Leggere finalmente su l’Unità ‘I parchi sono bisogni primari Proteggiamoli’ fa piacere dopo i troppi silenzi. L’articolo presenta la Carta di Fontecchio (presso l’Aquila) sulle zone naturali approvata nel giugno del 2014 e sostenuta da molte associazioni ambientaliste e presentata in questi giorni a Roma nella sede dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani a 25 anni dalla legge 394/91. E’ un documento che intende rilanciare il ruolo dei parchi e delle aree alla luce del nuovo contesto anche internazionale e ispirato e sostenuto anche dall’Enciclica Laudato sì. Una iniziativa che pone alle istituzioni e alle forze politiche specie di governo problemi delicati vecchi e nuovi e avrebbero giustificato quella Terza Conferenza nazionale sui parchi che il ministero si è sempre rifiutato di convocare.
Anche per questo dall’intervista sullo stesso numero dell’Unità a Chiara Braga responsabile Pd dell’ambiente ci si aspettava rassicurante risposta visto che al Senato relatore sulla modifiche alla legge 394 è del Pd. Purtroppo su questo tema il silenzio continua il che non è buon segno. La musica non solo non è cambiata ma è decisamente peggiorata visto che tutti i nostri guai ambientali sembrano ridursi sempre più a lacci e lacciuoli burocratici o ad una magistratura lenta. Che noi abbiamo alcune delle leggi ambientali compresa quella sui parchi insieme a quella sull’assetto idrogeologico o sul mare e le coste che in troppi casi sono state ignorate o penalizzate da inadempienze istituzionali e non burocratiche tanto che in molti casi per mancanza di piani e progetti non siamo riusciti a spendere finanziamenti comunitari e nazionali beccandoci però salate ‘multe’ europee. Altro che opere bloccate l’abusivismo ha imperato anche in aree vietate e solo da poco si è riusciti ad approvare una legge sugli ecoreati. Configurare la nostra situazione ambientale come bisognosa solo o prevalentemente da una burocrazia meno fannullona e presuntuosa è una caricatura che cerca di assolvere e giustificare una politica del tutto inadeguata. Più che correre qui bisogna cambiare strada e verso.
Renzo Moschini