Nell’area della Foce, a Marina di Campo, lo scarico del depuratore ha creato una piccola e preziosa area umida che potrebbe essere l’occasione per (ri)creare un habitat di acqua dolce, ormai rarissimo all’Isola d’Elba, che non venga distrutto in continuazione con ruspe, trattori e trinciatori come è successo e continua a succedere altrove.
Infatti, lo scarico del depuratore della Bonalaccia sversa nel fosso una discreta quantità di acqua, tanto che per tutta l’estate appena passata, caratterizzatasi per un’intensa siccità che ha duramente colpito l’Elba, creando problemi a flora e fauna, alla confluenza dei tre fossi della Galea, di Filetto e de La Pila si è formata una zona umida che ha rappresentato sicuramente la salvezza di molti animali. Comprese le anguille, ormai rarissime, che, come ci hanno segnalato cittadini e turisti, quest’estate sono state viste agonizzare alle foci ormai in secca di diversi fossi.
A quanto pare esisterebbe un progetto per portare con una tubazione l’acqua del depuratore fino alla condotta sottomarina di scarico dei reflui di Marina di Campo, ma ci pare uno spreco – anche di denaro – inutile per una risorsa così preziosa dal punto di vista ambientale.
E’ noto che il cambiamento climatico colpirà – e sta già colpendo – più duramente le isole minori e che il bacino del Mediterraneo subirà siccità sempre più gravi, anche l’Elba deve cominciare a pensare come adattarsi al cambiamento climatico e come diventare più resilente, come stanno facendo altre isole e magari prendendo – con le dovute proporzioni – l’esempio da Las Vegas, dove gli scarichi fognari depurati sono diventati un vero fiume lungo il quale è stata ripristinata una zona umida che è diventata oasi da visitare e anche luogo in cui le piante eliminano dall'acqua i residui rimasti. (https://www.lvwash.org/html/).
Certo le dimensioni e i problemi sono molto diversi, ma la piccola zona umida creatasi alla Foce, diventata un rifugio per anfibi, rettili, uccelli e una miriade di insetti dimostra che l’idea potrebbe essere messa in pratica anche da noi. Invece di buttare a mare una risorsa sempre più preziosa si potrebbe restituirla all'ambiente alla quale è stata precedentemente tolta, con un formidabile sostegno alla biodiversità più a rischio del nostro arcipelago, quella legata alle pochissime zone umide rimaste, creando una piccola oasi che, visto la vicinanza con la spiaggia e i campeggi, potrebbe diventare anche un’attrazione per il turismo naturalistico.
E’ quello che chiediamo di prendere in considerazione ad Asa e Comune di Campo nell’Elba: la vita selvatica e l’ambiente dell’Elba ringrazierebbero.