Apprendiamo dalle testate nazionali come milioni di italiani siano in procinto di iniziare le loro vacanze tardivamente nel corrente mese di settembre e questo dato depone a favore di una distribuzione più armoniosa delle affluenze turistiche. Duole constatare, tuttavia, come troppi turisti agostani non siano consapevoli delle più basilari regole del convivere, affermazione lapidaria avallata dall’empirico imbarazzo dello scrivente, trovatosi nei giorni scorsi ad accompagnare un amico statunitense in alcune escursioni conoscitive dei lidi elbani. Le ripetute visioni di depositi di rifiuti, plastica e mozziconi di sigarette ai bordi delle strade e nelle immediate vicinanze delle piu rinomate ed accessibili spiagge dell’Elba (quando non financo sulla sabbia, gli scogli o le ghiaie delle medesime), han dato adito alle presenti considerazioni.
Se da una parte rincuora la tenuta del turismo come volano economico di un territorio, è d’uopo nondimeno lamentare una mancata educazione ambientale del visitatore ,nonché una disattesa politica amministrativa al riguardo. Nell’attesa di una politica insulare di tipo ecosostenibile che contempli l’esclusivo commercio sia di plastica biodegradabile (dunque il disincentivo all’uso di involucri o flaconi inquinanti) sia di detergenti e disinfettanti per l’igiene domestica altamente ecologici (come quelli reperibili nel settore nautico), si impone come necessario un impegno responsabile degli attori principali dell’ospitalità alberghiera nonché della pubblica amministrazione ad installare una capillare segnaletica ad hoc che costituisca un vero e proprio “manuale d’uso” dell’Elba. Constatiamo come diverse “app” digitali coadiuvino il turista più tecnologico alla conoscenza del territorio tramite il proprio telefonino. Tali applicazioni, sponsorizzate peraltro da numerose e interessate aziende locali, vanterebbero un valore aggiunto qualora arricchissero le proprie valide informazioni con moniti alla salvaguardia ambientale, affinché l’isola non resti solo un lido da conquistare tramite avidi e frenetici “raid”.
Vorrei invitare, inoltre, l’Ente Parco a collaborare creativamente con le compagnie di sbarco affinché le stesse predispongano sulle loro navi dei video atti ad esaltare nel turista la percezione della “sacralità” del territorio che si accinge a calcare. La più banale delle urgenze è quella di imprimere nella mente e nei cuori dei fumatori il monito di non gettare mozziconi di sigarette a terra o, ancor peggio, in mare. Che dire poi dei natanti, gommoni o lussuosi yacht, che anche quest’anno hanno solcato le acque di balneazione con la loro più o meno insidiosa presenza. Urge dunque una politica gentile e previdente di bene comune che deve partire dalle amministrazioni degli enti principali, dagli albergatori e dalle compagnie di navigazione, per arrivare poi a propagarsi virtuosamente nella azione e nel buon esempio del residente anfitrione.
Un ultimo accenno, infine, alla positiva politica di smistamento dei rifiuti porta a porta intrapresa dalle amministrazioni e dalla azienda preposta. Bisogna chiedersi, nello specifico, se talvolta la mancata disponibilità di cestini sulle spiagge o sulle strade non incoraggi la palese indolenza di qualche vacanziere che ritiene di risolvere tale assenza con una gara al lancio in lungo dei rifiuti dal finestrino della propria auto.
Da considerare, in conlusione, in questo mio invito ad una intraprendente riflessione, è pure la necessità di porre un freno al traffico inquinante delle autovetture sull’isola attraverso l’incentivo di prassi di mobilità alternative. Affinché discettare di un’Elba “smart”non risulti uno slogan o un’utopia radical-chic.
Giordano Emanuele Berti