I visitatori in arrivo all’Elba per la prima volta sono sempre rimasti stupiti dalla maestosità dell’Isola, nel tratto di mare che ci separa dal continente con un’aspettativa di luoghi da scoprire e distanze da raggiungere.
Per tanti anni è stato così, ma ora l’Elba sta diventando più piccola, meno “magica”, sviscerata in ogni suo angolo.
L’asfalto che ricopre adesso la strada di Calamita, annunciato da mesi, banalizza le caratteristiche per cui quel percorso era mitico, “quasi irraggiungibile”, incredibile: un’avventura da raccontare. È verissimo che le strade non asfaltate sono difficili e polverose. Certo che è più comoda una bella strada larga e senza buche. Perché allora la nostra Associazione, così come altre, ha ricevuto così tante segnalazioni? Se l’accesso alle miniere di Calamita già attrae annualmente decine di migliaia di visitatori, è giusto sacrificare l’immagine della zona in nome di una moderna efficienza, nonostante il percorso sia ormai diventato famoso nel mondo dei trekkers e dei bikers, stando ai numeri degli iscritti a ogni gara organizzata dal Comune di Capoliveri?
Architetti del paesaggio, ingegneri che si dedicano a problematiche simili, insegnano che esistono interventi tecnici intermedi tra la scelta scontata di una strada nera, asfaltata, o parzialmente colorata di “rosa”, e una bianca.
Le scelte di modernità delle nostre Amministrazioni sembrano propendere, principalmente, per un uso infinito del nostro patrimonio naturale, focalizzandosi su soluzioni alle emergenze turistiche dell’isola acuite principalmente nei soli due mesi estivi centrali. E il Parco cosa dice?
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