Questa almeno l'impressione che si ricava dall'esito dell'affollata riunione indetta dal Presidente la 2^ Commissione Regionale (Sviluppo economico, agricoltura, caccia, ecc) Gianni Anselmi alla Gran Guardia di Portoferraio.
Il documento inviato dalla Commissione ai 'portatori di interesse', in vista della scadenza triennale della LEGGE REGIONALE 9 febbraio 2016, n. 10 (Legge obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana) conteneva infatti l'ipotesi per l'Elba di una nuova zonizazzione che eliminasse le zone vocate alla caccia agli ungulati, visti i danni permanenti all'attività agricola, al patrimonio naturale e alla stessa biodiversità cacciabile dell'isola imputabili a questa specie non autoctona.
Evidente come tale scelta sarebbe la premessa per l'eradicazione del suino vandalo importato dall'isola, in accordo con il Parco Nazionale che persegue lo stesso obiettivo, gestendo il 56% del territorio.
Cosa sono le aree vocate e quelle non vocate? L'art 2 della Legge precisa:
a) aree non vocate: porzioni del territorio regionale caratterizzate dalla presenza diffusa di colture agricole, danneggiate o potenzialmente danneggiabili da una o più specie di ungulati, nelle quali la gestione di tale specie è di tipo non conservativo;
b) aree vocate: porzioni del territorio agro-silvopastorale destinate alla gestione conservativa di una o più specie di ungulati, residue rispetto alle aree non vocate.
L'ipotesi zero aree vocate per la caccia gli ungulati ha avuto vita breve per la prevalente presenza dei cacciatori all'incontro (alcune decine a fronte di 3 agricoltori), intervenuti a raffica a difendere la necessità delle aree vocate proprio per avere la possibilità -hanno detto- di tenere basso il numero dei suini; l'assemblea si è infatti conclusa con l'invito del Presidente Anselmi all'ATC 10 di produrre una richiesta formale alla Commissione di revisione della proposta con la quale era cominciata la riunione.
Un piccolo giallo aleggia sull'organizzazione dell'appuntamento, al quale non era presente Legambiente (che, interpellata, ha dichiarato di non essere stata invitata) così come ha precisato di non aver ricevuto inviti neanche l'Associazione dei produttori vitivinicoli dell'isola, l'importante segmento dell'economia locale tra i principali danneggiati dalla presenza degli ungulati.
All'argomento 'forte' degli appassionati di caccia al cinghiale, cioè la contraddizione che ci sarebbe tra il volere eliminare questi ungulati e l'eliminazione delle aree vocate a tal scopo, non vi è stata (a nostro parere, beninteso) la volontà politica di tenere il punto, precisando con quali strumenti era/ sarebbe raggiungibile l'obiettivo eradicazione pur in presenza della cancellazione delle aree vocate; ci si è limitati in sostanza a dire che tali strumenti oggi non ci sono, come se non fosse la politica a doverli proporre.
Una linea sulla quale ha provato a destreggiarsi da equilibrista il Presidente del Parco Giampiero Sammuri, componente tra l'altro di una commissione di 5 'saggi' di cui la Regione Toscana si avvale per la revisione della legge obiettivo.
I prossimi giorni saranno quindi decisivi per capire se questa spallata venatoria otterrà il risultato di mantenere le cose come stanno o, per lo meno, come avviene in altri ambiti ATC, si interverrà per posizionare almeno gabbie di cattura nei pressi delle coltivazioni.
CR