Di ambiente si discute come forse non avveniva da anni e non solo nel nostro paese. E le ragioni sono note. Non altrettanto chiaro è cosa dobbiamo fare, chi deve farlo e come.
Stando ad alcune decisioni, anche normative, e motivazioni politico-istituzionali in voga in queste settimane sulla stampa e sul web, la via d’uscita è una sola: liberarci alla svelta e con determinazione dei lacci e lacciuoli della burocrazia, come ripetono Madia, ma anche il direttore dell’Unità e altri che hanno stanato il vero colpevole. Poi però leggi l’elenco delle cose che Delrio deve fare o che si devono fare al Sud, e scopri che i progetti non erano tali a tutti gli effetti, che quello del porto turistico si è arenato tra litigi con le associazioni ambientaliste. Ma nel parco di San Rossore, il porto, con gli enti locali e altri soggetti, dopo confronti e polemiche, l’hanno fatto e in che posto! D’altronde se le istituzioni, a partire da Roma, devono istituire i distretti idrogeologici al posto dei bacini, per gestire il suolo dalle alluvioni dopo anni (non mesi) e ancora non l’hanno fatto che c’entra la burocrazia? E se alSud dove operano i nostri maggiori parchi nazionali e dove l’ambiente può e deve giocare un ruolo fondamentale, nessuno o quasi si è dotato di un piano previsto dalla legge, come denuncia la Corte dei Conti, è colpa della burocrazia? Cosa voglio dire? Semplicemente questo: se l’Unità pubblica un articolo interessante sull’area protetta marina tra le più più importanti d’Europa, come quella delle Egadi, che ti dice tutto sul tonno e sui gustosi piatti che puoi trovare, ma nulla sull’area protetta stessa e sulla sua gestione (nel momento in cui anche il Pd in parlamento le aree protette marine), vuole farle gestire unicamente e malamente dal Ministero dell’Ambiente e nella maniera più burocratica, come sta avvenendo con tutte le altre, non è un modo strano di capire come viene gestito in Italia l’ambiente? Chi sta protestando per le trivellazioni a mare con chi deve vedersela: con la burocrazia o con il governo che finora ha fatto e fa orecchie da mercante?
A leggere, ad esempio, i lunghi articoli di Realacci sull’Unità apprendiamo che, essendo noi ‘unici al mondo’, possiamo fare una mucchio di belle cose grazie alle nostre incomparabili bellezze, i nostri gustosi prodotti mangerecci. Peccato che poi le nostre affollatissime spiagge siano sfiorate da navi da crociera senza che nessuno –compresa la sua immancabile cabina di regia – per il santuario dei cetacei faccia niente nonostante Schettino e soci? Ci penseranno le prefetture? Non le regioni, visto cosa riserva loro il nuovo titolo V, una delle tante riforme molto reclamizzate, e non parliamo dei comuni. In nessuno di questi articoloni, compresi anche alcuni documenti parlamentari dove registriamo grandi sviolinate alla green economy, ho trovato la parola parco, che qualcuno poi pensa possa essere addirittura il volano fondamentale della nuova economia (ci fosse mai il senso della misura). Come si vede è un argomento complicato che presenta non pochi aspetti scomodi come abbiamo visto anche nel dibattito sul paesaggio in Toscana. Che restano scomodi anche in Toscana come possiamo vedere con la pista di Peretola, gli inceneritori, le Apuane, la navigazione nel santuario dei cetacei, tanto da mettere in crisi anche importanti amministrazioni locali. E le ramanzine e gli sfottò di qualche capo partito a tutto servono tranne che a dare risposte efficaci a problemi ineludibili. Si è detto che i sindacati hanno più tessere che idee. Qui non so delle tessere ma di idee buone al momento ne vedo poche e non solo per i parchi.
Renzo Moschini