La 22esima Conferenza delle parti della Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo (COP 22 Convenzione di Barcellona si è conclusa ad Antalya, in Turchia, con l’adozione di un pacchetto di 19 decisioni che puntano a proteggere l’ambiente mediterraneo e che gettano le basi per il lavoro futuro e aprono la strada a una regione mediterranea sostenibile.
La COP 22 ha segnato il 45esimo anniversario della Convenzione di Barcellona, un trattato regionale unico dedicato all’ambiente marino e costiero e allo sviluppo sostenibile che l’UNEP/MAP ha approvato nel 1976 e che continua ad essere il quadro principale per la cooperazione sulla protezione del mare e l’ambiente costiero e lo sviluppo sostenibile nel Mediterraneo.
Vista la numerosa popolazione che vive lungo le sue coste, iI Mediterraneo sta subendo fortissime pressioni antropiche come contaminazione da inquinanti, rifiuti marini, pesca insostenibile, rumore sottomarino, specie aliene e disturbo fisico del fondale marino che comportano gli effetti combinati di inquinamento, perdita di biodiversità e cambiamento climatico. Secondo recenti studi di valutazione su ambiente e sviluppo approvati dalle parti della Convenzione di Barcellona, tra i quali il First Mediterranean Assessment Report (MAR 1) del network Mediterranean Experts on Climate and Environmental Change (MedECC), «Il bacino è in rotta di collisione con la natura».
La COP22 di Antalya ha adottato la decisione storica di presentare all’International Maritime Organization (IMO) una proposta congiunta e coordinata sulla designazione del Mar Mediterraneo, nel suo insieme, come area di controllo delle emissioni di ossido di zolfo , ai sensi dell’allegato VI della MARPOL, il che significa che le navi che attraversano il Mediterraneo possono utilizzare solo combustibili a basso contenuto di zolfo: «Una misura che dovrebbe produrre benefici significativi per la salute umana e per l’integrità degli ecosistemi, che risentono entrambi delle emissioni nocive di SOx dal settore del trasporto marittimo, uno dei pilastri dell’economia blu nel Mediterraneo».
Il Commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, ha commentato: «Il Mar Mediterraneo è stato storicamente al centro dello sviluppo sociale della regione, nonché un’importante autostrada del mare. Il cambiamento climatico, l’eccessivo sfruttamento e l’inquinamento hanno portato a molte pressioni su questo fragile ecosistema. Il nostro impegno odierno manifesta la volontà di lavorare con i nostri partner extra Ue per raggiungere elevati standard di protezione ambientale in linea con il nostro Green Deal europeo. Sono particolarmente orgoglioso del fatto che tutte le parti contraenti abbiano concordato di designare il Mediterraneo come area di controllo delle emissioni di zolfo per proteggere la salute di milioni di cittadini mediterranei e il loro ambiente marino dall’inquinamento delle navi».
Per quanto riguarda la biodiversità, la COP 22 ha adottato il Programma d’azione strategico post-2020 per la conservazione della biodiversità e la gestione sostenibile delle risorse naturali nella regione del Mediterraneo (Post-2020 SAPBIO), che è allineato con gli elementi costitutivi del Global Biodiversity Framework che sarà definitivamente approvato dalla COP25 della Convention on Biological Diversity (CBD) nel 2021 e che prevede che il 30% delle terre emerse e dei mari della Terra dovranno essere protetti entro il 2030. «Questo risultato – spiaga il segretariato della Convenzione di Barcellona – stato integrato con un accordo su una strategia regionale post-2020 per la protezione e la conservazione del Mediterraneo attraverso sistemi ben collegati ed efficaci di aree protette marine e costiere e altre misure di conservazione efficaci basate sull’area, e con piani d’azione per la conservazione delle specie e habitat nell’ambito del Protocollo sulle Aree Specialmente Protette e la Diversità Biologica nel Mediterraneo».
Il Programma di Azione Strategica Post-2020 per la Conservazione della Biodiversità nella Regione Mediterranea ha come corollario le misure regionali per sostenere lo sviluppo di imprese verdi e circolari e per rafforzare la domanda di prodotti più sostenibili, confermando così l’approccio olistico della Convenzione di Barcellona.
Infatti, rispondendo alle richieste di investire in un futuro più sostenibile e resiliente, le parti della Convenzione di Barcellona hanno compiuto passi concreti verso una ripresa post-pandemia green, concordando nuove misure orientate all’azione propostedall’UNEP/MAP, tra le quali le più significative sono: Piani regionali sul trattamento delle acque reflue urbane e sulla gestione dei fanghi di depurazione nell’ambito dell’articolo 15 del protocollo sulle fonti terrestri; La strategia mediterranea per la prevenzione, la preparazione e la risposta all’inquinamento marino causato dalle navi (2022-2031); La strategia di gestione delle acque di zavorra per il Mar Mediterraneo (2022-2027); Un insieme di misure regionali per sostenere lo sviluppo di imprese verdi e circolari e rafforzare la domanda di prodotti più sostenibili; Modifiche agli allegati I, II e IV del Protocollo per la protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento da fonti e attività terrestri (Protocollo LBS); Modifiche all’allegato del protocollo per la prevenzione e l’eliminazione dell’inquinamento del Mar Mediterraneo causato dallo scarico di navi e aeromobili o dall’incenerimento in mare (protocollo sullo scarico); Emendamenti agli allegati al protocollo per la protezione del Mar Mediterraneo contro l’inquinamento derivante dall’esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, dei fondali marini e del suo sottosuolo (protocollo offshore); Modifiche al Piano regionale sulla gestione dei rifiuti marini nel Mediterraneo nell’ambito dell’articolo 15 del Protocollo sulle fonti terrestri
I Paesi della Convenzione di Barcellona (Italia, Albania, Algeria, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Cipro, Egitto, Francia, Grecia, Israele, Libano, Libia, Malta, Montenegro, Principato di Monaco, Marocco, Serbia, , Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia e Turchia e Unione europea- hanno approvato tutte le mozioni con poche modifiche e nelle osservazioni conclusive, Kerstin Stendahl, capo del ramo per l’integrazione degli ecosistemi dell’United Nations environmen Programme (UNEP), ha sottolineato che «I dibattiti durante la settimana sono stati estremamente costruttivi, Per quanto riguarda i mari regionali, abbiamo stabilito standard elevati per tutta la famiglia dei mari regionali».
L’Unione europea si è complimentata per la decisione di presentare una proposta congiunta sulla designazione del Mar Mediterraneo, nel suo insieme, come area di controllo delle emissioni di ossidi di zolfo, sottolineando che «Si tratta di un importante risultato per la regione».
Mitja Bricelj, la rappresentante della Slovenia – che ospiterà la COP23 – ha sottolineato «L’importanza del successo dell’incontro per la futura salute del Mediterraneo» e «La necessità di promuovere sinergie tra le convenzioni regionali» in particolare per quanto riguarda la protezione del Danubio e la Convenzione sulla protezione del Mar Nero dall’inquinamento (Convenzione di Bucarest).
Secondo Tatjana Hema, coordinatrice dell’UNEP/MAP – Convenzione di Barcellona, «La COP 22 entrerà nella storia del Piano d’Azione per il Mediterraneo come una COP che non sarà facilmente dimenticata» e si è detta molto soddisfatta per «L’approvazione di un’agenda ambiziosa che mette la regione su un percorso verso la sostenibilità, progredendo in modo solido verso il contributo agli obiettivi di sviluppo sostenibile» e ha definito la Strategia a medio termine (MTS – 2022-2027) del Piano d’azione per il Mediterraneo «Un progetto per una risposta efficace guidata dall’UNEP/MAP alla triplice crisi dell’inquinamento, dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, insieme allo sforzo di promuovere una ripresa verde nella regione mediterranea».
Il presidente della COP Mehmet Emin Birpinar, viceministro dell’ambiente, urbanizzazione e cambiamento climatico della Turchia, ha applaudito il Segretariato e le parti contraenti per il loro instancabile lavoro sulla Dichiarazione di Antalya, La Dichiarazione di Antalya, approvata all’unanimità il 9 dicembre dalla COP22, chiede un «Mediterraneo blu: lasciare un’eredità senza inquinamento, proteggere la biodiversità e sostenere la sostenibilità climatica» e costituisce una forte espressione di sostegno politico allo sforzo collettivo nel quadro del sistema della Convenzione UNEP/MAP-Barcellona per «Un Mar Mediterraneo e una costa sani nel contesto dello sviluppo sostenibile».
Birpinar ha ricordato come «Fin dall’antichità il Mediterraneo sia stato un bacino centrale per la civiltà, ricco di risorse, di culture diverse. Preservarlo è vitale per le generazioni future». Poi ha citato il poeta Jalal-Uddin Rumi: «Se il mare è bello, allora la costa e tutto il resto seguiranno in bellezza» ed è quello che la COP 22 ha fatto con l’approvazione della strategia a medio termine, l’impegno a ridurre le emissioni di zolfo delle navi e un rinnovato impegno per proteggere la biodiversità ed eliminare i rifiuti marini: «Spero che le complesse decisioni concordate in questa COP serviranno da modello per le relative convenzioni e per il mondo in generale». Riferendosi al logo della COP22, Birpinar, ha concluso: «Le lezioni apprese dalle tartarughe marine possono aiutare gli umani a vivere una vita lunga e felice».