Era diffusa l’attesa e anche la speranza che dopo la campagna elettorale le politiche ambientali ritrovassero finalmente l’interesse e l’attenzione che manca ormai da troppo tempo.
Il dopo elezioni con tutte le sue turbolenze e colpi di scena purtroppo non ha certo favorito le cose. Ora che abbiamo comunque un nuovo governo e il nuovo parlamento ha ripreso la sua attività bisognerà pure riuscire a rimettere in moto una situazione che per qualcuno dovrebbe addirittura ripartire -tanto per cambiare- da nuovi condoni. Si deve ripartire invece e innanzitutto da Roma ovviamente ma anche nelle regioni e negli enti locali per rivedere una ‘agenda’ che ha collezionato solo fallimenti.
La messa in sicurezza del suolo, la tutela del paesaggio, il ruolo dei parchi e delle aree protette urgono di impegni e progetti e non solo di adeguate risorse comunitarie e nazionali. Urgono in sostanza politiche e sedi in grado di gestire –come stabiliva il nuovo titolo V della costituzione azzoppato anche quello- in ‘leale collaborazione istituzionale’ un governo del territorio che è andato sempre più sbrindellandosi e frammentandosi anche in realtà regionali come quella Toscana che hanno alle spalle tradizioni valide e forti.
Come sappiamo anche da dati recenti l’unica cosa che è cresciuta a dismisura in questi ultimi anni è la litigiosità istituzionale che ha fatto rapidamente raddoppiare i ricorsi costituzionali dello stato contro le regioni e delle regioni contro lo stato. Gli effetti paralizzanti e penalizzanti non hanno risparmiato nessuno e l’ambiente ha pagato i prezzi più alti con le alluvioni, gli scempi paesaggistici, i disastri naturalistici con costi non soltanto finanziari enormi.
O si riparte da qui o i nostri beni comuni firranno travolti dalla pretesa di imporre e far prevalere gli interessi privati economico-finanziari su quelli pubblici semmai da svendere.
Ecco perché ai nuovi ministri dell’ambiente e dei beni culturali come alle commissioni ambiente di Camera e Senato si chiede –lo faremo formalmente anche come Gruppo di San Rossore- di farla finita con le manfrine a partire da quella che vorrebbe affibbiare, ad esempio, alla legge sui parchi o a quella sul suolo le colpe che sono della politica governativa e anche del parlamento che in più d’un caso gli ha tenuto bordone.
E la pressione più efficace anche nei confronti del centro è quella che sapranno esercitare regioni come la nostra mettendo finalmente a punto anche regole e norme che non se la menino ancora solo tra regione e comuni lasciando in panchina protagonisti e soggetti senza i quali la programmazione resterà mera chiacchera.