Nel pomeriggio di mercoledì 29 giugno decido di passare presso la laguna delle Saline di San Giovanni per controllare se i Cavalieri d'Italia che avevo visto il giorno prima, la sera del burrascoso 28 giugno, fossero ancora lì, sull'isolotto di fango ricco di cespugli di sarcocornia, la pianta alofita che offre riparo alle specie che frequentano l'antica salina. Sicuramente due esemplari dell'elegante limicolo erano apparsi fuori dai cespugli ma avevo intravisto altre testine nascoste tra le piante: ero capitato di passaggio sprovvisto di macchina fotografica (!) e mi ero dovuto accontentare di scattare alcune foto con la fotocamera del cellulare.
Così, più attrezzato, il giorno dopo ritorno alla storica laguna portoferraiese, per verificare la presenza dei delicati trampolieri ma nulla di fatto: i Cavalieri d'Italia, alcuni dei quali, tra l'altro, hanno nidificato nella vicina zona umida di Orti Bottagone presso Piombino, hanno ormai preso il volo. Sono un po' deluso per il viaggio a vuoto ma in quell'istante con la coda dell'occhio, poco lontano dalla zona osservata, noto un gabbiano reale che tiene qualcosa di vistoso nel becco e inizio a scattare.
L'immagine mostrerà poi il ben noto pennuto con in bocca una vistosa anguilla: in quattro e quattr'otto l'animale aveva sistemato la preda nel becco nella posizione migliore per ingoiarla rapidamente.
Immediatamente la fantasia viaggia e penso ad un gabbiano deciso a ritornare alle sue originarie abitudini alimentari, più marine di quelle odierne fatte purtroppo soprattutto di scarti di cibo trovati tra i rifiuti, magari un gabbiano in “transizione ecologica” quindi deciso ritornare alle primitive risorse offerte dall'ambiente naturale che forse ha imparato nuovamente a pescare osservando la pesca degli aironi e delle garzette.
Non è la prima anguilla che vedo pescare dall'avifauna nella laguna, rimanendo un po' dispiaciuto per il pesce ormai quasi raro, ma certo che non sono questi episodi alimentari a minacciare l'esistenza della serpentiforme specie bensì altri più gravi problemi ambientali dei nostri mari: l'anno scorso era stata una garzetta ad afferrarne una con il suo temibile becco, quasi un arpione biforcuto, per ingoiarla poi con un paio di acrobazie aeree e sorrido così pensando al gabbiano apprendista, ma già abile, pescatore.
Antonello Marchese
Guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale Arcipelago Toscano
IL GABBIANO, L’ANGUILLA E IL SENSO DEL “TROPPO”
Guardando lo scatto di Antonello Marchese e quell’adulto di Gabbiano reale che sta per inghiottirsi una giovane anguilla viene da pensare, in prima battuta, che sia un po’ l’immagine di come sta andando a finire.
Le specie eclettiche, adattabili, generaliste e un poco opportuniste “vincono” e quelle altamente specializzate, legate ad ambienti particolari e dalla biologia quasi miracolosa “perdono” e finiscono nel gozzo delle prime. Così va il mondo, così è sempre andato, così sta precipitando da quando l’uomo ha introdotto cambiamenti catastrofici e rapidissimi.
Questi cambiamenti (deforestazione, depauperamento delle risorse ittiche, forestali, idriche, il cambiamento climatico e la distruzione rapidissima di molti habitat) non hanno fatto altro che aprire un’autostrada verso il successo proprio a specie come il Gabbiano reale che, altrimenti, in un mondo in equilibrio, si sarebbero accontentate delle briciole, degli scarti dei predatori, delle carcasse sfuggite ai necrofagi, di qualche uovo in un nido deserto e qualche pulcino o cucciolo smarrito.
Guardando questa foto, al di là delle considerazioni “tecniche”, che magari farò in chiusura di questo pezzo, mi “appaiono” come incubi da calura estiva i soliti commenti. “Ce ne sono troppi! Ammazzano tutto! Portano all’estinzione specie più importanti!” eccetera.
Chiamiamo queste specie “opportuniste” già condannandole al discredito senza uno straccio di processo. Senza una arringa difensiva. Beh, Signori della Corte, il mio Gabbiano reale, il mio assistito, e tutta la sua specie non sono “troppi”. Poi troppi rispetto a cosa?
Che si parli del Lupo, del Ratto o del Gabbiano reale, dire che sono “troppi” è una castroneria in biologia e in logica. Lasciate perdere, che è meglio.
Predatori e opportunisti sono esattamente quanti la popolazione delle loro prede, dei loro predatori e dei competitori e le risorse trofiche a loro disposizione determinano che essi siano.
In un mare in salute, popolato da tonni, squali, pesci spada, cetacei, foche monache, falchi pescatori, berte e sule, i gabbiani sarebbero molti meno. Sarebbero “giusti” per quelle condizioni. Ora sono “giusti” per le condizioni nelle quali abbiamo ridotto il mare (quella cosuccia che ci dà da mangiare e respirare e, volendo, da bere). Abbiamo scelto noi di avere un mare così com’è oggi. Non accusiamo i gabbiani reali se sono quelli che sono. Sono innocenti, al di sopra di ogni ragionevole dubbio.
Guardo quel gabbiano con la sua preda, un’anguilla, sempre più rara e minacciata proprio dalla distruzione del mare e dall’eccessivo prelievo ittico. Una foto che è una storia già così. Ma se la guardo meglio vedo anche i possibili sviluppi futuri. Il piumaggio di quel gabbiano appare “consumato”, e infatti lo è. Sono penne e piume vecchie di un anno e tra poco saranno sostituite grazie a quel processo conosciuto come “muta”. Il gabbiano le perderà progressivamente, sostituendole. Ma se non sarà nelle migliori condizioni fisiologiche questo processo subirà ritardi e il nostro pennuto si troverà ad affrontare le tempeste di fine estate, le libecciate, con un set di penne vecchie e infragilite. Le sue possibilità diminuiranno. Quindi se tornassero i suoi competitori marini e aerei troverebbe meno cibo, le sue condizioni fisiche peggiorerebbero, lui e molti dei suoi perirebbero o si riprodurrebbero in modo meno efficiente. In breve un nuovo equilibrio si stabilirebbe! In Natura è tutto pronto per funzionare, per regolarsi, e qualsiasi intervento umano ha l’efficacia del proverbiale ingresso del pachiderma nel negozio di cristalli.
Quella foto non ritrae una sconfitta o una vittoria, ritrae come va la Vita sulla Terra.
Giorgio Paesani
Ornitologo