La Direzione Urbanistica e politiche abitative, Settore Tutela, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio, della Giunta Regionale della Toscana si è espressa sul procedimento di Valutazione di impatto ambientale (VIA) per l’ampliamento della miniera di caolino dell’Eurit in località la Crocetta, nel Comune di Porto Azzurro, che prevede la rimozione della sommità di un’intera collina proprio nel versante che guarda verso Lido. Mola e Capoliveri, la stessa area in per la quale in questi ultimi mesi si discute sul possibile impatto paesaggistico e ambientale del progetto di dissalatore.
Nel suo parere, inviato al Settore Valutazione Impatto Ambientale, Valutazione Ambientale Strategica e Opere pubbliche di interesse strategico regionale, alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno e al Segretariato regionale del ministero dei beni delle attività culturali e del turismo per la Toscana, la Direzione Urbanistica ricorda che con un precedente parere aveva richiesto delle integrazioni che somigliano molto alle osservazioni presentate a suo tempo da Legambiente Arcipelago Toscano: «A) Richiesta integrazioni. L’ampliamento dell’attività mineraria proposta presenta delle evidenti criticità paesaggistiche, sia per le volumetrie che si richiede di scavare che per l’ubicazione dell’attività estrattiva. L’area si colloca infatti sul crinale di una collina retrostante il Golfo di Mola, in una zona di particolare valore paesaggistico e di grande visibilità, anche dal mare, e comporterebbe la modifica del profilo del versante e quindi lo skyline. Inoltre l’area ha un grande valore ecologico con tipicità di macchia mediterranea peculiare, senza contare il rilevo turistico ricettivo di tutta la zona. Infine l’ampliamento richiesto interessa un’ampia area che attualmente ha raggiunto un certo grado di rinaturalizzazione pregiudicandone nuovamente la configurazione vegetazionale».
La Direzione Urbanistica regionale, «Fermo restando quanto sopra esposto», per poter valutare al meglio la richiesta dell’Eurit, chiede altre integrazioni che dimostrano che le perplessità sul progetto di smantellamento della collina e sulle sue carenze avanzate da Legambiente, dai cittadini che vivono intorno alla miniera e dal cOmune di Capoliveri sono fondate : «1) Progetto di ripristino ambientale: si richiede un progetto di ripristino di maggior dettaglio con indicazione puntuale delle azioni che saranno intraprese in corrispondenza delle varie fasi progettuali. In particolare oltre ad un cronoprogranma dei lavori che metta in diretta relazione l’attività di escavazione con il progetto di ripristino si chiedono: - Planimetrie e sezioni esplicative in scala adeguate (1:2.000/1:1.000), che permetteranno di apprezzare la configurazione finale, attraverso la puntuale ubicazione in carta delle opere di rinverdimento, (ad integrazione della semplice indicazione areale cartografata negli elaborati di progetto), - poiché le opere paesaggistico-forestali saranno finalizzate allo sviluppo di una zonizzazione vegetazionale, in modo da assicurare un corretto rapporto con l’adiacente ambito paesaggistico e con le misure di tutela e gli obiettivi del Piano Paesaggistico, per monitorare l’attecchimento ed il raggiungimento degli obiettivi previsti, si richiede un approfondimento della zonizzazione vegetazionale; dovrà inoltre essere prodotto uno schema-tipo con indicati sesto di impianto, mix vegetazionale, dimensioni, alberature, arbusti ed erbacee. 2) Si richiedono le caratteristiche dei laghetti e delle acque stagnanti che resteranno anche a termine della coltivazione della miniera. 3) Si richiede un chiarimento circa le modalità di smantellamento degli edifici e degli impianti di lavorazione al termine della coltivazione oltre ad richiedere un’attuale visualizzazione fotografica. 4) Analisi dettagliata dell’intervisibilità.
Il parere della Direzione Urbanistica regionale sottolinea un altro aspetto già evidenziato da Legambiente: «Gli elaborati progettuali sono comprensivi di varie foto simulazioni ma non si riporta un’analisi di dettaglio
dell’intervisibilità dei punti di vista che sono stati prescelti. In virtù dell’alto valore paesaggistico dell’area,
si richiede che vengano esplicitati i criteri utilizzati ed una nuova valutazione dell’intervisibilità seguendo i
criteri definiti nel PIT-PPR con relative foto simulazioni, delle varie fasi progettuali previste».
Al quinto e ultimo punto il parere evidenzia che «In merito alla presenza o meno del Bene Paesaggistico ci cui alla lett.g) dell’art.142 del D.Lgs. 42/2004, si chiede di accertare la presenza del bosco come emerge dalla cartografia del PIT-PPR».
La regione non sembra per nulla convinta delle integrazioni pervenute e in particolare dall’esame della Relazione sull’intervisibilità (elaborato AI): “risultano confermate le criticità paesaggistiche evidenziate nel precedente parere. Si ritiene infatti che il progetto presenti degli elementi di contrasto con il PIT-PPR, andando a modificare in modo significativo la linea di crinale. Si ricorda che il comma 13 lett. c) dell’articolo 17 della disciplina del PIT-PPR, recita che: (...) Le nuove attività estrattive, la riattivazione di cave dismesse, gli ampliamenti e le varianti di carattere sostanziale di attività esistenti non devono interferire in modo significativo con: (...)c) crinali e vette di interesse paesaggistico che presentano caratteristiche di integrità morfologica ovvero che non hanno subito modifiche tali da determinare il venir meno della caratteristica fisica e geomorfologica delle stesse, fatto salvo quanto previsto dalla disciplina dei beni paesaggistici e dalle schede dei bacini estrattivi;(...)” E la Direzione Urbanistica rammenta che «E’ necessario notare che pur trattandosi di una variante sostanziale al piano di escavazione di una miniera e non di una cava, l’escavazione presenta le stessa modalità di impatto morfologico. Del resto, come già evidenziato nel precedente parere, l’area è vincolata ai sensi dell’art.136 del D.Lgs. 42/2004, DM 222/1952, e tra le prescrizioni si ricorda: “(...) 4.c.1. Gli interventi di trasformazione sono ammessi a condizione che: - non interferiscano negativamente con le visuali panoramiche, limitandole o occludendole e sovrapponendosi in modo incongruo con gli elementi e le relazioni visive significative del paesaggio.(...)”».
La Direzione Urbanistica conclude: «Permangono delle incertezze sull’efficacia e la tempistica della rinaturalizzazione ipotizzata in quanto negli elaborati progettuali si legge che: “Il risultato del recupero ambientale di un’area di estrazione utilizzata per un periodo di tempo così lungo sarà completo solo dopo molti anni dalla chiusura dei lavori. I primi segni di rinaturalizzazione si potranno vedere però nel corso dei prossimi anni e sulla base del feedback delle opere e tecniche di ingegneria naturalistica si potranno modificare le scelte qui riportate”. Visto che la durata della coltivazione è di circa 16 anni (con inizio giugno del 2017 e termine nel dicembre 2031) cui aggiungere perlomeno 5 anni di verifica di attecchimento, si può ragionevolmente pensare che per un significativo lasso di tempo, il crinale sarà marcato dall’escavazione, anche se alle diverse fasi di coltivazione, viene fatta seguire una fase di ripristino».
Mentre, nella stessa area, per quanto riguarda il dissalatore assistiamo furbesche marce indietro elettoralistiche/localistiche di forze politiche che in precedenza hanno proposto e sponsorizzato il progetto, ci chiediamo se di fronte a un parere preoccupante e pesantissimo come questo della Direzione Urbanistica e politiche abitative le forze politiche che hanno vinto le elezioni anche all’Elba e i comitati si esprimeranno finalmente anche sull’ampliamento di una miniera che avrebbe un impatto paesaggistico e ambientale devastante sull’intera area e sugli habitat sottostanti. Fino ad ora l’unica forza politica che si è espressa sull’ampliamento di una miniera fatta con la brutale tecnica del Mountaintop removal mining (Mtr) è stata SI – Liberi e Uguali, gli altri tacciono e/o fanno gli ambientalisti e gli amministratori comunali preoccupati a targhe alterne. Da chi vuole governare l’Italia (Movimento 5 Stelle e Lega) e governa l’Elba (Forza Italia) e la Toscana (PD) ci si aspetterebbero atteggiamenti seri e coerenti che ancora non si vedono.
Legambiente Arcipelago Toscano