla Galenzana a loro piacimento e addirittura ne minacciano una chiusura al pubblico, forti del fatto che le nuove strade sono state costruite da loro sul loro terreno (erodendo negli anni terreni di altri privati per allargare la loro strada) e quindi possono, a detta loro, chiuderne l’accesso».
Infatti, al bivio per Galenzana fino all’unica Villa privata che si trova sul sentiero del demanio (Villa Oldrini) la larghezza fino al mese di gennaio consentiva il passaggio di persone solamente in fila indiana ma ad oggi, dopo i lavori con motopala, si può passare anche con un mezzo, «L’intento – dicono gli ambientalisti - sembra proprio quello di collegare la tenuta in Galenzana, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, alla strada del Formicaio dove altri cittadini ed escursionisti ci hanno segnalato, in precedenza e recentemente, il taglio di specie vegetali protette, lo spianamento di strade e l’abbattimento di muretti a secco per ampliarle nella zona di Galenzana, spesso questo sembra avvenire con invasione di terreni privati altrui e senza alcun permesso da parte dei proprietari, che però sembrano intenzionati a far rispettare i loro confini ed il mantenimento del passaggio esclusivamente pedonale di un sentiero che aveva un piano di calpestio di larghezza non superiore al metro e 60».
Qualcuno sembra convinto di avere una specie di immunità, forse dovuta alla fortuna economica, per abusi realizzati sia in area demaniale che su terreni di altri privati, «Una impunità di tipo neocolonialista – scrive Frangioni - che forse deriva anche dai mancati interventi per impedire la chiusura dell’accesso costiero storico a Galenzana alle spiaggette dei Salandri da parte della stessa proprietà e questo nonostante le ripetute denunce pubbliche di questa Associazione negli ultimi anni che hanno fatto emergere nell’area una impressionante e continua serie di abusi grandi e piccoli, dentro e fuori il Parco Nazionale e la ZCS/ZPS/SIC. Ora si sta tentando di trasformare un sentiero pedonale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, frequentato dal turismo escursionistico, in una in una strada carrabile privata, danneggiando enormemente l’equilibrio ambientale dell’area. Quanto sta succedendo a Galenzana e sul sentiero di Capo Poro è un affronto non solo ai cittadini onesti e rispettosi delle regole previste dal Comune di Campo nell’Elba, ma anche alle tutele poste in essere dallo Stato italiano con il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dalla Regione Toscana con la legge 56/2000 e dall’Unione Europea con le Direttive Habitat ed Uccelli».
Per questo Legambiente Arcipelago Toscano chiede a tutte le Istituzioni interessate: «di fermare i lavori in corso e di imporre il ripristino dei luoghi ed gli eventuali risarcimenti ai proprietari dei terreni interessati; di verificare chi si sia reso materialmente responsabile degli interventi sulla vegetazione e quali terreni privati e demaniali siano stati invasi; di verificare a quale scopo si voglia ampliare un sentiero pedonale pubblico a fini privati fino a renderlo carrabile fino ai confini del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano; Se i lavori in corso e già realizzati sia sul sentiero che nella tenuta di Galenzana e nella sentieristica già ampliata – dentro e fuori il Parco e nell’area contigua e interna alla ZCS/ZPS/SIC - dispongano dei necessari valutazioni di incidenza nulla osta del Parco e se siano conformi a quanto eventualmente rilasciato da Amministrazione Comunale ed Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano».
Legambiente Arcipelago Toscano