Le numerose discussioni in merito al Virus Covid19 sono quasi del tutto dedicate ai vaccini e causano una divisione dell’opinione pubblica creando un antagonismo esacerbato fra i favorevoli e i contrari.
L’informazione vera e importante è svilita da questa diatriba, il cui reale effetto è di creare antipatia e persino odio fra persone che fino al giorno prima erano amiche. Un abbruttimento che non sento mio e che di certo non fa onore al genere umano. In questo contesto i media si sono ben guardati dal buttare acqua sul fuoco, anzi spesso buttano benzina. Quando non lo fanno, le televisioni propinano comunque al pubblico trasmissioni stupide, quiz discutibili e consessi dove l’ignoranza regna sovrana.
È passato invece quasi del tutto inosservato quello che in effetti si può definire un incredibile avanzamento della Scienza, alla stessa stregua delle più famose scoperte e dei più mirabili risultati (ad esempio l’evidenza delle onde gravitazionali, la penicillina, il telescopio, etc).
Di questo vorrei dire in queste poche righe, rimanendo a distanza dalla bagarre pro- e no-vax, innanzi tutto perché non mi interessa, ma soprattutto perché mancherebbe una comune base di ragionamento, senza cui ogni parola da ambo le parti sarebbe sprecata. Un po’ come se io volessi spiegare a un vegano come si cucina il coniglio alla ligure, o lui volesse convincermi che il tofu non sa di polistirolo: i vegani non accettano che si mangi carne, io (dopo averlo assaggiato) non voglio più mangiare il tofu.
Il mio è dunque un modesto contributo tecnico. Desidero quindi evidenziare il lato positivo di questa altrimenti triste storia spiegando che, come poche altre volte è successo nella storia dell’umanità, gli scienziati di tutto il mondo si sono attivati e uniti per trovare una risposta al problema pandemico e lo hanno fatto in modo corale, aperto e condiviso.
Mai prima d’ora si era assistito ad un tale impegno collettivo, si può dire dell’umanità intera, seppure per mano dei suoi “combattenti al fronte” (gli scienziati appunto) dei cui risultati dovremmo non solo essere a conoscenza, ma andarne orgogliosi.
Il numero e la qualità di menti che si è messa in gioco ha reso possibile che nel giro di un solo anno venisse sviluppato un efficace vaccino contro il Virus Covid19. Ma ciò è stato possibile solo grazie ad un substrato fertile, perché nei precedenti ultimi 5 anni si stava studiando una tecnologia nuova per la cura di tutt’altre malattie, quali ad esempio il cancro, nell’ambito degli studi sui cosidetti “farmaci salvavita”. Gli scienziati hanno quindi attinto da quel know-how pregresso, portando a termine gli sforzi effettuati fino ad un anno prima e finalizzando la tecnologia al caso specifico, con un “colpo di reni” unanime che ha permesso di arrivare ad un risultato nuovo e mirabile, presto e bene.
In parallelo le agenzie dei vari stati e dell’OMS sono state dai vari governi dei Paesi allertate e forzate ad azzerare qualunque lungaggine burocratica inerente ai test vaccinali. Questo è il secondo motivo per cui è stato possibile fare tutto in così poco tempo, bruciando le tappe delle scartoffie, non quelle dei test clinici.
Un qualunque vaccino ha il compito di rendere disponibile la proteina virale contro la quale si desidera che la persona vaccinata sviluppi una risposta immunitaria. I vaccini classici forniscono una versione inattivata dell’intero virus. I vaccini frutto di questo sforzo planetario forniscono gli acidi nucleici che codificano la proteina e lasciano che le cellule della persona vaccinata creino la proteina stessa. La differenza è sostanziale.
È un po’ come se invece di regalare a un gruppo di bambine la casa di Barbie, si donasse loro un sacchetto di mattonelle Lego. Ogni bimba costruirebbe una casa per la bambola secondo il proprio gusto e le proprie attitudini. Per ognuna di loro, la propria sarà la “migliore casa” per la bambola. Allo stesso modo, invece di somministrare al corpo un virus inattivato uguale per tutti, gli si forniscono le istruzioni per realizzare da solo le proteine virali, che così saranno energeticamente, strutturalmente e funzionalmente “le migliori” per ciascun individuo, innescando in modo ottimale la conseguente attività del sistema immunitario.
Purtroppo nessuno evidenzia pubblicamente un aspetto collaterale eclatante: che questo risultato, ottenuto per constrastare il Covid19, in realtà apre le porte a molte nuove cure per il cancro e per altre malattie terribili.
Come funziona? Lo RNA è l’acido nucleico che codifica le proteine, possedendo tutte le informazioni necessarie perché una cellula riesca a sintetizzarle. Una volta iniettato, il vaccino fornisce alle cellule questo spezzone di RNA. Le cellule creano la proteina virale e attivano il sistema immunitario, difendendoci dal virus.
Lo RNA è intrinsecamente instabile e arrivare alla codifica corretta ha richiesto un gran numero di manipolazioni, anche per essere ingegnerizzato in modo da non causare reazioni avverse. Inoltre lo RNA non può essere mantenuto in modo semplice e nativo, proprio a causa della sua instabilità, e va inglobato in un “contenitore”. Anche qui, enormi passi avanti per la Scienza sono stati messi in atto fino a creare “contenitori” formati da nanoparticelle lipidiche.
Questo termine evoca le Nanotecnologie, la branca di sapere di cui mi sono occupato dagli albori, appena dopo il dottorato di ricerca in Biofisica, quando sui tavoli dei ricercatori c’erano solo tante belle idee ma ancora nulla di concreto. In 25 anni siamo passati dai primi strumenti per “osservare” l’infinitamente piccolo, a dispositivi in grado addirittura di “manipolarlo”.
Ingegnerizzare queste nanosfere in grado di contenere lo RNA è di per sé un enorme risultato. Esse proteggono l’acido e impediscono che denaturi e si degradi. Inoltre interagiscono con le cellule permettendo allo RNA di penetrarvi all’interno in modo naturale e di venir rilasciato proprio là dove deve trovarsi per innescare il processo di creazione della proteina. Questi sono tutti aspetti che 10 anni fa erano fantascienza e che, a mio avviso, avrebbero meritato ben diverso e maggiore risalto agli occhi dell’opinione pubblica.
Lo sforzo degli scienziati ha portato alla codifica giusta per la proteina virale del Covid19, alle tecniche per renderla stabile e dispensabile, al metodo per portarla efficacemente dentro le cellule. Il fatto che ciò sia avvenuto coralmente e in un solo anno è l’aspetto davvero grandioso.