In questi giorni sono arrivate a Legambiente Arcipelago Toscano diverse segnalazioni sulla realizzazione di un campo boe a un centinaio di metri al largo dalla spiaggia di Frugoso, a Cavo, nel Comune di Rio Marina. Legambiente il 25 aprile ha nuovamente inviato una richiesta di informazioni alla Capitaneria di Porto di Portoferraio, altrettanto ci risulta abbiano fatto cittadini ed operatori economici di Cavo. In particolare chiedevamo se i lavori realizzati in un’area dove è presente una prateria di Posidonia oceanica, pianta marna protetta dalla Direttiva habitat dell’Unione Europea e dalle normative nazionali e regionali fossero conformi alle eventuali autorizzazioni rilasciate e se fosse stata presentata la valutazione di incidenza necessaria in presenza di un Habitat prioritario quali sono le praterie di posidonia.
Nella precedente lettera del 4 aprile, inviata anche al Comune, chiedevamo «Se corrisponde al vero quanto segnalato e che in totale ne verranno posizionate diverse decine di nuove boe, una buona metà delle quali al Fugoso; Se verranno utilizzati ancora una volta i tradizionali ed obsoleti corpi morti in cemento invece che utilizzare i moderni sistemi che hanno scarso o nullo impatto sul fondale e soprattutto sulla prateria di posidonia oceanica». Il riferimento era alla boe installate con perni che – in base a un protocollo tra ministero e associazioni ambientaliste, diving center e mondo della nautica - possono essere anche installate nelle aree marine protette.
Dal Comune di Rio Marina non è pervenuta finora nessuna risposta, ha invece risposto la Capitaneria di Porto che, in seguito ad accertamenti, ha «Constatato che l’occupazione di specchio acqueo interessato dal posizionamento del “campo boe”, è stata autorizzata con concessione demaniale marittima rilasciata dalla Locale Amministrazione comunale, in merito alla quale questo Comando ha espresso il proprio parere esclusivamente per quanto riguarda i profili di sicurezza della navigazione. Altresì, è stata rilasciata allo stesso soggetto, apposita autorizzazione per gli aspetti ambientali dalla Regione Toscana – Genio Civile Valdarno e Costa. Giova rappresentare che la Scrivente, al fine di prevenire una pericolosa commistione tra differenti usi leciti del mare, assicurando quindi maggior tutela dei fruitori del mare ed una sicura balneazione, ha avviato l’iter per l’emanazione di apposita ordinanza di interdizione alla balneazione nella zona riguardante il campo boe in esame».
Ci si chiede come la Regione possa nel contempo istituire Siti di interesse comunitario a mare per proteggere la posidonia oceanica e poi autorizzare il collocamento di corpi morti e catenarie obsoleti e impattanti e quale sia la valutazione di incidenza presentata, ma d’altronde non è la prima volta che la Regione segue strani percorsi, come dimostrano fatti recenti accaduti all’Elba e al Giglio.
Ma la vera e preoccupante novità sta nel finale della nota della Capitaneria di Porto che scrive di aver «avviato l’iter per l’emanazione di apposita ordinanza di interdizione alla balneazione nella zona riguardante il campo boe», che naturalmente terrà atto anche della distanza minima dalla costa.
Il risultato dell’iniziativa dell’amministrazione comunale riese . che prosegue nella sua opera di favorire la privatizzazione di beni comuni - potrebbe essere quindi un divieto di balneazione davanti ad una delle spiagge più selvagge dell’Elba per realizzare un campo boe in mare aperto, in un’area esposta ai venti e interessata dalle onde prodotte dal continuo passaggio dei traghetti, che probabilmente verrà fruito per pochi giorni all’anno.
Il tutto quasi al confine del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di fronte all’isolotto dei Topi che è Zona A di protezione integrale dello stesso Parco e utilizzando tipologie di ormeggi che ormai non vengono più presi nemmeno in considerazione nelle località che hanno fatto della sostenibilità ambientale la cifra del loro successo turistico.
Chiediamo all’Amministrazione comunale se la realizzazione di un campo boe nato con una vecchia concezione dell’ambiente e della nautica da diporto valga il rischio di un divieto di balneazione che danneggerebbe sicuramente l’immagine del Cavo e le attività economiche turistiche e balneari. Ci chiediamo anche se e chi si assumerà la responsabilità di far rispettare un eventuale divieto, oppure se si preferirà, come accade in altri Comuni, voltare gli occhi da un’altra parte per non assumersi le responsabilità di scelte politiche sbagliate e frutto di una vecchia concezione del turismo e dell’ambiente.