Anche se gli allarmi si susseguono a ritmo travolgente dalle alluvioni alla chiusura dell’ILVA, le vicende ambientali faticano ancora enormemente a interessare e coinvolgere seriamente e continuativamente la politica e le istituzioni. E questo nonostante l’incalzare di una crescente mobilitazione di cittadini in tutto il paese sostenuta da intellettuali,giornalisti con appuntamenti ed eventi che hanno coinvolto e coinvolgono il Capo dello Stato che li apprezza e li incoraggia.
Anche le primarie pur così partecipate hanno faticato non poco a dare a questi temi la necessaria visibilità come del resto era accaduto assai più vistosamente in Sicilia.
La esigenza maggiore penso resti quella di rendere le tante voci vecchie e nuove, meno frammentate e dispersive perché possano arrivare chiare alle sedi politiche e istituzionali che non possono ignorarle. Questo è tanto più urgente nel momento in cui la crisi del governo del territorio rischia –vedi titolo V- di avvitarsi su se stessa per rilanciare assurdi centralismi che aggiungerebbero al danno la beffa.
Proprio in questi giorni in Toscana sta tenendo banco una vicenda che ci fa toccare con mano come anche in realtà forti di tradizioni di governo, possano verificarsi situazioni sconcertanti. Mi riferisco alla proposta di legge regionale di gestire la tenuta di San Rossore da Firenze con una sua agenzia sottraendola al parco. Sono in corso riunioni dei consigli comunali oltre che del parco per evitare questa ‘bravata’. E penso all’effetto che può fare, ad esempio al Consiglio comunale di Vecchiano, che 30 anni fa si riunì in continuazione per evitare lo scempio di Migliarino e istituire il parco, doversi riunire oggi per evitare che San Rossore –ossia il cuore del parco – passi armi e bagagli in gestione ad una azienda a Firenze. E penso anche all’effetto che fa –io sono tra questi- a chi si battè anni fa per affidarla al parco come poi avvenne. Tutto questo spiega più di tanti discorsi perché da anni in Toscana si discute inutilmente di una nuova legge sui parchi. D’altronde i risultati tangibili e diciamo pure ‘storici- quello di San Rossore è un risultato che ha senza ombra di dubbio portata e valore storico- furono dovuti ad una battaglia che unì istituzioni e cittadini. Oggi queste pessime decisioni sono prese senza alcun coinvolgimento né dei cittadini né delle istituzioni locali. E’ lo stesso spartito di Roma nei confronti delle regioni e degli enti locali. Ma l’esito finale è appunto che dall’agenda politico-istituzionale le questioni ambientali e del governo del territorio compaiono e scompaiono senza lasciare segno. O meglio lasciano l’indelebile segno dei disastri che si susseguono. Chi come il nostro gruppo porta il nome di San Rossore non pensava davvero di doversene avvalere per contrastare una ‘azienda’ che dovrebbe prendere dopo oltre 30 anni il posto di un parco storico nato qui e non certo tra tarallucci e vino.
E’ recente un Rapporto europeo che documenta lo stato delle nostre aree protette in 32 paesi ( 5 in più dei 27 che aderiscono all’UE) e dei non pochi problemi che riguardano in particolare le aree protette marine. Non sorprende, anche se amareggia, che tra gli esempi che vengono portati ricorrano Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna ma anche Croazia, Albania e altri ma mai l’Italia.
Questa assenza dice pur qualcosa per il nostro paese ma anche per la nostra regione che ci auguriamo non voglia finirci in questo modo.