Prima le nostre macchie sono state invase dalle larve della limantria (Lymantria dispar), poi i bruchi hanno subito la mutazione in farfalle e ora, nel disinteresse delle istituzioni, i boschi sono invasi da migliaia di farfalle, ma anche le abitazioni di campagna e quelle dei paesi sono gremite di farfalle e non è un piacere vederne decine che svolazzano per casa. Le farfalle entrano nei pure nei bar e nei ristoranti dando fastidio e creando disturbo agli avventori. Ogni farfalla femmina, fra l’altro, deporrà qualche centinaio di uova. Ogni uovo, protetto nella bambagia giallastra proveniente dall'addome materno, sarà posato sulla scorza dei tronchi dove trascorrerà lo svernamento. In primavera le uova si schiuderanno e le larve inizieranno la loro attività divoratrice di foglie, e così ritorneremo punto a capo.
È vero che dobbiamo dare ai turisti la possibilità di osservare la straordinaria varietà e bellezza di tutte le farfalle che volano qua e là nell’Isola, ma questo contesto è oramai degenerato, tant’è che mai a memoria d’uomo avevamo raggiunto questi livelli. È vero che l’intero territorio dell’Elba non può essere trattato con spore del bacillus thuringiensis, il batterio sporigeno, ma è giusto chiedere agli studiosi sia il motivo del proliferare esponenziale della limantria, sia individuare particolari settori di boschivi dove intervenire per eliminare il fenomeno alla radice. Questo devono fare i nostri sindaci che finora si sono disinteressati del problema scaricandolo o sul Parco nazionale, oppure abbandonandolo all’Unione di comuni delle Colline Metallifere.
Lorenzo Marchetti