L’apertura del nido di tartaruga marina Caretta caretta deposto a Sant’Andrea nel comune di Marciana, che dal 18 settembre ha visto nascere le piccole tartarughe che si sono mosse sulla sabbia e tra la Posidonia oceanica spiaggiata, si è trasformato in una splendida lezione di scienza all’area aperta per le decine di turisti che hanno abbandonato sdraio e ombrelloni per ascoltare attentissimi le spiegazioni scientifiche di Cecilia Mancusi (ARPAT), Letizia Marsili (Dipartimento di scienza fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena), di Marco Zuffi (Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa) e di Isa Tonso, (responsabile del progetto tartarughe di Legambiente Arcipelago Toscano e del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano).
Lo straordinario nido di Sant’Andrea conteneva 80 uova (70 gusci aperti, 8 uova ancora integre, 2 rotte con resti di tuorlo), con un successo riproduttivo piuttosto alto dell’87,5%, visto che dal nido tra il 18 e il 23 settembre sono emerse 68 tartarughe e altre 2 sono state trovate ancora vive sotto la sabbia, portando il totale a 70 tartarughine nate.
Ci preme ricordare che l'attività di oggi e l'importante coordinamento, sono il frutto di un progetto condiviso da un ampio gruppo di lavoro (ARPAT, IZSLT, UniSI, UniFi, UniPi, Legambiente) che, autorizzato dal Ministero della Transizione Ecologica, ha iniziato ad analizzare il materiale biologico dei nidi; responsabili scientifici delle operazioni di scavo e prelievo materiale sono ARPAT e Museo storia naturale UniPi. Lo scopo di questo progetto è controllare la frequenza di anomalie morfologiche negli embrioni che non terminano il proprio sviluppo, analizzare e misurare la presenza di batteri e funghi che possono contribuire alla mortalità degli embrioni o a bloccare lo sviluppo delle uova, analizzare eventuali contaminanti di uova ed embrioni e verificare, ove possibile, la genetica delle femmine riproduttive di Caretta caretta. Tutto finalizzato ad armonizzare le informazioni che si raccolgono sui siti di nidificazione e per la conservazione di questa specie, informazioni ancora troppo scarse per la Toscana dove questo fenomeno della nidificazione è ancora in una fase iniziale.
Appena i ricercatori, coadiuvati dall’istituto Zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana che effettuerà le successive analisi sulle uova schiuse e su quelle non schiuse, hanno cominciato a scavare il nido è arrivata subito la prima sorpresa: una piccola tartaruga era in attesa proprio sotto il primo strato di sabbia e si è arrampicata in quello che era ormai diventato un buco per affacciarsi sulla sabbia e correre verso il mare tra due ali di persone che seguivano il fenomeno.
Poi dalla sabbia sono cominciati a emergere i gusci “gommosi” delle uova schiuse che i ricercatori hanno meticolosamente disposto in appositi vassoi e, purtroppo alcune uova non schiuse. Subito dopo è arrivata l’altra sorpresa, qualcosa di probabilmente mai visto finora in un nido di tartarughe marine in Toscana: una tartarughina viva ancora dentro l’uovo pronta a uscire e che lo ha fatto non appena l’uovo è stato delicatissimamente posato sulla sabbia. La piccola tartaruga, che aveva ancora il sacco vitellino attaccato e che doveva ancora prendere “la forma” definitiva per poter affrontare la passeggiata fino al mare e poi nuotare, è stata affidata subito alle cure dei ricercatori che l'hanno trasportata presso il centro di recupero dell'Acquario di Livorno, dove è stata posta in incubatrice a temperatura ed umidità controllati.
Il nido di Sant’Andrea è importante perché ha dimostrato che questi incredibili rettili marini che vengono dalla notte dei tempi, come ha ricordato Letizia Marsili, possono nidificare anche in una spiaggia fortemente antropizzata (il nido era a soli 180 cm dal muro di contenimento della piazza), sottoposta a diversi ripascimenti e di piccole dimensioni: la tartaruga ha deposto le uova a soli sette metri dal mare, vincendo sui pali degli ombrelloni piantati nella spiaggia, passando ore, talvolta giorni sotto un lettino o bagnate dalle mareggiate, che per arrivare al mare si sono arrampicate su uno scalino di posidonia, confermando la resilienza di questi animali che sembrano fortunatamente abbastanza in grado di adattarsi – per ora – a un velocissimo cambiamento climatico.
Questo nido, il quinto per la Toscana per il 2022, pur non essendo stato individuato durante i monitoraggi intrapresi da Legambiente Arcipelago nella prima parte dell'estate, conferma comunque l'importanza dell'attività di sorveglianza e monitoraggio degli arenili toscani che devono focalizzarsi ed implementarsi anche sulle isole del nostro Arcipelago, bacino importante di biodiversità marina. Questo al fine di raccogliere il maggior numero di dati possibili legati alle caratteristiche delle spiagge scelte dalle tartarughe per la nidificazione, come tipologia e qualità delle sabbie, granulometria, temperature superficiali e profonde, pendenza dell'arenile, esposizione geografica, venti dominanti ecc.
Conclusasi l’operazione di conta dei gusci e delle uova, i ricercatori sono stati subissati di domande da parte dei turisti alle quali hanno risposto con l’usuale competenza. Molti i ringraziamenti anche per i volontari di Legambiente che hanno messo in sicurezza il nido e fatto i turni di guardia durante le notti che hanno visto nascere alla spicciolata altre tartarughine. «Quello che ha meravigliato di più positivamente i turisti stranieri - spiega Isa Tonso – è che ci fossero dei volontari che 24 ore su 24 sorvegliassero il nido. Hanno scoperto un aspetto virtuoso dell’Italia che evidentemente non conoscevano. Vorrei ringraziare tutte le volontarie (la stragrande maggioranza) e i volontari per il magnifico lavoro fatto, mettendo a disposizione il loro tempo e sfidando il freddo e la pioggia delle ultime notti. Ne è valsa la pena perché l’Elba si è confermata nuovamente essere l’Isola delle tartarughe e perché abbiamo assistito a un nuovo miracolo della natura e all’incontro tra scienza e cittadini. Questi piccoli esserini sono veramente fantastici e hanno il potere di farci capire senza troppi discorsi quanto sia bella e fragile la natura e quanto sia importante difendere il nostro mare».
Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana - ARPAT
LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano