Un mare magnum di plastica e spazzatura. È questo il destino a cui rischia di andare incontro il Mar Mediterraneo, un prezioso e delicato ecosistema messo a rischio dal marine litter: i rifiuti galleggianti, quelli adagiati su spiagge e fondali o quelli diventati tanti minuscoli e invisibili frammenti.
Oggi è stata presentata l’indagine “Plastic Free Sea”, realizzata da Goletta Verde di Legambiente, sulla presenza dei rifiuti nei mari italiani, una ricerca durata per due estati (2014-2015) e frutto di 2.600 Km di navigazione, 120 kmq di mare monitorato, 205 ore di osservazione diretta di rifiuti e 8 transetti che hanno riguardato la presenza di microplastiche in mare, e ne è emerso che il mare più denso di rifiuti galleggianti è il Tirreno centrale con 51 rifiuti/kmq, mentre dal primo studio preliminare sulla presenza di microplastiche negli arcipelaghi italian e venuto fuori che il picco massimo è stato registrato a largo di Ischia, dove sono state rilevate 528 microparticelle di plastica per 1000 metri cubi di acqua, seguita dall’Isola d’Elba con 324 microplastiche/1000mq acqua. Poi ci sono l’isola dell’Asinara(222), San Domino-Isole Tremiti (186), Isola di Lipari (102) e, infine, Ventotene con 60 microparticelle di plastica in mille metri cubi di acqua
«Sapevamo da tempo, grazie alle ricerche di Legambiente, di altre iniziative ambientaliste internazionali e della marina militare francese, che di fronte all’Isola d’Elba, circa 10 miglia a nord, c’è un “vortice” di rifiuti marini, soprattutto microplastiche, che le correnti e le foci dei fimi più a nord spingono in una sorta di “zona di bonaccia” – dice Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana - I dati di Goletta Verde confermano la diffusione delle micro e macroplastiche nel bel mezzo del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, che, come hanno spiegato bene diversi studi recenti, entrano nella catena alimentare, vengono mangiati dalle tartarughe marine e ormai si ritrovano negli stomaci e persino nei muscoli di uccelli e mammiferi marini. Sostanze che alla fine arrivano anche nei nostri piatti».
Secondo Mazzantini, che è anche responsabile nazionale di Legambiente per le isole minori, «Questi dati non possono restare senza una risosta, anche perché l’Italia è tra i Paesi più impegnati nell’attuazione della Marine Strategy dell’Unione europea che prevede il raggiungimento della buona qualità ambientale del mare e che individua nella marine litter uno dei più gravi problemi per la salute degli ecosistemi e per la biodiversità. Occorre partire dalle isole per una campagna nazionale di bonifica e ripristino di condizioni ambientali che, anche utilizzando nuove tecnologie finalmente disponibili, salvaguardino davvero il nostro meraviglioso mare e le sue creature. Ma l’inquinamento da micro e macroplastica, che diventa anche un problema economico e rischia di avere un impatti sul turismo, si affronta soprattutto a terra, realizzando una corretta raccolta delle plastiche e poi un loro riciclo e rifiuto per trasformare un problema in risorsa. Ma anche impedendo che alcuni imballaggi raggiungano le isole e incentivando la politica del vuoto a rendere e i progetti di sostituzione di materiali come il polistirolo con altri biodegradabili, come si sta progettando di fare a Capraia, E su questo, a cominciare dall’Elba e dalle altre Isole, siamo purtroppo ancora molto in ritardo».