Non si era mai sentito dire che un castagno secolare cedesse alla "furia" del vento che, per quanto forte potesse essere, trattandosi di scirocco, non avrebbe mai potuto abbattere una pianta di quelle dimensioni in una zona totalmente riparata. Purtroppo i motivi sono ben altri ed ormai a tutti noti e ce ne ricorderemo, ancora una volta, tra pochi giorni, quando andremo a "far castagne"(?).
La caduta del castagno di cui si è avuta notizia e che ha fatto notizia per la sua evidenza, è la punta di un iceberg: basta, infatti, aggirarsi all'interno dei castagneti, sia del versante marcianese (soprattutto) che di che di quello campese, per verificare quanti castagni, sopraffatti dal "vento" del cinipide, giacciano per terra come carcasse di enormi dinosauri ed in quali condizioni versino, in generale, queste essenze vegetali rappresentanti, per la nostra isola, un patrimonio inestimabile sia dal punto di vista botanico che da quello culturale delle tradizioni, e quanto siano vivi l'interesse e l'impegno delle autorità (volontariamente scritto minuscolo) preposte alla loro salvaguardia. Per me, che da sempre sono un abituale frequentatore di questi ambienti fino a pochi anni fa lussureggianti e che conosco questi patriarchi vegetali uno ad uno, tanto che potrei chiamarli per nome e che ogni volta accarezzo, passandovi accanto, tanto è l'"affetto" che ho per loro, è un grande dolore assistere impotente al loro graduale quanto rapido e, soprattutto, evitabile deperimento, sapendo che, andando avanti così, la terapia da somministrare potrà essere solo una: la motosega.