Gentile sig.ra Ria, concordo con Lei. Da qualche anno a questa parte a Marciana Marina il patrimonio arboreo è in declino, un declino simboleggiato dall'imprevedibile (?) nefasto crollo del pino monumentale ai Giardinetti sul lungomare (a proposito, quando lo si sostituirà?). Anche da parte mia la lettura del comunicato stampa a cui lei fa riferimento ha suscitato più di una perplessità. Gli alberi in questione, oltre a procurare indubbie utilità, se così "economicisticamente" vogliamo definirle, agli alunni e agli insegnanti che vivono la scuola generano un grande valore sul piano paesaggistico, formando una "quinta" nel cuore del centro urbano ben visibile per chiunque si trovi a circolare o passare per la provinciale di Marciana Marina ponendosi in continuità con quella, altrettanto imponente e caratteristica costituita dagli alberi prospicienti all'ex albergo "La Primula".
La giustificazione che si adduce per il loro abbattimento, tralasciando il discorso sull'intasamento dei pluviali che si commenta da solo, cioè dell'ennesima modifica alla viabilità resasi necessaria per la realizzazione di un tratto (di 30 metri?) di nuova pista ciclabile e il per il recupero di alcuni parcheggi non trovo sia particolarmente convincente. Specie dopo la recente cementificazione del tratto antistante il cimitero che ha visto la realizzazione di alcuni nuovi parcheggi a discapito dell'unica area verde comunale nella zona (il cui stato di colpevole trascuratezza in cui versava da qualche tempo certo non ne giustifica la giubilazione) e di un tratto di strada in acciottolato che, seppur mi rendo conto con le difficoltà legate alla sua manutenzione, rappresentava un'altra delle peculiarità di Marciana Marina. Quelle che singolarmente contribuiscono (contribuivano in questo caso) a formare quell'insieme che caratterizza uno dei paesi forse più raccolti, graziosi e armonici d'Italia.
Più in generale si nota una disistima del valore di piante messe a dimora con grande lungimiranza in tempi senza dubbio materialmente più poveri di quelli contemporanei (al di là delle drammatiche contingenze che stiamo vivendo) ma spiritualmente forse più ricchi e contraddistinti da valori meno superficiali e più autentici, anche per quanto riguarda la cura dell'ambiente urbano e peri-urbano che costituisce lo scenario della vita quotidiana dei più e che, quindi, si riverbera sulla qualità quest'ultima come numerosi studi hanno dimostrato. È una questione questa che, come lei accenna verso la fine del suo intervento, va ben oltre la vicenda di Marciana Marina (d'altronde, rimanendo sul concreto, non mancano altri esempi all'Elba, vedasi Pini di San Giovanni e fuori dall'Elba) e richiede una riflessione ampia e profonda che riguarda il rapporto tra l'uomo, i propri simili e l'ambiente sulla base del quale si struttura la realtà socio-economica politica.
Io credo che non si tratta di sostituire, sulla base delle sue innegabili problematicità, all'antropocentrismo attuale un rinnovato geocentrismo-paganeggiante. Altrimenti si corre il grande rischio di fondarsi su (o di portare a) un disprezzo dell'uomo e al rigetto tout-court di un patrimonio valoriale e materiale che ha grandemente contribuito in positivo all’emancipazione dell’uomo. Si tratta piuttosto di riconoscere che l'attuale antropocentrismo è "deviato e dispotico"
(Papa Francesco) e produce la cosiddetta cultura dello scarto che si ripercuote sul fratello più debole vicino e lontano fino anche agli alberi tagliati con crescente leggerezza perché di intralcio a una visione ampiamente discutibile di ordine e progresso.
Matteo Lipparini