Ieri, 24 febbraio, il Direttivo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha discusso del progetto “Vele spiegate”, campi di volontariato velici che quest’estate tenteranno di compiere un’impresa mai realizzata prima: ripulire le piccole spiagge e le isole di un intero Arcipelago, quello Toscano, dai rifiuti, in particolare dalla plastica accumulatasi negli ultimi 60 anni. Si tratta di un progetto di Legambiente nazionale e di Diversamente Marinai che ha già ricevuto il sostegno di istituzioni, imprenditori, mondo della ricerca scientifica e che si annuncia anche come un evento mediatico di forte impatto, con una notevole ricaduta di immagine per l’Elba e l’Arcipelago Toscano, dove verranno ripuliti anche gli isolotti dove nessuno aveva mai finora raccolto i rifiuti marini.
Un’iniziativa che arriva proprio mentre la marine litter è diventata una questione mondiale, Infatti, l’United Nations environment programme (Unep) ha appena lanciato a dall’Economist World Ocean Summit in corso a Bali, in Indonesia, la #CleanSeas, una campagna mondiale che punta all’eliminazione delle due maggiori fonti di rifiuti marini: le microplastiche presenti nei cosmetici e l’utilizzo eccessivo della plastica usa e getta e la sua mancata raccolta, conferimento, riciclo e riutilizzo.
L’Unep spiega che CleanSeas «Chiede ai governi di adottare delle misure di riduzione della plastica, interpella le industrie perché minimizzino gli imballaggi plastici e ripensino il design dei prodotti e invita i consumatori a cambiare le loro abitudini usa e getta, prima che i nostri oceani ne siano danneggiati in maniera irreversibile».
Il direttore dell’Unep, Erik Solheim, ha detto che «E’ arrivato il tempo di affrontare il problema della plastica responsabile del degrado dei nostri oceani. L’inquinamento da plastica è visibile sulle spiagge indonesiane, si installa nei fondali oceanici del Polo Nord e risale lungo la catena alimentare fino a dentro i nostri piatti. Abbiamo svolto il ruolo di spettatori per troppo tempo e il problema non ha fatto che aggravarsi. Questo deve finire».
Per un anno, CleanSeas metterà in rete importanti iniziative prese da governi e imprese come l’eliminazione delle microsfere presenti nei prodotti per l’igiene, il divieto o le tasse imposte sui sacchetti di plastica usa e getta e la riduzione di ogni altro prodotto in plastica non riciclata.
La campagna ha già avuto l’adesione di 10 Paesi (Belgio, Costa Rica, Francia, Grenada, Indonesia, Norvegia, Panama, Saint Lucia, Sierra Leone e Uruguay) che hanno promesso di mettere fine allo sversamento di plastiche in mare. L’Indonesia si è impegnata a ridurre del 70% i rifiuti marini entro il 2025, entro la fine dell’anno l’Uruguay imporra una tassa sui sacchetti di plastica usa e getta, il Costa Rica adotterà misure per ridurre considerevolmente l’utilizzo di plastica usa e getta, grazie a una migliore gestione dei rifiuti e a campagne informative.
L’Unep ricorda che «Ogni anno, più di 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, danneggiando le specie marine selvatiche, I pescatori e il turismo e producendo un costo di circa 8 miliardi di dollari in Danni agli ecosistemi marini. Circa l’80% di tutti i rifiuti presenti nei nostri oceani sono rifiuti di origine plastica. Secondo alcune stime, al ritmo attuale al quale gettiamo le nostre bottiglie, i nostri sacchetti e i nostri recipienti di plastica dopo un solo utilizzo, entro il 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesci e circa il 99% degli uccelli marini avranno ingerito della plastica».
L’Unep ha calcolato che circa 51 trilioni di particelle di microplastiche – 500 volte più del numero delle stelle nella nostra galassia – inquinano i nostri oceani e pongono una seria minaccia alle specie selvatiche marine.
Il cantautore Jack Johnson ha promosso il nuovo documentario The Smog of the Sea che mette in evidenza il problema delle microplastiche e ha detto: «Sostengo la campagna #CleanSeas perché credo che esistano alternative migliori alla plastica usa e getta e che noi consumatori possiamo incoraggiare l’innovazione e chiedere alle imprese di prendersi la responsabilità dell’impatto dei loro prodotti sull’ambiente».
Il gigante dell’informatica Dell ha colto l’occasione dell’Economist World Ocean Summit e del lancio di CleanSeas per annunciare che per gli imballaggi di suoi prodotti utilizzerà plastica riciclata prodotta con le plastiche raccolte in mare al largo di Haiti.
Secondo l’Unep ogni iniziativa di raccolta e riutilizzo della plastica è importante: «Oggi, produciamo 20 volte più plastica che negli anni ‘60. Circa un terzo di tutte le plastiche è utilizzata negli imballaggi. Entro il 2050, la nostra produzione di plastica sarà aumentata da tre a 4 volte per poter rispondere alla nostra richiesta. Una parte importante di questa produzione finirà negli oceani dove rimarrà per secoli».
L’Unep si aspetta numerose altre adesioni e annunci di iniziative durante l’Ocean Conference che si terrà all’Onu a New York dal 5 al 9 giugno all’United Nations Environment Assembly, prevista a dicembre à Nairobi, in Kenya.