Il Comitato anti-dissalatore per la difesa di Lido e Mola si era rivolto al Difensore Civico della Toscana, Sandro Vannini, perché era convinto che la Regione Toscana avesse violato le procedure per autorizzare la costruzione nella piana di Mola, nel Comune di Capoliveri. Ma Vannini ha deluso le aspettative del Comitato (che così subisce l’ennesima sconfitta legale/amministrativa) facendo notare che «L’area di intervento non ricade all’interno del Parco nazionale dell’arcipelago toscano, né nel Sir (zona umida del golfo di Mola (che fra l’altro non esiste più, essendo l’area inglobata nella più ampia ZPS/ZSC Elba orientale, ndr) nemmeno nel sito “Natura 2000 Elba orientale». Per questo, fa notare il difensore civico «La valutazione “Vinca”, effettuata all’interno della “Vas” esclude la necessità di una ulteriore valutazione di incidenza per la realizzazione dell’intervento». E ribadisce quanto già detto in altre sentenze del TAR e del Consiglio di Stato: «Sono state assunte numerose prescrizioni e raccomandazioni che, nel loro complesso, garantiscono di mitigare e monitorare gli impatti dell’intervento».
Quindi il difensore civico dà nuovamente ragione all’Autorità idrica toscana (Ait) e all’Azienda servizi ambientali (Asa) e nuovamente torto non solo al comitato ma anche alla capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione, Irene Galletti, che aveva appena emesso una nota nella quale diceva che «Tra pochi giorni scadrà la deroga con cui la Regione Toscana ha escluso da Valutazione di impatto ambientale il dissalatore di Mola. Per la Giunta regionale si prospetta una buona occasione per recuperare i rapporti con la popolazione dell’Isola dell’Elba, incrinati da un progetto che col passare del tempo si è rivelato inadeguato alle reali necessità idriche e inviso alla popolazione locale per gli effetti che l’impianto produrrebbe in un territorio naturalisticamente e paesaggisticamente rilevante, e caratterizzato da una forte vocazione turistica».
La posizione del Movimento 5 Stelle è abbastanza strana visto che il dissalatore elbano è stato fortemente sponsorizzato da esponenti pentastellati (il presidente ASA fino al 2020 era Nicola Ceravolo, nominato su indicazione del sindaco M5S di Livorno) e che consiglieri regionali e locali del M5S parteciparono entusiasti alla presentazione ufficiale del dissalatore a Capoliveri nel 2019, durante la quale solo Legambiente sollevò problemi riguardanti gli impatti ambientali e la mancanza di un maggiore coinvolgimento degli abitanti del Lido di Capoliveri, la frazione interessata dalla costruzione del dissalatore.
Eppure, ora, secondo la Galletti, «I costi di realizzazione e di mantenimento energetico di tale impianto, che graverebbero in maniera significativa in bolletta ma che non risolverebbero i problemi di approvvigionamento idrico – visto anche il pessimo stato delle condotte elbane -, devono essere riconsiderati ed indirizzati verso soluzioni più sostenibili».
Ma, visto anche il parere del Difensore Civico, il coniglio tirato fuori dal cilindro dalla Galletti per rimettere tutto in discussione, è abbastanza improbabile: «Inoltre, è attualmente in corso l’iter di conversione in legge del DDL n. 1571 “Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare”, emanato dal Governo e conosciuto dai cittadini “legge SalvaMare”. Nello specifico, tra le altre previsioni, all’articolo 11, comma 1 (Criteri generali per la disciplina degli impianti di desalinizzazione) si dispone: “Al fine di tutelare l’ambiente marino e costiero, tutti gli impianti di desalinizzazione maggiormente impattanti sono sottoposti a preventiva valutazione di impatto ambientale”. Uno specifico passaggio che contrasta con una eventuale proroga del provvedimento di non assoggettabilità alla VIA del progetto per il dissalatore di Mola, che se accolta ci porrebbe in contraddizione con le previsioni normative nazionali in materia. La mozione che abbiamo già protocollato e che porteremo presto all’attenzione dell’Aula impegna la Giunta ad un’opera di responsabilità e al rispetto di un suo preciso dovere: rinunciare alla proroga dei procedimenti che escludono da Valutazione di impatto ambientale il dissalatore di Mola e recepire le raccomandazioni del Governo indicate nella Legge SalvaMare. Questo le darebbe anche il tempo di verificare soluzioni alternative per favorire l’approvvigionamento idrico dell’isola visto che dal 12 aprile, data di scadenza della deroga alla VIA, per gli effetti delle normative che tutelano la stagione balneare non sarebbe possibile portare avanti alcun tipo di lavoro necessario alla realizzazione dell’opera».
Ma il Difensore Civico, interpellato dallo stesso Comitato che sembra aver fatto cambiare idea allo smemorato M5S, ha ribadito che l’impianto non ricade in nessuna area protetta: «Il fatto che non sia all’interno del sito della zona umida di Mola, di quello di Natura 2000 e del Pnat è evidenziato in tutti gli atti che si susseguono nel tempo a partire dal 2015. Tale aspetto è fondamentale ai fini di altra valutazione specifica, la valutazione di incidenza (Vinca) , disposta con la direttiva Cee Habitat e recepita nella Legge regionale 10 del 2010», che è stata effettuata all’interno della Valutazione ambientale strategica, e ricorda che «Il procedimento si è concluso con la decisione di escludere il progetto dalla procedura di Via perché la complessiva istruttoria svolta non ha evidenziato impatti negativi significativi sulle componenti ambientali interessate».
Vannini sembra bocciare la mozione della Galletti quando scrive in risposta al Comitato: «Ritengo importante evidenziare che, pur non essendo stato ritenuto necessario sottoporre a Via il progetto del dissalatore, sono state tuttavia assunte numerose prescrizioni e raccomandazioni che, nel loro complesso, garantiscono di mitigare e monitorare gli impatti dell’intervento e di incrementarne la sostenibilità nelle sue fasi successive di progettazione e realizzazione» e poi aggiunge: «La Vas, come la stessa Via, sono processi di valutazione partecipata, la cui pubblicità ne costituisce elemento fondante poiché la consultazione del pubblico e delle autorità competenti, consente di ottenere una maggiore trasparenza dell’iter decisionale, di promuovere la rappresentanza di tutti gli interessi coinvolti e di garantire la completezza e affidabilità delle informazioni su cui poggia la valutazione stessa», ricordando che «Nell’ambito di tale procedimento, che si è svolto pubblicamente dal 12 gennaio al 12 aprile del 2017, sono stati acquisiti i contributi tecnici istruttori dei soggetti competenti in materia ambientale, nessuno dei quali ha manifestato motivi ostativi alla realizzazione del progetto, né sono pervenute osservazioni da parte di cittadini singoli o associati». Infatti, l’unica associazione a partecipare a quella fase è stata Legambiente Arcipelago Toscano che ha chiesto alcune delle azioni di mitigazione che sono state accolte, mentre chi ora fa parte del Comitato, il M5S (che era favorevole) e i Partiti di centro-destra che fanno a gara a presentare interrogazioni parlamentari sulla vicenda sono stati completamente assenti. Quanto alle amministrazioni comunali elbane, un paio dei quali – Capoliveri e Porto Azzurro – si oppongono al dissalatore sono state le prime a chiedere e sollecitare ripetutamente con atti ufficiali che finalmente il dissalatore venisse fatto, per sopperire a una crisi idrica dell’Isola d’Elba che ora sembra essere miracolosamente scomparsa in tempi di siccità e crisi idrica italiana, europea e globale.
E’ politica NIMBY al massimo livello di confusione gattopardesca e di non assunzione di responsabilità politica. Sembra che anche il Difensore Civico la pensi così.