Per la maggior parte degli organismi viventi, colonizzare un’isola sperduta e sopravviverci è un gioco molto duro. Le risorse limitate delle piccole isole non permettono la sussistenza di grandi popolazioni che, con numeri di individui tanto ridotti sono facili vittime di eventi sfavorevoli. Una delle leggi più note della biologia è che il numero di specie che vive su un’isola dipenda strettamente dalla sua dimensione. Di conseguenza, le isole presentano un numero molto ridotto di specie rispetto a regioni continentali della stessa superficie.
La rivincita delle isole si gioca sull’unicità delle loro comunità, che rimanendo isolate spesso per tempi lunghissimi, finiscono per diventare collezioni uniche di specie endemiche evolute sul posto o antiche relitti ormai estinti altrove. Ecco che ogni specie di un’isola rappresenta una ricchezza la cui perdita diventa un evento irreparabile e si deve quindi mettere in atto ogni possibile strategia atta ad evitarlo.
Tra le isole Toscane, Montecristo è sicuramente l’isola più aspra e isolata. Qui le risorse sono limitatissime in qualità e in quantità e non a caso per molti gruppi di viventi l’Isola di Montecristo è tra le più povere dell’intero continente europeo. Ma tra queste flore e faune ridottissime vi sono decine di specie che rappresentano popolazioni uniche, da proteggere a qualsiasi prezzo. Non a caso, l’isola è una riserva integrale con accesso strettamente limitato a un numero fissato di visitatori. Proprio per proteggere questa unicità, su Montecristo si concentrano moltissimi progetti volti a preservare e a riportare le condizioni dell’isola a quelle originali.
Tra le perturbazioni più ingenti a cui l’isola era stata sottoposta vi era sicuramente la popolazione invasiva di ratti. Il ratto non è un elemento naturale sull’isola, ma è stato trasportato su di essa grazie alle attività umane. I ratti sono stati abilissimi a sfruttare le risorse limitate dell’isola incidendo pesantemente sull’ecosistema dell’isola. In pratica un numero imprecisato di specie vegetali e animali venivano limitate, se non completamente rimosse, dall’azione dei ratti. Nel 2012, grazie al cofinanziamento di un progetto europeo il Parco Nazionale ha partecipato all’eradicazione del ratto dall’isola e a distanza di qualche anno si possono vedere molti segni di miglioramento. Tra questi sicuramente le popolazioni di farfalle.
Infatti, nonostante un gran numero di ricerche effettuate sull’isola durante gli ultimi 40-50 anni, le farfalle registrate per Montecristo prima dell’eradicazione erano soltanto nove e una di esse, Parargeaegeria, era stata avvistata una sola volta a metà degli anni settanta. Nel 2014, dopo l’eradicazione, è stata organizzata una Butterfly Week nel parco Nazionale e i ricercatori sono tornati sull’isola per la prima volta dopo l’eradicazione del ratto a osservare le farfalle. Due specie di farfalle ancora non conosciute per l’isola sono state osservate oltre a un singolo esemplare di Parargeaegeria. Le indagini sono proseguite negli anni successivi da parte di diversi gruppi di ricerca e le specie nuove individuate nel 2014 sono state confermate. Inoltre gli esemplari di queste specie sono stati analizzati per l’impronta genetica che ha dimostrato che le popolazioni di Montecristo sono sull’isola da molto tempo, sicuramente presenti anche prima dell’eradicazione del ratto. La Pararge però rimaneva ancora una specie rarissima almeno fino al 2016 quando un gruppo di ricercatori Fiorentini guidati da Filippo Fabiano non ne ha confermato la sua presenza all’inizio di giugno. Quest’anno invece, sempre all’inizio di giugno, durante una ricognizione organizzata dal gruppo del Dr. Leonardo Dapporto in collaborazione col Parco Nazionale e volta proprio a valutare la ripresa delle farfalle sull’isola, Parargeaegeria è risultata essere la specie più comune dell’isola, con decine di esemplari che volavano nel giardino della Villa. Impossible che un numero simile di esemplari possa essere sfuggito alle ricerche precedenti.
La spiegazione più plausibile per questi risultati è che i ratti abbiano limitato le popolazioni di alcune farfalle in modo così drammatico da renderle quasi invisibili ai ricercatori, fino al momento della loro eradicazione quando e le popolazioni native hanno potuto finalmente tornare a crescere. Non sappiamo se e quante specie di farfalle mai viste sull’isola possano essersi estinte, ma sicuramente almeno tre specie su undici note (più di un quarto) hanno beneficiato dell’eradicazione del ratto. Per tutti gli altri insetti purtroppo non vi erano dati di raccolte sull’isola così dettagliati nel passato da permettere dei confronti diretti, è però possibile pensare che questo rapporto di una specie ogni quattro possa essere esteso a molti gruppi animali e ritenere che l’eradicazione del ratto abbia beneficiato decine e decine di popolazioni di questa comunità unica.
Leonardo Dapporto