La scelta di realizzare impianti di rigassificazione e di utilizzare il gas come fonte energetica è una scelta sbagliata e, come già affermato da più parti, rischia di rallentare ulteriormente la tanto declamata transizione ecologica; proprio per questo fine il governo Draghi ha creato un ministero ad hoc ridefinendo i compiti del vecchio ministero dell’Ambiente.
Non solo si tratta di infrastrutture a rischio ambientale, ma è anche una strada che manterrebbe una pericolosa dipendenza da paesi, fornitori del gas, governati da regimi dittatoriali.
Quindi trovo sacrosante le motivazioni di contrarietà, in merito al progetto di gassificatore a Piombino, espresse dai sindaci della Val di Cornia, dal sindaco di Piombino, dalle associazioni ambientalistiche; giuste e legittime le proteste dei cittadini tenutesi recentemente a Piombino, corretta la posizione dei Sindaci elbani espressa dal sindaco di Portoferraio,
Ma forse non basterà, sarà necessario approfondire ulteriormente le motivazioni di tale scelta per poter argomentare in modo inequivocabile che essa, in questo territorio, non è giusta e non è giusto, anzi è contradditorio, proseguire da parte italiana sulla strada dell’utilizzo dei combustibili fossili.
La scelta di utilizzare il gas e quindi realizzare costosi e pericolosi impianti di rigassificazione, nonostante venga presentata dal Governo italiano (anche se qualcuno ha già espresso la sua contrarietà vedi il sottosegretario Mipaaf, Centinaio), come obbligata, in realtà non è cosi ed è possibile guarire dalla dipendenza dei combustibili fossili, e quindi anche dal gas.
Draghi ha dichiarato “siamo impegnati per diversificare le forniture, aumentare il contributo delle fonti rinnovabili, che resta l’unica strategia fondamentale nel lungo periodo”. E dietro il paravento del lungo periodo ci si nasconde per trovare le scuse di impiego dei vettori di transizione, quei combustibili meno inquinanti che assicurerebbero la transizione energetica verso le rinnovabili. Ma non è così il lungo periodo è solo una scusa, appunto. Come una scusa sono i vettori di transizione. Il gas metano non è un vettore di transizione, è un gas che aumenta l’effetto serra e il suo impiego serve solo per favorire la lobby del fossile, Snam ed Eni.
Ad esempio Elettricità Futura, gruppo legato a Confindustria, ha presentato un progetto per la realizzazione di impianti alimentati con eolico e fotovoltaico per 80 miliardi di euro destinati alla produzione di 60 gigawatt in tre anni; in Italia ad oggi ne produciamo 58, quindi un raddoppio. Ma mancano ancora, da molti mesi, i permessi. Non solo, dal ministero dicono che la nostra rete non ancora in grado di assorbire, distribuire e accumulare nuove adduzioni di questo tipo. Cioè il ministero dichiara che la nostra rete non è progettata per flussi misti. Dichiarazioni subito smentite da Enel Distribuzione. Il suo amministratore delegato, afferma che la nostra rete di distribuzione è tra le più avanzate al mondo e i 60 Giga da rinnovabili possono essere immessi e gestiti dalla rete, domani.
Quindi c’è qualcosa che non torna. Ovviamente a questa situazione contraddittoria e poco chiara si aggiungono anche i problemi di tipo autorizzativo. Anche qui abbiamo un caso esemplare. L’azienda danese European Energy Italia dal 2019 ha depositato un progetto per la realizzazione in Sardegna pannelli fotovoltaici sopraelevati, 3 metri da terra che consentirebbero anche l’uso agricolo del terreno; stanno ancora aspettando, tra risposte negative, richieste chiarimenti, ricorsi ad altre amenità. Nel nostro paese i tempi di attesa per la realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili sono di circa 7 anni.
Grande sorpresa poi scaturisce dal provvedimento dell’Unione Europea sulla Tassonomia Verde. Questa direttiva stabilisce su quali fonti green i paesi europei debbono investire ai fini della transizione ecologica e del recovery plan. Inizialmente erano comprese solo il solare, eolico e altre fonti non fossili; ma in seguito a pressioni di alcuni paesi (Francia e Italia) sono stati inseriti nelle fonti green anche nucleare e gas!
E’ un controsenso. Il gas metano è un gas serra con effetti peggiori anche della anidride carbonica (CO2).
Il Recovery Plan rischia di essere inefficace proprio nei confronti della sua mission principale: la transizione ecologica. Secondo il think tank indipendente italiano ECCO (dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico https://eccoclimate.org/it/), le misure previste dal governo italiano nel PNRR per conseguire il cambiamento climatico risultano inefficaci o di dubbia efficacia all’80% e su 235 miliardi solo 48 sono destinati a misure reputate efficaci.
Servono scelte chiare ed immediate, serve una vera transizione ecologica, ma come dimostrano gli esempi fatti, questa non si può realizzare con i rigassificatori.
Servono posizioni chiare da parte di Regione e amministratori locali e serve un ministero dedicato alla transizione ecologica, non serve un ministero dell’industria fossile.
Marino Garfagnoli