Il nuovo intervento di “pulizia” e spianamento della spiaggia delle Ghiaie a Portoferraio, quella mitica sulla quale sbarcarono gli Argonauti macchiando con il loro sudore i ciottoli bianchissimi e perfetti, ha suscitato numerose proteste, anche perché questa volta ha rivelato in tutta la sua gravità lo stato preoccupante di una spiaggia nella quale emerge un fondo “terroso” e sono sempre meno i ciottoli del mito, portati via dai turisti come souvenir a costo zero e “mangiati” dall’erosione.
Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana, sottolinea: «Rispetto all’intervento dello scorso anno almeno si è usato un mezzo con i cingoli gommati, ma i danni ci sono ugualmente, anche perché la spiaggia delle Ghiaie, che non bisogna scordarlo si affaccia su un’area di tutela biologica marina, è stata fatta dalla natura per ospitare la posidonia spiaggiata e non per le ruspe e gli escavatori. Quelle immagini pubblicate su Faceebook e sui giornali non sono sconsolanti tanto perché si tratta un gioiello della storia e di un mito fondante della civiltà europea come se fosse una spiaggia della riviera romagnola – ormai a questa sottovalutazione della storia e della bellezza siamo purtroppo abituati - ma perché rivela tutto il disastro ambientale provocato da scelte sbagliate del passato e dai mancati interventi per correggerle».
A Marzo Legambiente Arcipelago Toscano aveva segnalato un nuovo crollo sulla vicina Capo Bianco – che il Cigno Verde ha messo tra le 12 regine della classifica delle spiagge “la più bella sei tu” - in concomitanza con grossi lavori sulla costa, la spiaggia di Cala dei Frati resta ancora chiusa, la privatizzazione strisciante delle Ghiaie è in corso, altre spiagge della “costa bianca” di Portoferraio vengono trattate più o meno nella stessa maniera. Siamo alla banalizzazione di una bellezza unica.
«Siamo più che consapevoli che quelle spiagge rappresentano anche una ricchezza economica – aggiunge Mazzantini - ma proprio per questo andrebbero trattate per quello che sono: gioielli delicati e preziosi da preservare, capendo quale siano le cause del loro degrado e non adottando più le stesse tecniche che – come dimostrano le immagini e l’esperienza – quel degrado lo acuiscono di anno in anno. I portoferraiesi si arrabbiano perché non riconoscono più la loro spiaggia, non perché ce l’hanno con un’amministrazione comunale che ha la sola colpa di proseguire una strada che si sta rivelando sbagliata. Non basta spianare, bisogna salvaguardare e ripristinare e bisogna capire come si può fare con nuovi metodi e mezzi. E’ una sfida difficile ma che darebbe a Portoferraio e all’Elba un grande ritorno di immagine, quella che ha sempre una città che dimostra di voler tutelare la sua storia che viene addirittura da un mito approdato su una spiaggia. Chi dice che la cultura non si mangia dovrebbe pensare alle Ghiaie ed all’occasione persa che rappresentano».
Occorre un piano di messa in sicurezza, fruizione e valorizzazione di tutta la costa che va alle Ghiaie all’Enfola perché anche la bellezza premiata da Legambiente può sfiorire per incuria e cattive abitudini. Come dice l’archeologo Franco Cambi, «Serve un protocollo per la gestione delle spiagge, è inutile tritare le ghiaie degli Argonauti anno dopo anno».
Per questo Legambiente chiede al Comune di Portoferraio di dare per una volta retta a quanto proposto dalla consigliera di minoranza Alessia Del Torto: «Visto che è aperto il bando per la pulizia delle spiagge si potrebbe intervenire ora chiedendo che nel contratto di appalto siano definite le tecniche da usare». Ci sembra il primo passo indispensabile verso un progetto di recupero, tutela e valorizzazione più ampio di una spiaggia e di una costa magnifiche che dovrebbero essere protette come il mare che le bagna.
Legambiente circolo dell'arcipelago toscano
foto di Tatiana Paolini da Italia Nostra