L’Unione europea e il ministero dell’ambiente hanno proposto un ampio Sito di interesse comunitario (Sic) marino dedicato al tursiope (Tursiops Truncatus) che dovrebbe estendersi dalla bocche di Bonifacio fino a tutta la costa toscana e che farebbe il paio con un altro grande Sic individuato del Nord Adriatico tra Veneto ed Emilia Romagna e a Rosignano Marittimo si è svolto il primo confronto su questa ipotesi che ha coinvolto parchi dell’Arcipelago Toscano e della Maremma, associazioni dei pescatori e ambientaliste, comuni ed enti di ricerca.
L’avviso di procedura di infrazione (caso EU Pilot 8348/16) riguarda il "Completamento della designazione della Rete Natura 2000 in Italia” per il mancato completamento della designazione dei siti in Italia (sia a terra che a mare), da risolvere in tempi molto brevi.
Infatti, nell’agosto 2016 il ministero dell’ambiente aveva affidato all’Ispra una prima ricognizione e ne è emersa la conferma che l’Arcipelago Toscano è un’area importante per uccelli marini, tursiopi e l’habitat delle scogliere e quindi da sottoporre a Sic insieme al Banco di Santa Lucia, di competenza del ministero dell’ambiente perché ricade fuori acque territoriali. La proposta avanzata è quella di realizzare un Sic e una Zona di protezione speciale (Zps) estesa su circa 1.000.000 di ettari come area importante per uccelli marini e tursiope, da affidare alla Competenza della Regione Toscana.
Ma nel settembre 2016 la Regione Toscana aveva espresso forti perplessità nell’istituzione dei Sic proposti, «Anche in rapporto al quadro conoscitivo preparato da Ispra» ed aveva evidenziato che «Esiste un quadro normativo, nazionale e internazionale, già attivo che può riguardare la salvaguardia di queste specie in ambito costiero ritenendo inadeguato istituire un grande SIC su di un target in movimento, come i gruppi di Tursiopi presenti lungo tutta la fascia costiera toscana».
Nel novembre 2017 si è tenuta una riunione tecnica al ministero dell’ambiente alla quale ha partecipato anche il ministero delle politiche agricole (competente per la pesca) durante il quale le Regioni costiere interessate hanno fatto presente nuovamente le loro perplessità, anche in relazione al tema alle loro competenze in ambito marino. Il ministero dell’ambiente a ha quindi proposto un percorso condiviso con quello delle politiche agricole che comprende anche la valutazione della sostenibilità socio economica dell’istituzione di nuovi Sic.
Il 2 febbraio 2018 tutte Regioni costiere, coordinate dalla Regione Sardegna capofila della commissione interregionale ambiente, hanno nuovamente espresso le loro perplessità sia di tipo tecnico che amministrativo su un documento unitario che sottolinea sia «la non condivisione delle proposte emerse» che «la limitatissima operatività e capacità d’intervento delle singole regioni rispetto all’ampiezza dei problemi che coinvolgono l’ambito marittimo, non condividendo la posizione del Ministero di vedere nelle singole Regioni l’unico soggetto istituzionale competente in ordine all’individuazione e alla gestione di Sic marini, con la responsabilità piena di eventuali problematiche che dovessero determinare dalle procedure d’infrazione». Il 12 e 13 febbraio si è svolto al ministero dell’ambiente un incontro bilaterale con la Commissione Europea durante il quale i tecnici della Commissione hanno chiarito quanto previsto nelle direttive habitat e
Uccelli e ribadito l’importanza dei quadri conoscitivi sulla presenza di specie e habitat come presupposto di base per l’individuazione dei nuovi Sic ed hanno sottolineato che il tema degli impatti di natura socio economica può essere affrontato nella definizione delle misure di conservazione».
Intervenendo al convegno di Rosignano Marittima, l’Assessore all’ambiente regionale, Federica Fratoni ha confermato la posizione già espressa dalla giunta regionale: La Giunta regionale che ritiene che «L’eventuale istituzione di limitazioni e/o ulteriori vincoli alle attività, vista anche la netta predominanza di imbarcazioni di piccole dimensioni e di limitata navigabilità, vada ad incidere profondamente sull’intero settore pesca toscano sia in termini occupazionali che economici; che l’individuazione di eventuali nuovi Sic a mare debba tener conto da un lato dell’effettiva efficacia di tali strumenti per la protezione di specie ed habitat e dall’altro della sostenibilità socio economica di tale scelta « e che l’istituzione del Sic «non può che avvenire attraverso un percorso partecipato».
Quindi il Sic – che si dovrà comunque fare – non potrà essere quello proposto dal governo ma dovrà basarsi sugli studi già realizzati da Arpat e università di Siena (in questo campo la Regione Toscana è all’avanguardia) e che individuano nell’area a nord dell’Elba e lungo la costa toscana quella di massima concentrazione dei tursiopi. Il modello di partecipazione proposto è quello che ha portato all’istituzione dell’area marina protetta di Capraia, illustrato dal presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri.
Il percorso proposto dalla regione Toscana è condiviso anche dagli ambientalisti. Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana, dopo aver ricordato che mentre intanto l’Italia alla Conferenza delle parti della Convention on biological diveristy dell’Onu in corso a Sharm el Sheik stava prendendo altri impegni per estendere il mare protetto e che le aree marine protette sono necessarie per salvare biodiversità, clima e pesca, ha evidenziato che le cose per il mare toscano non vanno per niente bene e che è dal 1982 che si aspetta di istituire l’area marina protetta dell’Arcipelago Toscano che successivamente il governo si era impegnato a realizzare entro il 2012 firmando la Convenzione di Barcellona. «E’ un vero scandalo internazionale», ha detto mazzantini, che ha aggiunto che «La pesca, ormai ridotta a poche centinaia di pescherecci, non è “il problema”, visto che i pescatori e i delfini hanno a che fare con gli stessi nemici: inquinamenti da petrolio e plastiche, bracconaggio, cambiamenti climatici. Un mare senza pescatori e delfini non è un mare vivo e i tursiopi e i pescatori si salvano insieme o non si salvano. Quindi bene la partecipazione e la revisione della proposta avanzata dal governo, ma alla fine il Sic si deve fare».
Un intervento condiviso anche dal rappresentante di Federcoopesca Toscana e dagli altri rappresentanti dei pescatori che hanno detto di non essere contro l’istituzione del Sic e di volere un percorso partecipato che garantisca alla fine risorse per le attrezzature “free-dolphin”, risarcimento effettivo dei danni e il coinvolgimento dei pescatori nelle misure di gestione. Inoltre, il Sic dovrà essere istituito insieme a un regolamento certo che assicuri la convivenza con le pratiche di pesca meno impattanti nella fascia costiera, dove è già vietata la pesca a strascico.
Anche la coordinatrice del Programma Mare del Wwf Italia ha detto che la convivenza tra pescatori e delfini è possibile e che ci sono in Europa e in Italia esempi che lo dimostrano. Per questo anche il Panda condivide il percorso avviato dalla Regione Toscana che va verso l’istituzione di forme di protezione a mare basandosi sui dati scientifici e il coinvolgimento degli operatori.
Altri, a partire dalla presidente del Parco regionale della Maremma Lucia Venturi, hanno invitato la Regione Toscana a ricalibrare anche la sua contro-proposta inserendo anche aree marine della costa maremmana note per essere frequentate dai tursiopi.
La Regione ha detto che quello di Rosignano marino è il primo appuntamento per arrivare rapidamente alla istituzione del Sic marino ed evitare la procedura di infrazione (e la successiva salatissima multa) con la partecipazione in primo luogo dei pescatori e del mondo scientifico e con un percorso definito in tutti i suoi passi e che porti a una proposta e a regole chiare e condivise.