La svolta ambientale a cui si punta non solo sul piano nazionale, se non vogliamo precipitare in un abisso, richiede anche un serio e adeguato riassetto istituzionale che ha bisogno però, se vogliamo evitare nuovi pasticci, di un serio confronto pubblico. Un confronto che non può avvenire come ha giustamente scritto Alessandro Volpi sul Tirreno, a ‘colpi di slogan’. E se sono rilevanti i risvolti finanziari derivanti dalle modalità di copertura delle funzioni eventualmente trasferite alle Regioni a partire dalle tre già in discussione Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, non lo solo meno i ruoli che potrebbero assumere i vari e diversi livelli istituzionali. E’ in discussione l’idea stessa di Stato. E non è certo un caso che si parta dalle Regioni con la loro richiesta di regionalismo differenziato, ma che stia ripartendo anche la discussione sul ruolo delle province –tra slogan all’insegna del poltronismo – che la legge Delrio ha strapazzato. A monte vi stanno il Titolo V con cui non si é riusciti dopo anni a stabilire quella leale collaborazione tra Sato e Regioni con quel sistema di autonomie per molti versi dissestato.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Se lo stato pur riprendendosi in collo gran parte delle competenze che avrebbero dovuto essere gestite in collaborazione, non è riuscito ad avvalersene. D’altronde non è un caso che il testo approvato dalla Camere su cui si svolse poi il Referendum prevedesse - come disse lo stesso Renzi- una ‘punizione’ per le regioni e l’estromissione delle Province dalla Costituzione. Insomma come è stato detto si è ‘resuscitato’ l’interesse nazionale.
Così le regioni hanno oggi minori compiti legislativi in compenso ne stanno gestendo di più sul piano amministrativo compresi alcuni delle stesse province.
Sono invece cresciuti i ricorsi costituzionali dall’una e dall’altra parte.
Come sorprendersi perciò che le politiche di pianificazione, progettualità, integrazione a tutti i livelli risultino in crisi. Crisi che riguarda soprattutto l’ambiente anche nei suoi ambiti più rilevanti e qualificati come i parchi e le aree protette, il mare. Chi ha più notizie del Santuario Pelagos sui cetacei istituito con legge nazionale?
Idem per i fiumi etc etc.
Per fronteggiare efficacemente e non velleitariamente questa confusione lo stato non deve frantumarsi dell’altro ma trovare finalmente un assetto istituzionale e costituzionale che non debba premiare qualcuno e penalizzarne altri. Una valida politica nazionale specie per l’ambiente ma non solo ha bisogno di ‘leale collaborazione’ non dovrebbe essere difficile capirlo anche se è sicuramente più difficile concretizzarlo.
Renzo Moschini