La stagione sembra volgere finalmente al cambiamento. Dico sembra perché il clima quasi estivo che si è protratto fino ai primi ottobre e la lunga siccità anche nel mese notoriamente celebrato dagli isolani con la raccolta dei funghi ci lasciano perplessi e increduli.
Sto parlando della famosa “rinfrescata” apprezzata dagli elbani - in genere coincide infatti con la conclusione della più impegnativa “stagione turistica”- e dalla natura mediterranea che dà il meglio di sé proprio nelle mezze stagioni quando il clima non è così caldo ma nemmeno così freddo e le funzioni vitali dalla flora si ripristinano, con il distendersi e idratarsi delle foglie delle piante sempreverdi della macchia, prima avvizzite per la lunga quiescenza estiva.
Sui pendii rocciosi del Volterraio ritornano gli aromi della lavanda selvatica (Lavandula stoechas) e dell'elicriso (Helichrysum italicum), profumi ormai quasi spariti per l'interminabile siccità e dalle piccole ceppaie situate nelle fessure delle rocce rispuntano le foglie dell' endemico fiordaliso (Centaurea aetaliae), mentre i piccoli cespuglietti di nipitella (Clinopodium nepeta) tornano a fiorire e le fronde della felcetta di Tineo (Allosurus tinaei), della cedracca (Ceterach officinarum) e dell'asplenio (Asplenium trichomanes) a rispuntare tra le pietre. Il nero coleottero timarca (Timarcha nicaeensis) riprende instancabile il suo lavoro, facilmente osservabile dall'escursionista che avanza sui sentieri. Tutta la flora e le diverse specie di licheni presenti sul rilievo e sulle mura del castello apprezzano quelle giornate umide di scirocco, con le nuvole basse, quando la torre di roccia che sostiene la rocca scompare nei nembi, già ben al di sotto della chiesina di San Leonardo. L'antica fortezza rimane completamente nascosta, così da farci tornare con la fantasia ai tempi antichi, pensando alla piccola guarnigione che una volta presidiava la struttura, quando in giornate come queste doveva trovarsi completamente isolata visivamente dal resto del mondo, seppur non lontano, con il modesto fabbricato che accoglieva l'esigua truppa quale unico rifugio per il vento, per l'umidità e le altre avversità meteorologiche. Il ristoro di uno scoppiettante camino doveva essere essenziale alla fine del turno per le sentinelle poste a scrutare il grigio e limitato panorama dagli spalti del castello e per i soldati di rientro dalle corvée quotidiane.
E' questo clima che invece dà il benvenuto alle specie all'avifauna svernante sui rilievi isolani, provenienti da montagne ben più alte del continente, dove hanno passato l'estate. Tra questi migratori stagionali sono i sordoni (Prunella collaris) che osservo e che ritraggo abbastanza facilmente sulle asperità rocciose mentre emettono i melodici e delicati cinguettii, a volte spuntando tra i merli della fortezza, con il loro verso dal ritmo incalzante. In questi giorni di cambiamento di stagione, osservando le mura della rocca, con un po' di fortuna, può capitare di osservare e fotografare il picchio muraiolo (Tichodroma muraria) abbarbicato tra le pietre a beccare le sue minute prede tra le fessure del castello. Già osservato in passato anche sui muraglioni dei bastioni medicei, qualche anno fa ho avuto l'opportunità di ritrarlo proprio al Volterraio, con la sua livrea colorata come quella dell'antico capitano della rocca, in alta uniforme, come se fosse al comando delle schiere dei più mimetici e schierati sordoni.
Antonello Marchese
Guida ambientale e guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile
Alpini al mare
Chi pensa che le nostre isole siano importanti “solo” come luogo di sosta dei migratori e per la riproduzione delle berte non conosce gli illustri ospiti invernali dei nostri “scogli”.
Nel mese di ottobre, mescolati alle migliaia di altri passeriformi (pettirossi, tordi, merli, capinere, passere scopaiole eccetera) arrivano gli “alpini”! Non quelli in grigioverde con la penna sul cappello, ma quelli dalle mille sfumature del marrone, alcuni, oppure del nero e del grigio (con una concessione di rosso esplosivo)!
Mi riferisco al Sordone (Prunella collaris) e al Picchio muraiolo (Tichodroma muraria) ritratti nelle foto di Antonello Marchese e mie.
Il Sordone l’ho conosciuto una valanga di anni fa sui monti sopra Rio Elba (Monte Strega, soprattutto) durante le mie passeggiate invernali. È un uccello delle dimensioni di un grosso passero, dalla colorazione marrone assolutamente mimetica con solo due concessioni “estetiche”: un bavaglino a barre bianche e nere ed una elegante sfumatura rossiccia sui fianchi. Si muove in gruppo e passa molto tempo a terra in cerca di insetti. Il suo volo è particolarmente potente e deciso, da allodola, e la dice tutta su quanto per lui le distanze contino poco. Nelle alte montagne da dove proviene (dai 1800 ai 3000 metri!) l’uomo è una presenza sporadica e distratta, molto più interessata a sfoggiare la sua multicolore attrezzatura tecnica che agli uccelletti che gli volano davanti; quindi i sordoni possono permettersi il lusso di ignorarlo e sono piuttosto confidenti. All’Elba sverna regolarmente, ma in piccoli gruppi, sui principali picchi montuosi, di solito mantenendosi proprio sulla cima o poco sotto.
Il Picchio muraiolo, a dispetto del nome, non è affatto un picchio. È più affine allo scricciolo che ai picchi ma condivide con questi ultimi grandi capacità di arrampicatore. Solo che le mette in atto su rocce e muraglioni piuttosto che sui tronchi degli alberi! È un piccolo passeriforme paffuto, una pallina grigia e nera che si arrampica sulle rocce sondando ogni crepa col becco lungo e sottile, ricurvo al punto giusto per meglio esplorarle in cerca di insetti. Quando si arrampica, ma assai di più quando spicca il volo, cala la sua carta cromatica vincente; le ali nere e rosse, con vistose macchie bianche sulle punte delle remiganti! Impossibile non sorprendersi davanti a quel pulsare bianco, nero e rosso. Il volo, in questo, lo aiuta: sembra una grande farfalla o una minuscola Upupa! Viene da chiedersi come faccia, con quel tranquillo volo sfarfallato, a venire giù dai suoi abituali 1000-3000 metri e raggiungere le nostre Isole, anche le più lontane dalla costa, come Capraia (dove è ospite invernale fisso e abbondante) per passare l’inverno a volte sulle falesie a picco sul mare, fin quasi dove frangono le onde! Durante la migrazione, prima di trovare il suo “muraglione perfetto”, sosta in posti veramente improbabili. Un paio di anni fa ne trovai uno abbarbicato ad un argine di terra alto sì e no un metro, lungo la strada per Nisportino. S’era accontentato di una piccolissima riproduzione di casa per fermarsi un attimo e poi ripartire, magari con un ragno nel gozzo!
È questa la “potenza” ornitologica delle isole: la sorpresa, a volte clamorosa, e la bellezza possono essere dietro ogni angolo. Basta alzare lo sguardo dal telefonino e aguzzare i sensi!
Giorgio Paesani
Ornitologo