Sono sicuro di non sbagliare se prevedo che a fine stagione, commentando il trend economico non proprio brillante dell’isola negli ultimi anni, i primi quattro imputati saranno:
1. Gestione associata
2. Il tempo meteorologico.
3. Il costo dei traghetti.
4. Aeroporto.
Sono tutti argomenti seri che certamente necessitano di un approfondimento.
Se continui a leggere vorrei però spiegarti che questi, escluso il clima, sono “soltanto” degli “strumenti” (quindi al servizio di qualcosa d’altro), da mettere in campo e che probabilmente ben funzionerebbero, se prima ci fosse qualcosa che rende la nostra isola un magnete in grado di attrarre domanda turistica.
Vado al sodo.
Per “vendere” con successo una località turistica, questa, come qualsiasi altro prodotto commerciale, deve avere almeno una caratteristica che la differenzia dalle altre destinazioni turistiche.
Detto in altro modo.
Per competere almeno con le destinazioni all’interno del Mare Nostrum (Mediterraneo), è necessario confrontarci con:
A. Mediterraneo orientale, che va dalla Croazia alla Turchia, passando per l’Albania e la Grecia (mete recentemente molto frequentate dai nostri ex ospiti di lingua tedesca!).
B. Costa meridionale del Mediterraneo, dal Mar Rosso a Gibilterra che con l’acquietarsi di guerre e terrorismo ha ripreso vigore commerciale, del resto anche queste zone costiere africane vivono, come noi, di turismo.
Premesso che nessuno è Harry Potter, quindi niente bacchetta magica, possiamo intanto intenderci su due cose fondamentali.
Cosa NON dovremmo fare:
1. Pensare di poter accontentare tutti!
2. Confondere il nostro pubblico di riferimento (target) con offerte contraddittorie sullo stesso territorio.
Cosa fare URGENTEMENTE:
1. Focalizzare l’offerta turistica dell’isola d’Elba.
2. Arrivare primi nella proposta
(ricordi quando la Toremar inserì l’area giochi sulle navi ad imitatio dell’allora concorrente Moby? L’effetto fu di fare pubblicità alla concorrenza!)
Proposta.
Siamo in un grande ritorno d’interesse per la questione (vitale) climatica, ebbene usiamola virtuosamente per un GRANDE PROGETTO DI RESTAURO AMBIENTALE che possiamo venderci (leggi=farci marketing per i prossimi vent’anni) in tutto il mondo con uno slogan (la butto lì):
“100.000 alberi all’anno per 10 anni per l’isola più verde del Mediterraneo!”
Intorno a questo progetto-slogan possiamo costruire un’isola veramente attraente per un target turistico d’eccellenza, non necessariamente elitario, e un innalzamento all’ennesima potenza della qualità della vita dei residenti, con qualche probabilità di futuro dignitoso per i nostri figli… e nipoti.
Come declinare nella realtà questo progetto?
Si tratta di fare una cosa seria, non abborracciata o solo di facciata come ne abbiamo viste tante: non funzionano!
Per capirci faccio degli esempi che sono disponibile a spiegare nei dettagli, sia progettualisticamente che dal punto di vista della comunicazione.
1. Incaricare i forestali, coinvolgere Parco Nazionale e Amministrazioni locali ed europee (ci sono tanti soldi per contributi di questo tipo!) per una ricognizione sia sulla letteratura che sul territorio al fine di preparare un progetto di recupero del climax di alcune zone “verdi” insulari.
Si parte con un progetto parziale da estendere successivamente al resto dell’isola.
2. Espianto di flora (e fauna) alloctona (portata da fuori) e contemporanea piantumazione e/o inseminazione di vegetazione autoctona.
===>Per favore vai a vedere su YouTube questa storia vera:
https://youtu.be/YIFDlYqtXDA fino alla fine però, dura mezz’ora!
3. Cura e recupero dei castagneti, non sono autoctoni, ma sono la nostra storia da almeno 800 anni.
4. Attenzione meticolosa verso il mondo vegetale (al quale è collegato quello animale).
Faccio uno dei tanti esempi possibili: stop alla distruzione dei canneti e dei fossi coi “trincia tutto” e altri mezzi meccanici, una vera barbarie mandare le ruspe nei fossi, è sufficiente “pulire dai materiali (meglio sarebbe non buttarceli) che intasano il normale deflusso dell’acqua.
5. Rivisitazione del verde urbano con restauri di edifici (almeno quelli pubblici) prevedendo le “pareti vegetali”.
6. Incentivare e favorire il passaggio ad un’agricoltura integrata e biologica.
7. Grande campagna di sensibilizzazione e partecipazione dei residenti, a partire dalle scuole, dalle associazioni economiche ed imprenditoriali più lungimiranti dell’isola e al mondo dell’associazionismo di tutti i tipi. Dico così perché è un cambiamento di visione che se non sarà condiviso, sarà tempo perso.
8. Comunicazione a trecentosessanta gradi sui mezzi d’informazione, dalla stampa ai social, sul contributo che l’isola d’Elba darà alla lotta contro la crisi climatica in corso.
Bingo!
Infatti… dimenticavo:
le piante sono la strategia vincente, poiché assorbono dall’atmosfera l’anidride carbonica insieme agli inquinanti ed emettono ossigeno!
O qualcuno pensa che riusciremo a ridurre l’effetto serra grazie ai meeting e agli accordi internazionali?
Graziano Rinaldi
Imprenditore