Il 23 luglio 2015 gli abitanti dell’isola d’Elba e del golfo di Follonica hanno visto arricchirsi la cucina locale di un nuovo piatto: le “EcoBalle alla cerboliana”. Questo piatto può essere gustato sia direttamente in mare, dal boccaglio delle nostre maschere o attraverso i pori dell’epidermide, sia - nella sua variante “spillover”, molto trendy in questo periodo post-confinamento - in località di mare sempre più distanti dal luogo originario: i fondali intorno all’isola di Cerboli. Per pregustare questo piatto di Balle basta prestare attenzione ai notiziari e ai titoli di quotidiani locali e nazionali.
Di che stiamo parlando? Nel luglio del 2015, da una nave diretta in Bulgaria con un carico di plastica da incenerire sono “cadute” in mare 63 tonnellate di rifiuti di plastica compattati in 56 EcoBalle.
Qualcuna di queste EcoBalle è affiorata e si è spiaggiata, altre sono state pescate per caso dai pescatori, ma in sostanza niente è stato fatto per la loro rimozione. Insomma, anche se a tratti la questione torna a galla, gran parte di queste EcoBalle restano in fondo al mare. La storia di questo disastro ambientale è lunga, ma, grazie ad un’inchiesta di Greenpeace (1) e al successivo esposto alla Corte dei Conti contro la regione Toscana per danno erariale, il 26 giugno scorso si è aperto un nuovo capitolo.
“Le Balle sono sulla bocca di tutti” potrebbe titolare il Vernacoliere. Se davvero non c’è niente da ridere, l’ironia si fa amara quando sentiamo i proclami del ministro Costa che nel 2018 affermava di voler salvare la costa; restiamo sbalorditi nell’apprendere le passate questioni di lana caprina su quale ‘Potere’ dovrebbe ordinare a quale ‘Esecutore’ la rimozione delle Balle; ci cadono i devices per terra quando sullo schermo appare la notizia che nel 2016 ‘Qualcuno’ restituì i soldi dell’assicurazione sul trasporto marittimo dei rifiuti pericolosi perché non titolato alla rimozione dei rifiuti dai fondali marini.
Sessantatremila chili di plastica sono da cinque anni in fondo al mare del golfo di Follonica. In un’area marina protetta. Nel Santuario dei cetacei. Nel Parco nazionale dell’arcipelago toscano. E ogni giorno che è passato queste cinquantasei EcoBalle si sono pian piano disgregate, sfilacciate e frantumate. Ogni giorno che è passato le correnti e le mareggiate, ma anche le reti dei pescatori che vi sono incappate, hanno spostato le EcoBalle rendendone difficile la localizzazione ed il recupero; ogni giorno che è passato assessori, ministri, sindaci, capi di governo e di gabinetto, presidenti di regione e tanti altri amministratori, nel rimpallo delle responsabilità, sono diventati sempre più complici di questo disastro ambientale.
L’aumento della plastica sulle spiagge che si affacciano sul canale di Piombino è evidente. Le EcoBalle sono ad un punto critico del loro deterioramento, qualcuna si è già rotta, disperdendo tonnellate di plastica in mare. La permanenza delle EcoBalle nei fondali rappresenta una catastrofe ambientale gratuita, i 5 anni passati senza rimuoverle sono una vergogna nazionale.
Tra il 17 e il 23 luglio Greenpeace, con la sua campagna “Difendiamo il mare”, tornerà a campionare lo stato di inquinamento da microplastiche nel canale di Piombino. In quest’occasione, alla vigilia del quinto anno di EcoBalle in fondo al mare, proponiamo una mobilitazione diffusa, in mare e sulle spiagge, per gridare tutti insieme che ci si stanno “rompendo le Balle”.
Facciamo sentire la nostra voce e la nostra indignazione, pretendiamo l’immediato avvio dei lavori per la rimozione delle EcoBalle dai fondali del Parco nazionale dell’arcipelago toscano e per non farci raccontare più nessuna Balla.
Per adesioni:
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Giacomo Cortesi per Abaco
Qui l’inchiesta completa:
https://www.greenpeace.org/italy/rapporto/11967/un-santuario-di-balle/
Segnalo anche il video realizzzato da "Le Iene", anche questo dello scorso giugno:
https://www.iene.mediaset.it/2020/news/ecoballe-disastro-ambientale-elba_806968.shtml