Cari lettori
La "linea" di questo giornale è sempre stata quella di dare la parola anche a chi non la pensa come noi, ed è in totale disaccordo con tutte le (diverse) anime e sensibilità che contribuiscono alla sua redazione.
Lo facciamo anche oggi pubblicando integralmente la nota di Alfa Promoter srl che ha presentato il progetto di trasformazione del Faro di Punta Polveraia, progetto cheha dato origine ad una forte contestazione da parte di Italia Nostra e Legambiente, sostanziatasi in un articolo che il 2 Agosto abbiamo pubblicato (e sul quale - per la cronaca - abbiamo registrato fortissimi livelli di gradimento e condivisione)
qui di seguito lo "scritto":
Egregi Signori,
ci hanno segnalato il comunicato, concernente le richieste formulate dalla sede locale di due associazioni, Lega Ambiente e Italia Nostra - Arcipelago Toscano, in merito alla riqualificazione, riutilizzo e valorizzazione del Faro di Punta Polveraia.
Il contenuto di quanto pubblicato ci induce a formalizzare una replica, che Vi chiediamo di volere analogamente pubblicare.
Provoca delusione, e anche una certa preoccupazione, constatare che quelle che dovrebbero essere associazioni senza fini di lucro, preposte alla tutela di interessi della collettività, perseguono in realtà interessi privati.
L’amara constatazione nasce dalla lettura di una sedicente lettera delle rappresentanze elbane di Lega Ambiente e Italia Nostra - Arcipelago Toscana, pubblicata su Elba Report del 2.08 scorso e poi ripresa, sotto forma di intervista, dalla cronaca locale del Tirreno.
L'argomento è il Faro di Punta Polveraia all'Isola d'Elba, recentemente oggetto di aggiudicazione ad un'associazione locale di imprese in seguito ad un bando di gara indetto dalla Marina Militare, dal Ministero della Difesa e da Difesa Servizi, nato con l'obiettivo di valorizzare 15 strutture militari - fari, torri, ed edifici costieri italiani - e sottrarli al degrado attraverso la realizzazione di idee imprenditoriali di qualità, sostenibili e capaci di creare valore economico e sociale, con ricadute occupazionali per tutto il territorio.
Il primo faro ristrutturato in Italia e' stato il Faro di Capo Spartivento in Sardegna: caduto nell'oblio per oltre 30 anni, nel 2006, grazie ad un'opera di restauro conservativo importante, il Faro ha iniziato la sua seconda vita ed è diventato il primo faro in Italia destinato all'accoglienza.
Quel progetto pilota, felicemente riuscito, ha spinto i soggetti pubblici suddetti a reiterare l'iniziativa per gli altri fari presenti sul territorio italiano.
La gara per il Faro di Punta Polveraia è stata vinta da un'associazione di imprese elbane e livornesi, il cui progetto ha il dichiarato intento di ispirarsi al modello di eccellenza sopracitato del Faro di Capo Spartivento nelle vicinanze di Chia, e di far sì che anche il Faro dell'Isola d'Elba diventi un posto magico suscettibile di creare valore indotto all'intero territorio elbano.
Come si inserisce la sedicente lettera/intervista delle locali Lega Ambiente e Italia Nostra in tutto ciò?
Leggendo i comunicati e le suggestive definizioni utilizzate, riprese anche dai titoli, “sembrerebbe” davvero che i suddetti enti abbiano " a cuore" il Faro e l'ambiente circostante. Sono infatti preoccupati che il progetto presentato possa realizzare un "ecomostro".
Lodevole intento, sembrerebbe.
Se non fosse che quello che qui viene definito "ecomostro", in Sardegna è stato addirittura eletto a modello di eccellenza e premiato dalla Marina Militare Italiana come "esempio di recupero di architettura militare".
Strano: premiato in Sardegna e bocciato all'Elba!?
Forse all'Elba i progetti eccellenti non sono ammessi?
Invero analizzando meglio la sedicente lettera/intervista, sorge qualche sospetto sulla effettiva provenienza delle critiche formulate .
Lega Ambiente afferma infatti che "si è preferito un progetto che prevede nel Faro un esercizio ricettivo/ristorativo...".
Preferito, rispetto a chi?
Ed ancora: " per un pugno di euro in più .... è stato scelto questo progetto”.
Per un pugno di euro in più rispetto a quanto offerto da chi?
Certo non da Lega Ambiente o da Italia Nostra, che non hanno partecipato alla gara.
E allora?
Permane il sospetto che il testo non sia stato scritto da Lega Ambiente o Italia Nostra, ma che purtroppo, in spregio ai loro fini istituzionali, le stesse si siano prestate a sponsorizzare gli interessi di una società privata che lo ha letteralmente "dettato" loro. Questo sospetto diventa amara realtà quando si scopre che non solo sono state fornite loro informazioni, ma addirittura rappresentazioni grafiche del progetto vincitore, che non sono ancora pubbliche, facendo parte della documentazione di gara!
Come è svelato l'arcano? Semplice: tali documenti possono essere richiesti solo dai partecipanti alla gara che abbiano un interesse motivato. Non da Lega Ambiente o Italia Nostra, dunque.
Chi può essere stato, allora?
La risposta è presto detta: si tratta della seconda classificata nella gara di aggiudicazione di Punta Polveraia, la società Eporedia Srl di Varese. Solo quest’ultima ha infatti fatto richiesta di accesso agli atti, per visionare il progetto della RTI aggiudicataria.
A Eporedia la perdita della Gara proprio non è andata giù, tanto da fare anche ricorso al TAR.
La sedicente lettera/intervista di Lega Ambiente e Italia Nostra, guarda caso, riproduce fedelmente i motivi del ricorso di Eporedia al Tribunale Amministrativo Regionale.
Le rappresentanze locali di queste ultime, evidentemente, sono state coinvolte dalla società varesina e si sono tristemente asservite a rappresentare gli interessi PRIVATI di una società privata.
Questa società ha ad oggetto l'attività di "affittacamere, case ed appartamenti per vacanze, bed and breakfast, residence", un'attività dunque turistico/ricettiva, proprio come quella che oggi gli enti suddetti sembrano demonizzare.
Una società, oltretutto, di Varese, quindi con nessun punto di contatto con l'Isola d'Elba, se non quello di aver coinvolto i suddetti enti locali per i propri interessi privati.
Non è questa la sede per evidenziare le sciocchezze sul piano tecnico e le numerose false affermazioni inerenti il progetto, contenute nello scritto firmato Lega Ambiente e Italia Nostra, ma "commissionato" e dettato dalla varesina Eporedia srl.
Evitiamo qui di entrare nel merito dei negativi commenti riportati, che denotano scarsa sensibilità con l’estetica; con i canoni architettonici attuali per una moderna riconversione di un edificio dei primi 900; con l’utilizzo concreto dell’edificio faro, come previsto dal bando di gara.
Per questi rileviamo soltanto che la sede competente per formularli è oggi il Tribunale Amministrativo; l’unica Autorità Giudiziaria competente ad affrontarli, stante la pendenza di giudizio (per l’appunto avviato dalla società concorrente, seconda classificata).
A tempo debito poi saranno competenti la Commissione Paesaggistica del Comune di Marciana, la Soprintendenza alla Belle Arti e Paesaggio di Pisa, la Capitaneria di Porto di Portoferraio, l’Ufficio Dogane di Livorno, che effettueranno le loro valutazioni nell’ambito delle rispettive competenze istituzionali.
Sia sufficiente qui ribadire che il progetto della associazione vincitrice del bando di gara ha dichiaratamente ricalcato quello del Faro di Capo Spartivento, considerato, come detto, un'eccellenza a livello mondiale e premiato dai vertici della Marina Militare Italiana come esempio di recupero di architettura militare.
E’ difficile quindi credere che lo stesso progetto sia premiato ed elevato a modello ispirazionale in Sardegna e definito ""ecomostro" all'Elba!
Viene proprio da pensare, per quanto detto sopra, che ci siano dei secondi fini.
Si può forse in qualche modo comprendere come una società di Varese sia poco interessata alle sorti del turismo e dell'economia elbana, e preferisca, non essendo lei la vincitrice, tentare in tutti i modi di bloccare la realizzazione di un'iniziativa coinvolgente il settore pubblico e il territorio elbano; ma è fonte di vero, amareggiato stupore prendere atto di come le rappresentanze locali di tali Associazioni si siano prestate a rappresentare questi interessi privati che non hanno nulla a che fare con le loro finalità istituzionali .
E’ invero opportuno ricordare, in particolare alla rappresentanza elbana di Legambiente, che il tratto distintivo dell’associazione nazionale “è stato fin dall'inizio l’ambientalismo scientifico, ovvero la scelta di fondare ogni progetto in difesa dell’ambiente su una solida base di dati scientifici”.
Francamente questi ultimi sono totalmente assenti nel comunicato pubblicato!
Ci si chiede se le rispettive Associazioni Nazionali, essendo coinvolti, in modo apparentemente subdolo, i più alti fini di interesse ambientale, siano state opportunamente relazionate sull’argomento.
E’ comunque certo che dette rappresentanze non possono permettersi di qualificare come “Ecomostro” l’intervento di riqualificazione proposto dalla vincitrice della gara pubblica; specie se lo si fa con così palese approssimazione ed in modo esclusivamente finalizzato a supportare i predetti contrastanti interessi privati.
Vogliamo augurarci che si siano semplicemente sbagliate, e, in buona fede, si siano fatte convincere ed impressionare dalle false informazioni ad effetto fornite loro dalla società Eporedia srl.
Altrimenti ci sarebbe seriamente da preoccuparsi, più di quanto già non lo siamo, per questa povera Italia che dà 10 e lode ad un progetto in Sardegna e boccia analogo progetto in Toscana.
L’UFFICIO STAMPA
di Alfa Promoter srl
Al termine della lunga e ripetiva "lettera", che troverà probabilmente risposta da parte delle associazioni tirate in ballo, aggiungiamo qualche nostra breve considerazione, senza entrare nel merito del progetto, delle sarde meraviglie, dell'iter burocratico e men che mai dello "scontro tra imprese".
Non conosciamo nessuno degli egregi signori (e signore) che hanno concorso a stilare questa nota.
Conosciamo invece benissimo (personalmente quasi tutti) i cittadini e le cittadine che da anni sono impegnati in Italia Nostra e Legambiente all'Isola d'Elba, che, senza fare sconti a nessuno, hanno denunciato sistematicamente gli "assalti al territorio", le brutture, le illegalità, le permessività che vi si sono consumate.
Ovviamente c'è chi ha una filosofia di vita diversa da quella ambientalista, ed è logico che chi assume anche drastiche posizioni non resti simpatico a tutti, ma trattiamo comunque di associazioni democratiche e serie, trattiamo comunque di donne e uomini dalla indiscutibile onestà e dall'acclarato rigore morale. Qualità riconosciute al punto che i "sedicenti" rappresentanti isolani dei due sodalizi, ricoprono importanti incarichi nelle stesse (prestigiose) associazioni, a livelli che vanno ben oltre quello locale.
L'aspetto comico della poco edificante vicenda potrebbe essere che rivolgendosi a "superiori istanze", di Legambiente ad esempio, la srl "farista" potrebbe (bel colpo!) trovarsi di fronte le stesse persone a cui in loco fa carico di tanto nefando agire.
Adombrare il sospetto e peggio dire esplicitamente che soggetti e cittadini di questo tipo, con la loro storia, si prestino a difendere interessi privati di questo o di quello (ma perché poi?), se non è il puro frutto di una temporanea obnubilazione causata dall'ondata di calore agostana, è gratuita accusa, di estrema gravità, e di credibilità - per come la vediamo - pari a zero.
La Redazione di Elbareport