Qualche decennio fa, accompagnato dall'amico Carlo Gasparri, andai a visitare la valle di Pomonte, alcuni agricoltori del posto ci mostrarono la distruzione da parte dei mufloni delle coltivazioni che all'epoca ancora erano presenti in quella meravigliosa zona.
Mi colpì un anziano seduto su di un masso che guardava il suo orticello ricavato tra muretti a secco sapientemente costruiti e piangeva per la perdita di ciò che per Lui era il suo patrimonio, il frutto di tanto lavoro, la soddisfazione della sua vita, per altri forse solo pochi euro di valore commerciale. Le lacrime di quell'uomo non le ho mai dimenticate perchè quella per me fu un'esperienza davvero forte e indimenticabile.
Oggi nella valle di Pomonte non esistono più coltivazioni ed i muretti sono ricoperti da rovi, ed in molte altre zone dell'isola vige l'abbandono del territorio. Tante piccole coltivazioni sono cessate ed in molti hanno dovuto rinunciare alla piacevolezza dell'orto di casa, resistono le aziende agricole più strutturate perchè costrette ad investire in costose recinzioni che rendono il territorio brutto e poco fruibile.
Ci si intenerisce per un maestoso muflone o per una famigliola di cinghiali, ma non ci si rende conto che in natura questo non ce lo possiamo permettere ma dobbiamo perseguire soltanto l'equilibrio naturale spesso sconvolto per interessi di parte o egoismi di pochi.
Riportare il territorio nelle condizioni in cui i nostri nonni, che pur non sapendo di scienza e conoscenza, ma solo forti dell'esperienza contadina, ce lo avevano consegnato e che era un "vero parco".
Per questi motivi e per molti altri, non possiamo che insistere nell'obbiettivo primario dell'eradicazione di tutte le specie sconsideratamente introdotte nel nosro territorio, a cominciare dai mufloni e dai cinghiali.
Guido Allori, agricoltore indigeno
Presidente Coldiretti Elba