La lettera aperta dell’ingegner Giangregorio agli amici della Terra è una sollecitazione a porre la problematica ambientale al centro dei pensieri, a farla divenire finalmente oggetto prioritario dei nostri interessi ed interventi. Finora è rimasta marginale, quasi che i segnali di malessere che il Pianeta ci invia da tempo non meritassero ascolto né tantomeno impegno quotidiano per affrontarli e tentare di risolverli. Oggi questi segnali sono diventati assordanti e le conseguenze, già gravissime, del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti: temperature medie troppo elevate, piogge devastanti, cicloni nelle regioni temperate, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, con pericolo per molte località costiere, anche elbane. Eppure l’inquinamento atmosferico che genera tali disastri continua a non essere sufficientemente arginato e l’accordo sul clima della conferenza internazionale di Parigi di tre anni fa, per ridurre le emissioni e quindi il riscaldamento globale, non ha forza necessaria per imporsi sull’egoismo di singoli stati e camminare con le proprie gambe, generando processi virtuosi in grado di evitare la catastrofe.
Ma adesso ci resta davvero poco tempo, troppo ne abbiamo sprecato: occorre che ciascuno di noi, se si ritiene una persona responsabile, se gli sta a cuore il futuro, se ha figli e nipoti o comunque desidera che, dopo di lui, chi erediterà la Terra possa godere delle stesse bellezze e risorse, agisca quotidianamente per limitare i danni: basta con l’abuso di plastica, con lo spreco di energia elettrica, con l’eccessivo consumo di alimenti che “costano” troppo in termini ambientali, perché richiedono un’infinità d’acqua, perché esigono l’abbattimento di foreste per la trasformazione in pascoli, perché vengono da troppo lontano e il loro trasporto contribuisce al degrado. Curiamo invece l’ambiente che ci circonda come fosse la nostra casa, impegniamoci per una differenziata seria, raccogliamo la plastica dalla spiaggia che frequentiamo d’estate, per evitare che finisca nello stomaco dei pesci e da loro, attraverso la catena alimentare, nel nostro, coinvolgiamo i nostri bambini e ragazzi in questo sforzo, spiegando perché è necessario: loro di solito sono più sensibili degli adulti su queste tematiche! Scegliamo di appoggiare le associazioni ambientaliste, che da anni si battono per obbiettivi virtuosi, con una volontà caparbia e a volte eroica, e le forze politiche che hanno nel loro programma la salvaguardia del pianeta e l’adozione di strategie adeguate alla difficile sfida. Ce la possiamo ancora fare, se non siamo miopi, se non continuiamo a coltivare egoisticamente il nostro orticello, ma guardiamo oltre, al futuro prossimo che già ci incalza e non consente più dubbi, omissioni, dilazioni.
Perché, come recita un proverbio dei nativi americani:
“Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli. E’ nostro dovere restituirgliela.”
Maria Gisella Catuogno
Foto di Adriano Locci