In occasione delle prime due giornate dell’iniziativa “IoSonoAmbiente" del Ministero dell’Ambiente e realizzata in collaborazione con il CTA dei Carabinieri Forestali e la Capitaneria di Porto di Portoferraio - Guardia Costiera, il Molo Elba è stato teatro di qualcosa di insolito: i volontari in maglietta gialla di Vele Spiegate, l’iniziativa di raccolta e censimento dei rifiuti e di Citizen Science nell’Arcipelago Toscano di Legambiente e Diversamente Marinai, hanno scaricato su un telo quanto raccolto alla Spiaggia delle Secche, nel Comune di Rio Marina e hanno proceduto di fronte a numerosi curiosi al censimento dei rifiuti per tipologia in base alle schede europee fornite da Legambiente, Enea ed università di Siena.
L’iniziativa, che ha visto la partecipazione anche del Parco Nazionale e di Italia Nostra, è stata l’occasione anche per presentare sia Vele Spiegate che l’altra iniziativa in corso: Pelagos Plastic Free, un progetto di Legambiente in partnership con l’associazione francese Expédition MED, che si pone l’obiettivo di prevenire e ridurre i rifiuti di plastica nel Santuario Pelagos, attraverso azioni di governance, monitoraggio scientifico e sensibilizzazione di stakeholders specifici. finanziato dal Segretariato del Santuario internazionale dei Mammiferi Marini Pelagos, con la partecipazione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, del Parco Nazionale delle Cinque terre, Mareblu, Novamont e Unicoop Firenze, e che vede coinvolte autorità costiere, aree protette, associazioni dei pescatori, università e istituti di ricerca, scuole, turisti, diving e volontari.
Pelagos Plastic Free agisce su tre fronti: governance, monitoraggio scientifico e sensibilizzazione di stakeholders specifici. Il primo step riguarda il tema dei rifiuti: dalla raccolta differenziata in casa alle infrastrutture per il ritiro, dal trasporto allo smaltimento e al riciclo, esiste un’intera filiera da potenziare. Il progetto prevede la raccolta, diffusione e promozione delle migliori pratiche nel settore, tramite workshop di condivisione con le amministrazioni locali in Liguria, Toscana e Francia. Intanto è incorso il monitoraggio della plastica galleggiante nelle acque del Santuario Pelagos, sono stati prelevati campioni da analizzare alla foce dell’Arno e nel porto di Pisa e in alcuni porti in Francia. L’analisi del DNA delle comunità di microrganismi costituenti la Plastisfera del Santuario, effettuate dal NIOZ (l’Istituto Olandese per la Ricerca Marina), servirà a identificare le specie di alghe, batteri e virus che proliferano sui rifiuti di plastica, influenzando gli equilibri dell’ecosistema marino.
I rifiuti plastici offrono inoltre un substrato per organismi o uova, che possono essere trasportati in nuovi ambienti al di fuori dei loro confini naturali, favorendo così la diffusione di specie aliene, un fenomeno che rappresenta la seconda minaccia per la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi.
Recenti studi, condotti proprio nel Santuario Pelagos, hanno dimostrato come le aree di accumulo delle microplastiche coincidano con quelle in cui si concentra il plancton di cui si nutrono le balenottere comuni. È così che le microplastiche (frammenti più piccoli di 5 mm) possono entrare nella catena alimentare di questi grandi filtratori e esporli ai microorganismi (batteri, alghe, virus, invertebrati microscopici) che colonizzano i rifiuti plastici in mare, la cosiddetta “Plastisfera”, un nuovo ecosistema marino composto da specie potenzialmente patogene che mettono a rischio la salute di delfini, balene e altri cetacei nelle acque del Santuario e la biodiversità del Pianeta.
«Tutti gli studi confermano che la cattiva gestione a monte è la principale causa della dispersione dei rifiuti anche in mare – ha dichiarato il Responsabile Mare di Legambiente Sebastiano Venneri - e che è urgente agire, in sinergia con le amministrazioni locali, gli operatori del mare e i cittadini, sensibilizzando e diffondendo le pratiche virtuose per frenare la produzione di rifiuti plastici e migliorare i processi di riutilizzo, riciclo e smaltimento».
«Azioni che è necessario intraprendere urgentemente – conclude Tosca Ballerini, Coordinatrice del programma scientifico 2018 di Expédition MED - soprattutto per evitare l’incremento dell’inquinamento da plastica negli ecosistemi marini. La frammentazione dei rifiuti plastici è la prima fonte di produzione di microplastiche, particelle con dimensione minore di 5 mm, una forma di inquinamento impossibile da quantificare e difficile da rimuovere. L’inquinamento da plastica preoccupa molto, vista la presenza di questo materiale nei contenuti stomacali di pesci, tartarughe, mammiferi marini e in organismi filtratori come ad esempio le cozze».