Un Appello per l’area protetta (sulla carta) più estesa del Mediterraneo che, da sola, tutela il 4% dell’intero bacino e che ospita specie simbolo come la balenottera comune, il capodoglio, le stenelle, è stato rivolto oggi ai governi che nel 1999 firmarono l’Accordo di istituzione del santuario Pelagos.
L’Appello, lanciato oggi dal WWF, porta la firma della Fondation Prince Albert II de Monaco, dell’IUCN e del MedPAN a cui si sono aggiunte 17 altre ong francesi, italiane e monegasche tra cui Greenpeace, Legambiente, Tethys, Marevivo.
L’accordo che istituì Pelagos 16 anni fa è purtroppo debole dal punto di vista giuridico: la governance dell’area non permette di sviluppare una vera e propria gestione internazionale. Insufficienti anche le risorse necessarie per gestire in maniera efficiente e efficacie il Santuario. Promosso in tutto il bacino in francese e italiano, l’Appello rivolge ai tre governi due richieste: ritrovare l’ambizione presente all’origine della creazione dell’area protetta dando un nuovo impulso con una governance rinnovata e risorse adeguate. Inoltre si chiede di mobilitarsi per consolidare la collaborazione tra gli stati rispettando l’impegno internazionale affinchè Pelagos diventi un esempio internazionale di conservazione di biodiversità marina. Nell’Appello le ong firmatarie si impegnano a dare tuto il supporto necessario ai Governi e a elaborare insieme soluzioni per una gestione efficacie del Santuario Pelagos.
Il Santuario, è la prima area transfrontaliera del Mediterraneo destinata alla tutela dei mammiferi marini la cui governance è ripartita tra Francia, Italia e principato di Monaco. Il Santuario, che si estende per 87.500 km2 e ben oltre la zona costiera dei tre paesi coinvolti, rappresenta una delle maggiori sfide di conservazione mai lanciate nel Mediterraneo. Eppure lo status di Area Specialmente protetta d’Interesse mediterraneo (ASPIM) che è stato attribuito al Santuario nel 2002 sottolinea quanto quest’area sia importante per la tutela della biodiversità nel bacino mediterraneo. Tale status attualmente è in corso di revisione e nel caso, non del tutto remoto, che venga messo in discussione, Pelagos diventerebbe il simbolo dell’incapacità degli stati di accordarsi per lavorare congiuntamente alla tutela di un patrimoni condiviso.
QUALCHE DATO SU PELAGOS
Il Santuario Pelagos racchiude le acque costiere e l'ambiente pelagico dell'area compresa tra il promontorio della penisola di Giens e il Fosso Chiarone nella Toscana meridionale. Incorpora anche le acque che bagnano numerose isole: Corsica e Sardegna settentrionale e alcune isole più piccole come quelle davanti a Hyères, oltre al litorale della Liguria, dell'arcipelago toscano e delle Bocche di Bonifacio. Il Santuario si estende su una superficie di 87.500 km2, con 2.022 km di litorale. E’ un tratto di mare estremamente ricco di vita pelagica e per questo una delle più importanti del bacino mediterraneo. Tra le specie presenti: balenottera comune, globicefalo, capodoglio, zifio, grampo, stenella, delfino comune, stenella striata, foca monaca. Le minacce per questo habitat sono rappresentate soprattutto dalle possibili collisioni con le navi che transitano in questo ampio tratto di mare, l’inquinamento e il prelievo insostenibile di pescato. Oggi meno del 5% del mar Mediterraneo è protetto, nonostante l’impegno internazionale (obiettivo di Aichi – Convenzione Quadro sulla Biodiversità e Convenzione di Barcellona) di proteggere almeno il 10% del Mediterraneo. Senza il Santuario Pelagos la percentuale si riduce ad appena l’1%.
Cristina Maceroni WWF Italia