Le balene sono così ritornate a Portoferraio nella giornata di giovedì 22 ottobre: due balenottere comuni (Balaenoptera physalus), una più grande e una più piccola, sono entrate nella tarda mattinata nella darsena medicea per rimanervi tutta la giornata e, almeno una di loro, fino a tarda notte: un classico direi per il porto del capoluogo isolano, un fenomeno che ho ampiamente descritto e documentato nel mio libro “Balene all'Elba” (Semper editrice) e ricordato ancora in un capitolo nella mia più recente opera “Appunti Elbani” (Logisma editore).
Come ho già scritto il suggestivo affiorare delle straordinarie creature marine dal caratteristico soffio, qui ha accompagnato gli antichi velieri, i primi piroscafi postali, le grandi navi carboniere che rifornivano gli altiforni, fino ai moderni traghetti che collegano l'Elba al continente.
Episodi simili sono documentati sin dal 1700, ma possiamo immaginarci che le stesse manovre dei grandi cetacei abbiano avuto luogo anche in epoche precedenti. È Arsenne Thiebaut De Berneaud a parlarci di un simile evento che ebbe luogo nel porto mediceo e nel golfo, nel 1713: allora i portoferraiesi non furono così gentili con il cetaceo, colpendolo con arpioni e colpi di moschetto e inseguendolo tanto che la povera bestia ne morì arenandosi sul vicino continente. Il fatto che allora la balena sia stato oggetto di offese da parte dei nostri concittadini settecenteschi fa pensare che abbia tenuto in comportamento simile a quello osservato giovedì scorso, e come ricordato, già visto più volte, accostandosi alle banchine, sfilandovi accanto tranquillamente, indugiandovi a lungo e riaffiorando sistematicamente negli stessi punti. Nel ‘700 ovviamente la balena era solo un “pesce” da predare e così i feraiesi più temerari e intraprendenti martoriarono la povera bestia rimanendo comunque a bocca asciutta perché questa sarebbe poi andata a morire sui lidi prossimi a Populonia.
Le cronache raccolte sui giornali del XX secolo si sprecano a decine, con ingressi in porto in particolari periodi dell’anno quali la primavera, l’estate e inizio e il medio autunno. Così nel novembre del 1926 “Il Popolano”, giornale delle cronache isolane, riportava la notizia:
“Un altro balenottero in rada”. Giovedì mattina avemmo la visita fugacissima di un mostro marino: di un balenottero di oltre 15 metri. Dopo alcune evoluzioni in darsena riprendeva il largo lasciando con tanto di naso i numerosi spettatori che in un fiato avevano gremito la banchina.
E ancora su un altro “Popolano” del 1934 si scriveva
“Due grosse Balene in darsena”. Mentre andiamo in macchina due grosse balene di circa 15 metri di lunghezza si aggirano fra la darsena e la rada … una folla di gente sulle banchine si gode lo spettacolo di queste due “bestione” che emergono, saltano si tuffano …
… e pochi giorni dopo la stessa testata (per quanto riguarda le balene la firma era spesso di Sandro Foresi) a commento di altri avvistamenti costieri avvenuti sul continente:
“Le balene dell’Elba a Voltri e Pegli”
Balene … cetacei … capidogli, da Follonica a Voltri, da Portofino a Pegli, [già si citavano inconsapevolmente i luoghi dell’odierno Santuario dei Cetacei ndr] scorrazzano, si divertono, si sollazzano destando la più viva curiosità in quelle popolazioni … balneari e con gioia dei corrispondenti giornali. Godersi lo spettacolo di una balena non è cosa di tutti i giorni, perché tutti non possono essere dei fortunati mortali come gli elbani dove le balene stanno di casa, e dove preferiscon molte volte finire tranquillamente i loro giorni … I giornali di “dentro terra” si meravigliano che le balene spingano il loro ardire fino ad avvicinarsi ad un miglio dalla spiaggia. Cosa da ridere; le abbiamo l’altro giorno avute, come scrivemmo, in darsena a due metri dalla banchina, in cerca di carezze dai ragazzi sparsi sulla calata del porto.
Per non parlare - purtroppo - degli spiaggiamenti avvenuti, della cattura con l’esplosivo del 1949 e per non citare le più recenti cronache del Tirreno, della Nazione o del Telegrafo (l'Unità 1983 ndr) i filmati presenti sul web delle balene del 2007, 2013, 2014 con i cetacei sempre in porto, fino a toccare le banchine, e qualcuno negli anni passati sarebbe riuscito effettivamente ad accarezzarle.
Un film già visto ma di quelli che si tornano a vedere, pellicole sempre emozionanti, di cui si sanno già le battute, ma che sembrano sempre delle prime, con i Portoferraiesi fermi per ore sulla banchina, con i bambini e “come bambini”, a scattare centinaia di foto o a fare filmati, a cercare di azzeccare il punto di emersione per coglierne le immagini, con la balena, o le balene, che sparivano da una parte e apparivano dall’altra - proprio perché sembra che fossero due e non una come si pensava - compiendo manovre di alta acrobazia, scodando e avvitandosi quasi a galla e passando sotto le cime di un grosso yacht ormeggiato al molo Elba o destreggiandosi accanto al moletto dei residenti.
Meraviglia ed apprensione erano ancora i sentimenti comuni sui moli portoferraiesi: si saranno perse? staranno invece banchettando con i branchi di piccoli pesci che adesso abbondano in porto? Tutto questo fino all’imbrunire quando la balena rimasta - l’altra sarebbe uscita prima dalla darsena - aveva ridotto i movimenti che prima erano invece più rapidi, emergendo più a lungo con sfiatate che sembravano sospiri. Poi è scesa la notte: sembra che l’animale sia rimasto fin dopo le 23 per uscire nella nottata, e riprendere la propria vita in mare aperto.
Portoferraio, porto delle balene oltre che città di Cosimo e di Napoleone: si potrebbe scrivere sui cartelli stradali che annunciano il capoluogo isolano. Fenomeni simili non avvengono ovunque mentre da noi, anche se non così frequentemente ma nemmeno così raramente, abbiamo le balene a banchina. Non sono molti i porti al mondo, o specchi d’acqua così limitati, dove avvengono simili meraviglie con una simile cadenza, potrei anche azzardare che sia l’unico. Di questi episodi speciali ci rimane la certezza che presso i nostri lidi si svolgono eventi straordinari per quanto riguarda la storia e la biologia delle balene mediterranee, da meritare forse, oltre a queste semplici note di storia e folklore locale, anche un ulteriore approfondimento degli studiosi e la convinzione che dobbiamo rispettare sempre più il mare e le sue forme di vita che sanno regalarci spettacoli così emozionanti.
Antonello Marchese
Fotografo Naturalistico e Guida Ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano