Abbiamo già pubblicato in data 11 ottobre (Fotocronaca: il Pescatore a San Giovanni dal 3 al 6 ottobre) le immagini del Falco Pescatore "ferajese" catturate dalla fotografa naturalista, che nell'articolo pubblicato su Greenreport (riportato qui di seguito) oltre a riproporre i preziosi scatti, aggiunge interessanti considerazioni sulle potenzialità naturalistiche dell'area lagunare di San Giovanni, e suggerimenti sul da farsi, perche si possano fruire.
Pochi sanno che l’isola d’Elba, nota per le sue bellissime spiagge, possiede due piccole zone umide, con un equilibrio fragile, due piccoli gioielli da custodire e salvaguardare. Una è la zona di Mola, recentemente ripristinata, dopo anni di degrado. L’altra è quella di San Giovanni- Schiopparello- Le Prade che comprende la ex salina inserita nell’omonimo Parco Termale.
Frequento l’isola assiduamente ed ogni volta non perdo mai l’occasione di fare una visita a queste zone.
Da fotonaturalista e amante del birdwatching so per certo che, soprattutto in determinati periodi dell’anno, quelli del passo, potrò assistere a spettacoli indimenticabili dovuti principalmente al contesto scenografico nel quale queste zone si trovano.
Sulla laguna di San Giovanni posta di fronte alla bella Portoferraio ho visto e fotografato nel corso degli anni svariate specie di uccelli, dai limicoli di passo ai piccoli silvidi e passeriformi che frequentano la circostante area arborea, senza disdegnare garzette e cinerini stanziali e confidenti.
Non esiste un capanno di avvistamento né alcuna paratia. La laguna si trova inserita dentro un parco pubblico e quindi il mio abituale luogo di osservazione è una panchina fra le tamerici in prossimità dell’hotel Airone. E qui mi siedo e aspetto, circondata dalle voci dei bambini che giocano, da quelle delle mamme che li richiamano e dagli amanti del jogging che compiono i loro giri transitando sulla banchina che separa la laguna dal mare tanto che spesso finiscono nell’inquadratura insieme all’uccello che sto fotografando. Un ambiente molto antropizzato, con campi da tennis, diving e strutture turistiche ma ugualmente frequentato dagli animali e oltremodo affascinante per questa sua duplicità. La vita degli umani scorre sui propri binari, parallela e molto spesso indifferente a quella della altre specie. La vita degli uccelli, si sa, è governata dalle leggi della sopravvivenza in base alla quale la laguna rimane il loro luogo eletto dalla notte dei tempi, nel quale sostare ed approvvigionarsi nel corso delle estenuanti migrazioni. E loro si comportano come tutti gli animali, fanno buon viso a cattivo gioco, spartiscono lo spazio con gli uomini e allora diventano, forse loro malgrado, confidenti ma pronti alla fuga se la situazione dovesse peggiorare o si sentissero minacciati e pressati.
Nella prima settimana di ottobre, una mattina presto, mi sono diretta dunque alla mia solita panchina e alzando gli occhi al cielo ho visto arrivare un uccello che non aveva affatto l’aria di essere un gabbiano reale anche se da lontano il bianco delle ali e del sottopancia poteva ingannare. Era un falco pescatore! Ha compiuto diversi giri ispezionando l’acqua, si è diretto verso il porto e l’ho visto tuffarsi in mare, poi è tornato verso la laguna e si è tuffato al centro, senza riuscire a pescare. Quindi si è allontanato dirigendosi verso la collina in direzione Schiopparello. Dopo circa un’ora è tornato, ha planato, si è tuffato ma il pesce gli è sfuggito dagli artigli. Sul molo intanto un pescatore umano tirava su la lenza e riusciva a pescare. Seminascosta dentro una tamerice osservavo la scena.
Nei giorni successivi ammaliata dal richiamo del falco sono tornata e poi tornata ancora, mattina e pomeriggio. Aspettando paziente l’ho visto più di una volta arrivare al suo appuntamento con il pesce e con me. E mentre lui si tuffava in una miriade di spruzzi una mamma sgridava il suo bambino che si era allontanato troppo, un uomo in tuta rossa correva lungo il molo, un altro conversava al cellulare. La vita continuava indifferente il suo corso. Sospesa in quell’attimo , in quella non dimensione di quando osservi fuori dal contesto, mi sono chiesta se fossi soltanto io l’unica privilegiata in quel luogo a ricevere in dono una vista capace di apprezzare uno spettacolo di natura così poco scontato. E poi mi sono chiesta se questa mia solitaria esperienza non sia da estendere ad un pubblico di ignari, dei bimbi per esempio e delle loro madri affaccendate in laguna. E quale di queste sia la scelta più giusta per quel falco, quell’animale stupendo che mi teneva d’occhio mentre mi sorvolava, se essere ignorato, visto da pochi e poi dimenticato, oppure riconosciuto dai più, ammirato ed amato nel suo prossimo passaggio su quest’isola.
Carla Biagioni