Ce n’é voluto prima che l’Elba si ricordasse, eravamo a ridosso della stagione estiva 2020, che da cinque anni c’erano le famose ecoballe a Cerboli, vicinissime al nostro mare, che stavano facendo capolino.
Cinque anni sono niente, eravamo nell’emergenza per quei rifiuti in mare e qualche Santo provvide, rispetto a trentanove anni dalla legge 979 del 1982 che individuava le aree protette marine da poter istituire, tra le quali quella dell’Arcipelago Toscano.
Cosa voglio dire? Due questioni diverse ma il tema è il solito: la tutela del mare e quali azioni esercitare per la sua protezione e non solo. E’ sembrato, e sembra, di vivere non su un’isola!
Nel 2016 si discute di cambiare la legge 394/91 (Aree Protette Naturali), dall’Elba neanche uno sbadiglio. Come se il Parco Nazionale non esistesse! Le politiche e le azioni di sistema ci sono indigeste. Non si è mai pensato neanche a strategie e progetti riguardanti la blue economy per salvaguardare il mare.
L’Arcipelago Toscano è stato inserito nell’elenco delle realtà che hanno bisogno di difendere il mare, perché l’ambiente marino è portatore di tali valori di cui il nostro ordinamento, la nostra legislazione, debbono necessariamente tenerne di conto.
Il tema del mare, della sua salute, della sua messa in sicurezza, della sua promozione dovrebbe essere pane per i nostri denti.
Invece, tranne il Parco Nazionale dell’Arcipelago (e ci mancherebbe non lo facesse), le associazioni ambientaliste e qualche altra realtà presente all’Elba tutto tace o quasi! Si fa quasi finta di niente, o ci si trincea in un cincischiare (è uno dei “marchi di certificazione” nostrani) imbarazzante. Quel prendere tempo di fronte, invece, ad un’urgenza che il mare reclama.
L’argomento è scivoloso? Almeno si dicessero i perché! Quindi inopportunamente si prende e si perde tempo. Si sente dire: dobbiamo aprire un confronto con il territorio. Benissimo! Ma chi lo deve aprire questo confronto “Pinco Pallino”? Certo bisognerà affrontare chi sarà contrario e tentare di convincerlo.
Si ha l’incomprensibile timore che la futura area marina protetta possa mettere in crisi il turismo, la pesca, la navigazione e magari chissà altro. Insomma al fondo dei contrari e dei titubanti c’è l’idea che l’uso del mare non ha bisogno di nuovi e utili accorgimenti. Senza pensare che il mare con i suoi fondali e la nostra costa, invece, ci chiedono protezione e risanamento.
Si accerti lo stato dei luoghi a mare e della costa attraverso una utile istruttoria tecnica, si realizzi uno studio preliminare che metta nero su bianco le finalità e i conseguenti effetti che la stessa area marina protetta avrà dal punto di vista economico e ambientale per la comunità.
Questa auspicabile area marina è un progetto, in sintesi, di riparazione del mare e della costa, dove divieti e limitazioni necessari debbono essere adattati alle specificità locali.
Quei vincoli non saranno un ostacolo ed è per questo che si possono giustificare per periodi lunghi. Di sicuro serviranno a far risparmiare risorse pubbliche per risanare la costa.
Ai cittadini, non c’è dubbio su questo, vanno date ampie garanzie e informazioni per comprendere il bisogno della protezione per una nuova e saggia politica del mare.
Scienza e istituzioni si incontrino perché se il futuro del mare è minacciato seriamente, non solo non vanno negate le aree marine protette, ma bisogna fare in fretta a istituirle! Troppo tempo è passato!
L’UE ci dice che il 30% del mare va protetto entro il 2030. Non ci deve appassionare che ci siano, se non ottemperi, le varie sanzioni per danno ambientale, ma prevenire e impedire che ciò avvenga.
Se a terra c’è uno smottamento, una frana si vedono, ciò che è avvenuto e avviene nei fondali spesso lo si vede dopo anni. Una politica che pensa alle riforme dovrebbe prevedere, non so mai se ci riusciremo, che nei bilanci pubblici si arrivi a quantificare benefici e costi di un ambiente curato o degradato.
Aprire l’iter dell’istituzione dell’area marina sarebbe una risposta chiara all’Isola, alla Toscana, al Paese, al Mondo.
Il PD accetti la sfida e lavori per questo obiettivo comune.
Giovanni Frangioni