In questi giorni a Legambiente giungono numerose segnalazioni sui lavori di ripascimento in corso lungo la costa dei Magazzini a Portoferraio, un intervento sicuramente necessario e importante, che viene realizzato con mezzi pesanti e che ha certamente un impatto visivo notevole e che forse l’amministrazione comunale avrebbe dovuto presentare in una iniziativa pubblica, spiegandone le ragioni e le metodologie.
Le segnalazioni sono aumentate in questi ultimi giorni con la realizzazione, dentro quella che fino a poco tempo fa era un Sito di interesse regionale della Regione Toscana, la più importante zona umida insieme a Mola, quella di Schiopparello–Magazzini, di una “duna” costituita dall’ammucchiamento lineare della posidonia oceanica spiaggiata e che, dalle foto inviateci, non sembra aver guardato molto per il sottile, visto che sotto la “duna” artificiale sono finiti anche alberi, piante pioniere e almeno un’imbarcazione e che i lavori per la sua realizzazione sono stati realizzati anche su terreni di privati che non erano stati avvertiti e che si sono giustamente risentiti.
Ci chiediamo se la duna artificiale sia stata realizzata dopo la vagliatura della posidonia per liberarla dai rifiuti e se prima sia stata realizzata la pulizia dei rifiuti presenti nella fascia di terreno utilizzata.
Ci chiediamo anche quale sia, dopo il necessario esteso ripascimento costiero e la costituzione di pennelli a mare e tratti di massicciata di contenimento e difensiva, la funzione di questa strana collinetta lineare e se ne sia stato valutato l’impatto ambientale in un’area di così grande importanza che ospita habitat e specie prioritarie dell’Unione europea e per la quale Legambiente chiede da almeno 20 anni che venga dichiarata Zona di protezione speciale e inclusa nel perimetro del Parco Nazionale.
Peccato, perché lo smaltimento della posidonia spiaggiata ai Magazzini sarebbe stata l’occasione per avviare metodi di smaltimento e stoccaggio alternativi e consentiti dalla nuova classificazione della posidonia che, con la sentenza della Corte Costituzionale non è più un rifiuto speciale ma “strumento di difesa naturale contro l’erosione costiera e come risorsa riutilizzabile”, mentre la nuova legge “Salvamare” consentirà di identificare la posidonia non più come rifiuto speciale ma come rifiuto compostabile e riutilizzabile più facilmente smaltibile.
Invitiamo quindi l’amministrazione comunale a spiegare la natura dei lavori in corso e a chiarire quale sia la funzione di questa strana duna di posidonia e perché sia stata realizzata andando a interferire con vegetazione e habitat costieri presenti e di valore naturalistico.