Ore decisive per la zona riese, passata la giornata festiva, che chiude il periodo pasquale, Nicola Casagli e il suo stato staff, staccheranno la spina dell'interferometro. Così si chiama l'apparecchiatura elettronica che controlla i movimenti del suolo della zona colpita da crolli dal 2008, la pianura alle porte di Rio Marina. Si tratta quindi di spengere un sofisticato congegno in azione da due anni, che serve a registrare i movimenti del terreno e avvisare di probabili nuovi sinkhole; infatti, nelle linee guida del ministro dell'ambiente, si legge che l'analisi del dato radar satellitare elaborato con interferometria SAR serve all’individuazione dei movimenti del terreno, ai fini della determinazione del dissesto idrogeologico. Il geologo dell'università di Firenze aveva annunciato settimane addietro che non era più possibile continuare a fare del volontariato, in quanto non è stata rinnovata la convenzione con la provincia, da molti mesi, e quindi ha dato ora l'ultimatum definitivo alla vigilia di Pasqua dicendo che: “Se non accade niente di nuovo di positivo saremo costretti a sospendere il monitoraggio che preannuncia eventuali problemi per imminenti nuovi sinkhole. Noi abbiamo proseguito l'incarico -dice l'esperto -per non abbandonare la zona al suo destino, che come sappiamo è soggetta a questi fenomeni per via di un sottosuolo carsico, che da qualche anno ha subito problematiche tali da far peggiorare la situazione e sono avvenuti vari crolli del manto stradale o di altre parti di terreno. Però dal giugno 2014 non è stato rinnovato l'incarico che affida alla mia università (Dipartimento di Scienze della Terra GEO/05 - Geologia applicata-ndr ) il controllo della zona di località Il Piano, circa 13ettari a rischio di tali fenomeni, con le apparecchiature elettroniche. Non possiamo ancora andare avanti in questa situazione incresciosa e quindi siamo costretti a non garantire più il funzionamento dell'interferometro”.
Com'è noto da mesi la questione viene dibattuta anche con polemiche tra sindaci, forze politiche, regione e provincia e crescono le discussioni ma passano anche le settimane senza che siano note le cause che hanno scatenato questi eventi, da sette anni a questa parte e in diversi invocano studi ad hoc. “La chiave per ottenere uno studio rigoroso e con risultati certi,-ebbe a dire il geologo di recente sulla stampa- è conoscere i dati sugli emungimenti di Asa e degli altri soggetti del luogo, che hanno agito. Sono necessarie informazioni sulla stratigrafia dei pozzi e sulle caratteristiche delle pompe. Adesso il Comune ha mandato nuovamente una richiesta formale agli Enti competenti e siamo in attesa di risposta. Se tutto questo si riesce ad ottenere potrebbe essere capita la causa dei fenomeni”..
Stefano Bramanti