Certo, nel referendum di domenica non si vota per l'impianto di nuove trivelle, si tratta di non consentire di sfruttare fino all'esaurimento i (pericolosissimi) pozzi che già operano entro le 12 miglia dalla costa. Ma è anche chiaro, che un risultato negativo della consultazione creerebbe un clima favorevole perchè lor signori del petrolio, chiedano a questo governo (così comprensivo degli interessi delle multinazionali da vedere - per ora - un Ministro dimesso ed un Sottosegretario indagato) o a uno che lo seguirà, di ottenere nuove concessioni ad estrarre.
Ma dove? Lo dicono le stesse loro carte, con quelle tre sinistre macchie gialle, che indicano la presenza di giacimenti di idrocarburi, e di cui una è posizionata proprio in casa nostra, nell'Arcipelago, a lambire le nostre coste.
Grandi sono gli appettiti, spaventosi gli interessi in ballo, infatti gli autori delle carte ci hanno provato, ad ottenere lo sblocco delle norme che impediscono loro di trivellare in quelle aree, per ben tre volte: nel 2010, 2012 e 2014. Chi ci assicura che con un altro "colpo di mano" notturno, dopo l'ultimo della trivellopoli lucana, la prossima volta, chi serve i loro interessi, non ci riesca?
Gli italiani, dovunque risiedano, non debbono raccogliere sconsiderati appelli alla diserzione civile e difendere un mare che è patrimonio anche di chi sta a Bolzano, ma gli isolani più di tutti debbono sentire questo obbligo morale di contrastare insieme ai pericoli immediati, i possibili rischi futuri:
Possono farlo solo dicendo SI al blocco delle trivelle nel referendum di domenica prossima.
Anche un voto potrebbe essere determinante, non un voto vada perduto.