Nel corso delle ricerche condotte a bordo del catamarano del Centro Ricerca Cetacei sono state incrementate le osservazioni riguardanti l’interazione interspecifica del Tursiope nei confronti dell’uomo. Attraverso varie tecniche di approccio si è potuto osservare e documentare, con foto, video e registrazioni audio, il comportamento dei gruppi di Tursiopi nei confronti dell’uomo, sia A bordo di imbarcazioni, sia direttamente in acqua.
L'approcio dalla barca può avvenire con barca in movimento o ferma, ma nella quasi totalità dei casi essa deve continuare a seguire il nuoto dei cetacei, i quali sembrano accettare maggiormente questo tipo d’approccio se non sopravvengono variazioni come cambi di giri del motore, deviazioni di rotta, stop della barca o spegnimento del motore. L’imbarcazione ferma non risulta essere mai d’interesse per i Tursiopi ed è mal accettato il passaggio dalla propulsione a motore a quella a vela o viceversa. La navigazione a vela, per quanto ragionevolmente gradevole ai cetacei, comporta movimenti della barca più disarmonici e velocità ridotta, diminuendo l’interesse mostrato dai Tursiopi i quali interagiscono esclusivamente per gioco o per facilitazione del nuoto sull’onda di prua.
I segnali positivi sono caratterizzati in prevalenza dalla presenza di un numero di individui maggiore di 4, con presenza mista di adulti e sub-adulti, in attività di travelling o socializing intraspecifico e si manifesta con bowriding.
L'approcio dell'uomo in acqua avviene in condizioni di mare calmo e quando già sono conclamati tutti gli altri segnali positivi dell’approccio dalla barca. L’approccio con uomo in acqua può avvenire con barca in movimento o ferma. In questo caso la probabilità di ottenere un atteggiamento positivo è maggiore con la prima modalità, che diventa una prosecuzione dell’approccio dalla barca, con gli stessi risultati nettamente più positivi, in quanto i delfini, a parte un breve timore iniziale, sembrano vivere la situazione con maggiore tranquillità, come una variante del ben noto rapporto con l’imbarcazione. L’uomo durante questo approccio è fermo e si trova assicurato a una cima fra le prue dei 2 scafi del catamarano, in questo modo risulta totalmente passivo evitando il rischio di mostrare segnali di qualunque genere all’animale, siano es si minacciosi o non. La seconda modalità, cioè l’approccio in acqua da barca ferma, è la più complessa, ma indubbiamente la migliore per comprendere i segnali del corpo di questi animali, essendo tutti rivolti all’uomo. L’ingresso in acqua deve avvenire da parte di una o poche persone col minimo impatto possibile. È preferibile utilizzare pinne per ottenere un nuoto più fluido e ordinato, ed anche in questo caso è opportuno mostrare la minor quantità di segnali del corpo, mantenendo un moto lento e costante in una direzione parallela al moto dei Tursiopi.
Tra i segnali positivi di risposta dei tursiopi abbiamo:
Nuoto molto lento a debita distanza, ma mai divergente e con mantenimento della fase di superficie.
Riduzione della distanza di sicurezza a circa 2 metri nella modalità con l’uomo fissato a barca in movimento, 6-10 metri con l’uomo libero in acqua.
Deviazioni del n uoto in direzione del ricercatore brevi con tipico inarcamento laterale del tronco anteriore del corpo (Figura 10).
Nuoto affiancato all’uomo, avvenuto soltanto nella modalità che coinvolge la barca.
Interruzione del nuoto e osservazione del ricercatore a breve distanza, tipica solo della prima modalità.
Distacco dal gruppo di un individuo che converge verso l’uomo indirizzando fortemente verso di lui i click del biosonar, tipico solo della modalità che non coinvolge la barca.
Tutte le tecniche di approccio sono state adottate esclusivamente dai ricercatori o da personale formato dai ricercatori, ricordiamo infatti che approcciarsi ad animali selvatici può essere pericoloso e di disturbo per gli animali stessi se non vengono letti i segnali comunicativi nelle modalità corrette.
Centro Ricerca Cetacei (abstract della tesi di Giada Padovani)