Caro Sergio,
vedo che l'amico Mazzantini perde - forse, si invecchia tutti - un po' di pelo, ma non certo il vizio di presentare in maniera davvero bizzarra metodologie di difesa ambientale (logiche e funzionali) che ci sono tanto vicine geograficamente quanto lontane anni luce sia per prassi burocratiche, sia per adattabilità alle reali esigenze di pacifica convivenza fra conservazione, pressione antropica e sviluppo economico locale. E si che è un professionista, e ha tutti i mezzi per documentarsi meglio di me...
Cominciamo con la burocrazia: in Francia, a quanto pare, basta un decreto per istituire una riserva marina. E un bel colpo di spugna per abrogare eventuali leggi di tutela precedenti. Da noi, emblematico il caso di Capraia, servono anni anche solo per - di fatto - ratificare un ottimo accordo condiviso e voluto da Parco, Ministero e, soprattutto, Amministrazione e Cittadini Capraiesi che banalmente rivede e corregge un'area protetta esistente trasformandola in "regolare" AMP.
Si potrebbe - e dovrebbe - fare lo stesso almeno a Pianosa. Ma... quanti lustri servirebbero? Quanti passaggi ministeriali, parlamentari, regionali, comunali, conferenze dei servizi, direttivi del Pnat ecc.? Ecco: allora diciamolo che è del tutto inutile fare paragoni con civiltà, ahimé, decisamente più evolute.
Detto questo, prima di passare al sodo, aggiungiamo che anche gli amici transalpini amano i giochetti numerici: facile "proteggere il tot per cento" quando si hanno a disposizione milioni di ettari di mare in qualche sperduto atollo dell'Oceano Pacifico....
E veniamo all'invito di Mazzantini: "facciamo come in Corsica!". E quindi (premesso che il regolamento della Riserva di Capo Corso NON esiste ancora, ma si suppone simile a quello di Bonifacio cui faccio riferimento):
- NESSUNA "zona A": in Corsica, NESSUN limite alla balneazione o all'accesso nautico. L'esempio portato della Riserva naturale des îles du Cap Corse è semplicemente ridicolo: è solo vietato scendere A TERRA su scoglietti microbici. Per il resto, è vietato avvicinarsi o pescare... a meno di 10(DIECI) metri! E ... per i pescatori professionisti sono perfino previste specifiche DEROGHE! Aggiungo che le precedenti tutele per Finocchiarola (incorporata, e quindi abrogate) prevedevano, saggiamente, il non avvicinamento alle coste (200mrt) SOLO nel periodo riproduttivo delle specie marine rare. Esattamente quello che andrebbe fatto, ad esempio, a Pianosa: quando nidifica il Gabbiano corso stiamo alla larga, nel resto dell'anno via libera al giro isola in kajak!
- ZONE PRECISE E LIMITATE DI ASSOLUTO"NON PRELIEVO": il mitico "modello scoglietto" che tutti noi "feroci antiparco" chiediamo da sempre. Con in più eventuali limiti (come a Pianosa) per immersioni sub contingentate e controllate. NON le demenziali "zone B" delle AMP nostrane dove il professionista può calare le reti e il turista non può pescare due perchie a bolentino...
- PESCA PROFESSIONALE: consentita con limiti sensati (no paranze, no ciancioli, 2.500 mt di reti per barca) e alle sole barche LOCALI. Non che da Santo Stefano o Piombino arriva chi gli pare. Andrebbe benissimo. Meglio ancora se si cercasse qualche finanziamento europeo, anziché per fare pulizia etnica delle pernici non ariane, per rottamare un po' di licenze e non consentire più che si possa comprare una licenza a Catania e trasferirla a Portoferraio. Non so oggi, ma i miei studi del 2007 dicevano che all'Elba c'è - in proporzione alle coste e senza contare le barche dei "vicini" - una flotta peschereccia che è OTTO volte quella corsa...
- PESCA SPORTIVA: tranquillamente praticabile, con limiti simili a quelli normalissimi delle leggi italiane. Anzi: i francesi sono avanti anche nei limiti, più logici e per assurdo meno severi. Sono sempre 5 kg a testa, ma escluse specie come gronghi e murene... e perfino, a tutela della tradizione, ... CALAMARI! Giustamente, si limitano i palamiti a 60 ami (anziché 200)... e ripeto che parliamo di pesca IN AREA PROTETTA. Tutto uguale alle aree "libere".
- PESCA SUBACQUEA: TRANQUILLAMENTE CONSENTITA nell'80% dell' area protetta, con regole uguali a quelle valide nelle altre acque, e qualche limite ulteriore che qualunque appassionato di pescasub nostrano troverebbe giusto e sensato, come il divieto di sparare alle Cernie, o alle Corvine sotto i 30 cm.
- REGOLE PER LA NAUTICA: ci sono zone di divieto di ancoraggio (sensate, e con ampie alternative a disposizione), zone dove è proibito SOLO l'ancoraggio notturno, in generale gli sport nautici non sono vietati ma soggetti ad autorizzazione, ovunque corridoi per l'atterraggio dove è vietato avvicinarsi a motore.
Mi pare che non si possa neanche pensare di fare paragoni. Ma se Mazzantini è davvero disponibile, non vedo l'ora di collaborare alla riapertura di un dialogo costruttivo che ci porti, come da me proposto e ipotizzato (con oltre 2.000 firme a supporto..) una decina di anni fa, alla realizzazione di una vera area marina protetta dell'Arcipelago. Ma senza trucchetti o imposizioni senza senso.
Yuri Tiberto
Ps: fra le tante cose sensate, i nostri dirimpettai hanno inventato un semplice ed efficace sistema per contrastare il bracconaggio: quando un dilettante prende un pesce pregiato, deve, SUBITO, TAGLIARGLI di netto la parte inferiore della pinna caudale. Semplice ed efficace: diventa invendibile, almeno ai ristoranti.