Mentre deponevo in strada, a notte inoltrata, il sacco della spazzatura “plastica” incontro un turista straniero di ritorno da una cena. Quel turista prova a parlarmi in italiano stentato e presto commutiamo all'inglese. Viene dalla Svezia e mi chiede come mai solo qui non esistono “bidoni della spazzatura”. Io gli spiego che da poco si svolge una raccolta differenziata “vera”, che il riciclo è garantito da una catena di prelievo e di riutilizzo ormai ben oliata e che, anche se devo fare un paio di scale per portare il mio sacco in strada, lo faccio volentieri per il bene mio e del posto in cui vivo. Il turista mi lascia con un laconico: “You should be proud to be in Marciana” cioè: “Devi essere orgoglioso di stare a Marciana”.
I malumori che questa rivoluzione copernicana della raccolta dei rifiuti ha generato, in effetti, a me sono sembrati molto strani. Possibile che l'ottica sia così miope da non capire che questa è l'unica strada per garantire un futuro sostenibile ai nostri figli e ai nostri nipoti ? Possibile che si guardi sempre miseramente ad un tornaconto immediato, senza avere una visione prospettica per il futuro ? Possibile che non si accetti mai di fare un piccolo sacrificio in cambio di un enorme beneficio, ma che tutto ci sia dovuto subito e, soprattutto, gratis ?
Noi produciamo rifiuti con un tasso troppo elevato per essere gestibile in una Società. I rifiuti non riciclabili sono destinati alle discariche, montagne pericolose per le future generazioni, o agli inceneritori, impianti di smaltimento che, bruciandoli, ne riducono peso e volume. Ma come la fisica insegna "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Così circa 1/3 in peso dei rifiuti in entrata si ritrova a fine ciclo in forma di cenere (inviata alle discariche). La restante parte della materia viene emessa nel corso del processo sotto forma di polveri, gas e fanghi: questa considerazione dovrebbe essere meditata ogni volta che gettiamo qualcosa nel sacco dell'indifferenziata.
Il Rapporto Rifiuti ISPRA 2014 colloca l'Italia in una posizione imbarazzante, mostrando che siamo ben lontani dai Paesi virtuosi come Germania, Belgio, Danimarca, in cui le discariche stanno di fatto scomparendo. Il riciclo dei materiali, soprattutto di quelli non rigenerabili, è presentato come l'unica via per un futuro vivibile. Anche Greenpeace, nel suo ultimo rapporto annuale, pone l'accento sulla pericolosità per l'ambiente della gestione sconsiderata dei rifiuti.
Questi dati e queste prese di posizione così nette e senza appello dovrebbero far riflettere il cittadino e indurlo a pensare in maniera più moderna e costruttiva. Un piccolo sforzo è innegabile che sia necessario, soprattutto per certe categorie di persone cresciute culturalmente lontano dal concetto di “riciclo”. Da queste categorie paradossalmente (ma non troppo) sono esclusi sia i bambini, bravi più dei grandi nell'arte della separazione oculata dei rifiuti, sia gli anziani, da sempre abituati ad esempio a prendere il latte nella bottiglia di vetro, a lavare fiaschi e damigiane, a gettare l'umido nei campi per far concime, etc etc.
Chi oggi alza un muro alla raccolta differenziata dei rifiuti dimostra di non aver cultura ma soprattutto di non voler bene ai propri figli. Chi antepone eventuali piccoli disagi nel gesto di separare i rifiuti al bene generale che quel gesto produce dimostra di non capire la gravità del problema. E chi invece partecipa alla raccolta differenziata col sorriso, può essere “proud to be in Marciana”. Per un futuro migliore, auspico che anche gli altri Comuni seguano la strada tracciata da quello di Marciana e immagino volentieri un'Isola senza bidoni della spazzatura e senza discariche.
Marco Sartore