Una valanga di quintali e quintali di rifiuti marcianesi (di residenti ed ospiti vacanzieri) si sta abbattendo da giorni nelle batterie di contenitori dei Comuni confinanti che rischiano di scoppiare ancor prima dei massicci arrivi dell’alta stagione estiva. Un colpo involontario hanno messo a segno gli strateghi dell’incasinato e unico porta a porta isolano in vigore da metà maggio: contro ogni previsione anche fisiologica, Marciana, Poggio, Procchio, Zanca, Sant’Andrea, Patresi, Colle d’Orano, Chiessi, Pomonte hanno quasi dimezzato la produzione degli scarti casalinghi. Un calo netto del 40% nel carico/scarico dei camion smaltitori dell’Esa (elbana servizi ambientali) che si giustifica soltanto con le migrazioni clandestine dei rifiuti da parte di cittadini esasperati dalla catena di disagi: nessuna vera raccolta sotto casa, via vai di pattume contro ogni buon senso e ogni logica di rispetto paesaggistico e igienico, indifferenziata una volta a settimana, niente prelievo nei week-end, nessuna isola ecologica per gli ingombranti e gli speciali, disinformazione, scorte comunali esaurite di materiale utile alla bisogna ecc.ecc. Appelli al senso civico, ultimatum e persino minacce di galera e sanzioni penali non hanno frenato l’esodo sotto traccia di sacchetti, sacchettini e quanto altro da sbarazzare. Messi con le spalle al muro, gli utenti minacciano di ricorrere contro il disservizio. Il Comune di Marciana invece di correre ai ripari, ha stretto viepiù il giro di vite, eliminando, contro ogni tentazione dell’usa e getta dove capita, cestini dei rifiuti persino dalle spiagge e dalle aree pic-nic come quella sul Monte Perone
Dietro le quinte di un’operazione bocciata dagli utenti, è divampata la guerra dei rifiuti con gli amministratori locali gli uni contro gli altri armati, con le ostinate difese del pasticciaccio da parte degli autori, con esposti, ricorsi e controricorsi. Volano parole grosse e minacce di adire a vie legali. Il Sindaco di Marciana Marina, Andrea Ciumei, documenta, dati di smaltimento in mano, il danno economico e di immagine subito dal borgo marino, diffida e pretende risarcimenti dalla collega di Marciana. Arroventati gli scambi polemici e senza peli sulla lingua che corrono sulle pagine delle reti sociali. Il consulente ingaggiato al nord difende a spada tratta il suo progetto, si sente diffamato e maltratta i contestatori che non lo capiscono. Dall’altra parte, con lo stesso Ciumei in testa, si replica con complimenti pepati di inettitudine e incapacità e via dicendo. Dopo il minaccioso manifesto di sanzioni penali contro i trasgressori, tace il Comune di Marciana confidando forse che passi la tempesta e che si finisca per sopportare il fatto compiuto bofonchiando alla mala sorte. Finora non si profila nemmeno un tentativo di mettere qualche pezza al disservizio, magari sintonizzandosi con il meglio delle esperienze altrui (Marciana Marina vanta il 60% della raccolta differenziata con notevoli risparmi nei costi). Portoferraio e gli altri Comuni isolani avrebbero molto da imparare a cominciare dalla disponibilità di un’isola/stazione ecologica raccoglitutto, chiave di volta di un organizzato sistema di smaltimento dei rifiuti.
Romano Bartoloni
Caro Romano
Ringraziandoti per il contributo, devo segnalarti che per una volta non sono d'accordo con le tue analisi, anzi ho una lettura totalmente diversa dei "fenomeni" di cui tratti.
Quello che descrivi è in realtà quanto accade quando un qualsiasi comune in Italia decide di fare una raccolta differenziata “vera”, con quelli che tu presenti come disservizi (niente più cestini e cassonetti) e che invece sono la normalità in buona parte dell’Italia del Nord e nell’Europa civile. E non si capisce perché quel che è normale altrove non lo debba e possa essere anche all’Elba.
La migrazione dei rifiuti nei Comuni vicini non solo era prevedibile, ma è esattamente quel che è successo altrove, e significa solo una cosa: quello messo in piedi a Marciana, il porta a porta, pur con tutti i difetti e le cose da rivedere in progress, è una raccolta differenziata vera, che punta davvero al recupero ed al riutilizzo di materia - che poi sarebbe quello che prevedono le normative europee approvate dal nostro Paese – mentre quella che viene fatta passare per raccolta differenziata in altri Comuni non produce esattamente questo.
Qualche sindaco - è bene farlo sapere alla cittadinanza - pare più impegnato a stabilire “record” quantitativi, di "differenziata" da “pesare”, che a trasformare i rifiuti in risorsa da riutilizzare e risparmio per Comuni ed utenti.
Ci sarebbe pure, appunto e per essere chiari, da analizzare un altro dato (che temo, anzi sono certo bassissimo): quanto del "differenziato nominale" raccolto all'Elba viene ritrasformato in materia effettivamente riutilizzabile?
Pensaci un momento: se non fosse così perché i pigri (e poco civici) marcianesi andrebbero a buttare l’indifferenziato nei Comuni confinanti che asseriscono di fare raccolta "differenziata"?
Forse qualcosa non funziona a Marciana, ma anche negli altri comuni non è che va tutto benissimo… Se poi si pensa che, volenti o nolenti, il modello del futuro, al quale dovremo tutti adeguarci, è Marciana, forse invece di lamentarsi del coraggio e della pervicacia della Bulgaresi, bisognerebbe lamentarsi per l’inciviltà di chi non rispettale regole e per lo scarso coraggio di qualche altro amministratore, che protesta perché i sacchetti abusivi marcianesi svelano qualche bluff di troppo, che è la regola di un’Isola che sui rifiuti è andata da un commissariamento all’altro e che è tra i territori che continua a produrne di più, differenziarne di meno ed a pagare bollette tra le più salate.
sergio rossi