Leggo su codesto pregiato giornale un intervento di Paola Mancuso sull’annosa questione dell’ampliamento dell’alto fondale nel quale si stigmatizzano, per portare acqua al mulino del disastroso e dannoso progetto, non ben specificate posizioni ideologiche. Par di capire che le pregiudiziali ideologiche cui allude la Mancuso siano quelle di ordine ambientale e tale impressione è confermata dalla risposta a stretto giro pubblicata da Marco Cesareo nella medesima sede. Ora: a prescindere dalla considerazione che etichettare le tematiche ambientali come “ideologiche” abbassa il dibattito a livelli infimi e lo inficia di artifici retorici di bassa lega, come se fosse frutto dell’ideologia (non si capisce bene quale) il desiderio di un’ampia parte della cittadinanza, che tramite associazioni ambientaliste e non, insiste nel voler preservare la zona portuale da un’ulteriore fonte di fumi e deiezioni di monossido nonché di residui di combustione di idrocarburi (che peraltro non verrebbero solo dalle navi, ma anche e soprattutto dal traffico veicolare al quale l’ampliamento, per ammissione stessa dell’Autorità di Sistema, verrebbe dedicato), si dovrebbe porre attenzione al fatto che le tematiche ambientali non sono le uniche, né – si consenta di dire – le più rilevanti, sollevate dal devastante progetto di ampliamento.
Si fa fatica a contestare lo sconclusionato e – quello sì – ideologico articolo della Mancuso, tanto è approssimativo e infondatamente ironico. Ci proviamo.
L’ampliamento dell’alto fondale, che poi consisterebbe nell’estendere di ulteriori 1500 mq la devastante area cementata adibita già oggi ad un desolante parcheggio, con arredi – se così li vogliamo chiamare – che lo rendono simile ad un’area industriale attaccata con lo sputo alle magnifiche mura progettate dal Camerini e dal Buontalenti, avrebbe un impatto non tanto ambientale, visto che – come ricorda la Mancuso e come ribadisce il Cesareo – l’area è già sede di approdo delle navi da crociera e già sede, lo si ricordava ora, di un osceno parcheggio del tutto privo di zone d’ombra e verde come si converrebbe invece ad un punto di accoglienza di turisti (e anche di residenti dei quali sembrano tutti ignorare le ragioni ed il benessere in questo ed altri ambiti), ma soprattutto paesaggistico ed urbanistico, oltre che tecnico.
Nell’ultimo secolo sono stati mangiati centinaia di migliaia di metri quadri di mare se solo si considera che la calata in darsena medicea negli anni ‘20 del secolo scorso era larga la metà, se non meno, dell’attuale; che l’attuale alto fondale ha preso il posto del mare sul quale si affacciava, i più vecchi lo ricordano, anche un cantiere; sempre negli anni ‘20 si è distrutto il ponticello e intombato l’enorme canale, di mare ovviamente, che collegava la darsena alle Ghiaie; la calata Italia è stata sestuplicata riducendola ad assolati piazzali dove durante la stagione, in assenza di ombra e refrigerio dovuta alla totale mancanza di alberi (visto che non si possono chiamare alberi quelle palme stitiche e polverose che l’Autorità di Sistema ha colà piazzato non si sa perché e per ottenere quale effetto); si sono moltiplicati i moli anche là dove prima ce n’era uno solo affiancato dal vecchio pontile di carico in legno dell’altoforno.
La maggior parte di queste modifiche, schiaffate senza ritegno in vista dei poderosi bastioni del Cornacchino e della Carciofaia, e qui abbiamo lo scempio paesaggistico e storico, sono state effettuate in barba al piano regolatore che è, udite udite, del 1959; e qui viene lo scempio urbanistico. Chiamare questo ulteriore progetto ATF è una vera e proprio boutade perché non è già di per sé una modifica non sostanziale, se poi la si assomma all’elenco che ho testé prodotto, acquista altro che sostanzialità!
Inoltre: ho sentito con le mie orecchie dalla viva voce del Sindaco affermare che sarebbe l’opportunità per una terrazza sul mare. Ora: a parte che le terrazze sul mare solitamente non sono oscene distese di cemento, ma luoghi residenziali con parapetti, alberi, giardinetti e baracchine che vendono aperitivi, generi di conforto e gelati, ma tecnicamente non si può fare perché una fascia di dodici metri, per legge, deve essere riservata alla zona di security e doganale sterile. Ergo se l’adeguamento serve alle crociere si sappia che tutto il lungomare sarà precluso a chiunque non faccia parte delle forze di polizia, di dogana e di capitaneria per tutta la durata degli approdi che, notizia fresca fresca, questo anno – per fare un esempio - cominciano il 15 di aprile e finiscono il 12 di novembre. Con tanti saluti alla terrazza sul mare peraltro interamente occupata dalle auto salvo quei fatidici dodici metri di banchina.
Ma d’altro canto l’attuale amministrazione che nasce dalla formazione autonominatasi “Cosmopoli rinasce” evidentemente intende la rinascita come la trasformazione di Cosmopoli in Detroit, vale a dire una sconfinata distesa di cemento e veicoli con la differenza che i veicoli non sarebbero tutti della General Motors che, come è noto, ha lì la propria sede. Ci lavoreranno, se ne avranno tempo. E lo dimostrano i commenti in calce all’articolo.
Per concludere sarebbe comica se non fosse tragica l’ultima affermazione della Mancuso che attribuisce a chi legittimamente si oppone a questo ennesimo scempio della città il desiderio di preservare la Gattaia, osceno edificio che oltre la metà della popolazione vorrebbe vedere abbattuta e sostituita, tanto per cambiare, da dei bei giardinetti con panchine vista mare all’ombra dei bastioni.
Silvio Pucci